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Se passa la riforma

Bergamo, elezioni della Provincia: Lega pronta a candidare Malanchini o Anelli

Scelte calate dall'alto. I nomi fatti durante la festa della Lega di Pontida

Bergamo. Una poltrona per due, recitava un film degli anni Ottanta. Un titolo che mai come oggi rispecchia lo scenario che si sarebbe aperto per definire chi occuperà l’ambita seggiola del presidente della Provincia: una soluzione che sistemerebbe, e non poco, gli equilibri della Lega.

A contendersela, secondo i rumors, due attuali rappresentati del Carroccio in Regione Lombardia, che da sempre hanno avuto ottimi rapporti tra di loro: Giovanni Malanchini e Roberto Anelli.

Stando a quanto si vocifera tra i tavoli della Festa della Lega di Pontida la scelta di uno o dell’altro accontenterebbe la segreteria provinciale di Bergamo, rappresentata da Fabrizio Sala. 
In primis, la volontà politica di riprendersi le redini di un ente che storicamente è sempre stato a marca leghista, schierando due nomi conosciuti, la cui forza è stata misurata a febbraio scorso con il voto delle urne, dall’altra, quella più strategica, di lasciare libero un posto al Pirellone, consentendo così il passaggio di consegne a Daniele Belotti, rimasto fuori per una manciata di voti.
Scartate, così sembra, le ipotesi Juri Imeri, considerato l’improbabile scenario di mandare al voto anticipato Treviglio feudo strategico e fondamentale per la Lega, e Cristian Vezzoli.
Una scelta, quella tra Malanchini e Anelli potrebbe passare dalle primarie, ipotesi considerata però lontana, o dalle preferenze interne, con il primo forte a macchia d’olio su tutto il territorio e il secondo che macina voti soprattutto in valle Seriana. A definire il quadro, poi, gli equilibri politici con le altre forze della coalizione e il loro gradimento rispetto i nomi che la Lega potrebbe esprimere. Forza Italia in primis, decisa a giocare un ruolo da protagonista, e Fratelli d’Italia che, al momento, giocherebbe un ruolo di second’ordine.
Oltre a Malanchini e Anelli, al momento i papabili, sarebbe intenzionato a proporsi anche Stefano Locatelli, responsabile federale degli Enti Locali: la sua sarebbe una candidatura che riscuoterebbe il consenso del segretario della Lega Matteo Salvini, cosa non da poco visto che gli accordi su province e grandi comuni si giocano spesso sui tavoli di Roma e di Milano.
Ma tutto dipenderà dalla nuova impalcatura delle Province, peraltro con tanti nodi da sciogliere su ampiezza degli Enti, competenze e fondi, non è ancora passata all’esame di alcuna Camera. Una riforma che sta viaggiando di pari passo con la legge sulle Autonomie, entrambe care alla Lega ed entrambe non del tutto gradite all’intera maggioranza di governo. Se l’impianto legislativo dovesse subire un’accelerata, l’attuale presidente Pasquale Gandolfi dovrebbe terminare il mandato a giugno e, contestualmente, i cittadini chiamati a scegliere la nuova reggenza; diversamente si andrebbe al voto con l’attuale sistema.
C’è chi ipotizza, soprattutto in Via Tasso, che qualora la riforma non fosse approvata in tempi brevi e si riuscisse ad andare al voto solo nel 2025, l’attuale amministrazione continui il suo lavoro in prorogatio fino quella data.
Ultimo scenario quello di una fumata nera che porterebbe, una volta decaduto il mandato di Gandolfi, ad un rimpasto tra le attuali forze della maggioranza, con una serie di accordi sulla spartizione dei ruoli e dei poteri tra il partito di Alessandro Sorte, coordinatore regionali degli azzurri, che al momento gode di tre poltrone, la Lega, pronta a fare la parte del leone, e FdI che, allo stato dei fatti, dovrebbe lasciare il passo.
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