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A Romano 160 profughi nell’ex hotel, il sindaco al Prefetto: “Situazione insostenibile”

In una lettera lo sfogo del primo cittadino Sebastian Nicoli: “Un’emergenza come questa non può essere scaricata ancora una volta sulle spalle degli enti locali”

Romano di Lombardia. Continua a tenere banco anche a Bergamo e provincia l’emergenza migranti. Il sindaco romanese Sebastian Nicoli ha preso carta e penna e ha espresso al prefetto Giuseppe Forlenza tutto il suo disappunto per la gestione dei richiedenti asilo all’ex hotel “La Rocca”. Il testo della lettera, inviata lunedì (21 agosto), è stato pubblicato dal primo cittadino sulla pagina Facebook del Comune:

Nel mese di giugno il prefetto aveva contattato telefonicamente Nicoli, avvertendo il sindaco che l’ex hotel – non ritenuto idoneo fino a pochi mesi prima per accogliere i profughi ucraini – avrebbe accolto un numero non definito di richiedenti asilo. Secondo il bando prefettizio, il gestore dell’accoglienza della struttura avrebbe dovuto attuare una serie d’interventi strutturali per rendere idoneo lo stabile. L’amministrazione comunale, però, non ha alcuna evidenza che questo sia avvenuto.

“Nonostante le richieste di essere coinvolto con modalità diverse, i profughi sono arrivati – spiega Nicoli – e dopo nemmeno due settimane ho scoperto che quella struttura stava ospitando circa 160 richiedenti asilo, un numero completamente al di fuori dello standard d’accoglienza possibile, creando condizioni ben al di là della sostenibilità. Sono stati messi dei letti a castello nelle stanze, che sono diventate una sorta di celle in cui sono ammassate delle persone in uno stabile che non ha nemmeno una cucina e una sala mensa, e che quindi richiede il consumo dei pasti in camera, sul letto: penso che nemmeno in carcere avvenga questo”.

“Ci sono 160 giovani uomini che gravitano sulla città senza che ci sia un minimo di strutturazione di un sistema di accompagnamento – prosegue amareggiato il sindaco –. Non abbiamo alcuna evidenza di una gestione di queste persone, ma non ci resta che constatare che ci sono gruppi che si muovono per la città, accampandosi negli spazi comuni. Su una mia richiesta di conoscere in che modo la cooperativa “VersoProbo” stesse gestendo questa situazione ho ricevuto (telefonicamente) delle rassicurazioni che la stessa disponeva di tutte le certificazioni necessarie e che stava mettendo in atto i programmi previsti”.

Il primo cittadino rimarca come non sia pensabile che questa situazione – sia dal punto di vista economico che gestionale – sia messa, ancora una volta, sulle spalle dei Comuni in cui sono state collocate queste persone e in queste modalità, e prosegue: “Sappiamo che c’è un sistema di rimborso per la collocazione dei minori, ma non si può ignorare che il costo di una Comunità Alloggio molto spesso supera l’importo di questo rimborso. Aggiungo anche che, finanziariamente, non è sostenibile dover anticipare queste cifre, perché i nostri bilanci sono già al limite. Inoltre, i servizi sociali locali, già oberati nella gestione delle diverse emergenze sociali, non possono doversi accollare anche la gestione di questi arrivi e della loro complicatissima ricollocazione in strutture protette”.

Nicoli aveva richiesto che la Prefettura effettuasse un’ispezione presso lo stabile e che alla stessa fosse invitato, ma non ha ricevuto alcun riscontro, e se un’ispezione è stata effettuata non è stato avvertito: “Io capisco l’emergenza che state affrontando come Prefettura, ma questo non può avvenire scaricando sui Comuni il problema senza che vi sia, dal punto di vista della comunicazione e dell’informazione, l’adeguata attenzione nel rapporto tra Istituzioni”.

“Sono il sindaco di questa città da nove anni – sottolinea Nicoli –. Ho rapporti con tutti gli enti della città e so che nessuno di questi è stato sollecitato per cercare di costruire dei contatti, delle esperienze, o delle relazioni territoriali che non siano solo quelle che prevedono di “parcheggiare” delle persone in struttura per poi farle defluire sul territorio cittadino durante il giorno senza alcuna meta o scopo, creando situazioni di bivacco incontrollato. Quella che si è creata a Romano è una bomba sociale ad orologeria, e non può essere scaricata su un ente locale”.

Il primo cittadino chiude la lettera rendendosi disponibile a un incontro, sollecitando un’ispezione da parte del Prefetto presso la struttura di accoglienza. La speranza è che siano messe in atto delle operazioni urgenti per “desaturare” la struttura, ricollocando gran parte delle persone ospitate, per il benessere dei richiedenti asilo e la tranquillità dei cittadini di Romano.

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