Quest’estate a Zingonia si potrebbe profilare l’ipotesi di un esodo danese: oltre a Rasmus Højlund – a Manchester sponda United, e ormai è il “quando” più che il “se” accadrà, visto l’accordo raggiunto sulla base di 75 milioni più bonus – potrebbe lasciare l’Atalanta anche Joakim Maehle, innescando un effetto domino tra esterni e centrocampo.
Facciamo un passo indietro. Nonostante gli alti e bassi in maglia nerazzurra, il classe 1997 possiede un profilo internazionale apprezzato da diverse società europee, anche grazie al suo rendimento con la nazionale. E anche se a Bergamo non è ancora riuscito a trovare costanza di rendimento sull’intera stagione (pur con periodi notevoli, specie nell’ultima annata), il mercato potrebbe aprire nuove strade da qui al 31 agosto.
Quest’estate le fasce nerazzurre stanno vivendo una mini-rivoluzione, con l’arrivo di Bakker a sinistra e il reiterato interesse per Emil Holm dello Spezia a destra. Più l’intoccabile Zappacosta, oltre al lungodegente Hateboer, Ruggeri, Zortea e Soppy (gli ultimi due seri candidati a partire). Insomma, c’è abbondanza e la situazione è in fermento.
Il danese si inserisce in questo contesto difficile da sbrogliare. Da un anno a questa parte Gian Piero Gasperini sta provando in maniera ripetuta una soluzione che ormai è diventata una costante nelle amichevoli durante le pause del campionato, vale a dire l’impiego di Maehle a centrocampo, nei due mediani.
È una situazione che si è spesso verificata nelle partitelle settimanali a Zingonia, ma anche nelle amichevoli della pausa Mondiale – da cui l’esterno è tornato piuttosto presto, vista l’eliminazione della sua squadra ai gironi – e che puntualmente il tecnico ha rimesso in atto anche sabato (29 luglio) contro il Bournemouth.
Una scelta che, per giunta, si è rivelata azzeccata: l’azione dello 0-1 nasce da una sua palla recuperata a centrocampo, che poi Toloi imbuca per Koopmeiners. E sullo sviluppo dell’azione è lo stesso Maehle il più avanzato dentro l’area per il tap-in finale. Non l’unico movimento brillante della sua partita, durata 54 minuti.
Qualche mese fa Gasperini parlando di Maehle affermava che “potrebbe fare molto bene anche a centrocampo”, ma che continuava a battere la fascia – indifferentemente destra e sinistra – “per motivi di concorrenza, perché mi serve di più sulla fascia in questo momento”, ricordando la sua “corsa straordinaria”.
Con l’abbondanza sugli esterni – che poi sia di qualità è ancora tutto da testare nelle gare ufficiali – e la possibilità che Koopmeiners alzi più spesso il suo baricentro d’azione, andando a gravitare intorno alle punte – alla Pasalic, ma con caratteristiche diverse – gli scenari del centrocampo potrebbero presto cambiare. Con De Roon e Adopo a martellare più Ederson (anche lui tra mediana e trequarti), l’aggiunta di Maehle alle rotazioni del reparto, che il calendario così fitto renderà di fatto obbligate, potrebbe garantire un’iniezione di qualità in grado di fare davvero la differenza.
Per ora siamo ancora al confine tra l’esperimento da amichevole estiva e l’idea in caso di emergenza e necessità: a Bournemouth mancavano Adopo ed Ederson per infortunio e c’era discreta carenza di centrali, anche se a Scalvini qualche minuto a centrocampo è stato concesso.
Se effettivamente questa soluzione si rivelerà qualcosa di meno “passeggero” lo si capirà quando in palio ci saranno dei punti e i minuti in campo non saranno offerti a tutti, ma solo a chi è considerato davvero un giocatore da Atalanta: da Atalanta ambiziosa, da Atalanta europea. Il Maehle esterno ha dimostrato di poterlo essere; il Maehle a centrocampo evidentemente ancora non del tutto, almeno fino allo scorso giugno. Se lo fosse, la Dea si ritroverebbe in casa un jolly tanto unico quanto prezioso.
commenta