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Il commento

Omicidio a Cavernago, il sindaco Togni: “Una tragedia. Non lasciamo soli i nostri giovani”

Un dramma che ha sconvolto il paese: "Da tempo seguivamo la vicenda e abbiamo cercato di aiutare Federico e la sua famiglia"

Cavernago. “È una tragedia che lascia sgomenti, senza parole. E forse il silenzio è la via migliore per cercare di affrontare una situazione drammatica come quella che è capitata, nella consapevolezza che dobbiamo sempre di più impegnarci a capire i nostri giovani e i loro disagi”. Giuseppe Togni, sindaco di Cavernago, racconta tutto il dolore e la tristezza per una vicenda, quella della lite finita in tragedia, che ha coinvolto un padre e un figlio.

Umberto Gaibotti e Federico, rispettivamente 64 e 30 anni, i due uomini coinvolti nel dramma che si è consumato nel primo pomeriggio di venerdì 4 agosto: alle 13, nel giardino della villetta di Cavernago, una discussione degenerata, culminata con la morte del padre. Il giovane, probabilmente preso da uno scatto d’ira, avrebbe infatti accoltellato a morte il 64enne.

“Sono entrambi due persone conosciute e ben volute in paese. Il giovane aveva manifestato un problema di tossicodipendenza – racconta il sindaco Togni -, da almeno sei mesi a questa parte, tanto che anche noi, come amministrazione comunale, eravamo intervenuto in aiuto, sollecitati dalla famiglia per via di alcuni episodi. Avevamo infatti firmato un provvedimento Aso, proprio in aiuto a Federico. Quello che so è che la volontà della famiglia era quella di avviarlo alla comunità, scelta però che credo non trovasse il consenso del giovane: in quanto maggiorenne, aveva tutte le facoltà di autodeterminarsi. Mi dicono alternasse momenti di lucidità ad altri di assoluto vuoto, tanto che spesso lo si vedeva anche vagare per il paese. Non ci era mai stato descritto come violento, piuttosto come un giovane fragile, da capire e da aiutare”.

“Nell’ultimo mese tutto era peggiorato. Per la sua famiglia, alla quale siamo assolutamente vicini, non è mai stato facile gestire una situazione così delicata e dolorosa. E la verità è che, oltretutto, siamo di fronte ad un vuoto normativo che non consente a chi vive certe dinamiche di riuscire a non andare oltre la volontà del singolo, anche e soprattutto in casi come questi”.

Federico aveva lavorato in un negozio di tatuaggi per qualche anno, ma di recente era impiegato nella ditta edile in cui lavorava anche il papà Umberto, che lascia anche l’ex moglie Cristina e un altro figlio, entrambi residenti a Seriate.

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