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La lettera

Il comitato: “Riaprite la via Leone XIII, implementando un varco ZTL per fasce orarie”

Giovanni Gizzo, presidente del gruppo, scrive al nostro giornale: "Non è stata una scelta partecipata"

Bergamo. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giovanni Gizzo, Presidente Comitato “No Chiusura Leone XIII”.

“Alla fine del 2020, l’Ufficio Mobilità e Ambiente ha ordinato tramite Provvedimento Assessoriale di chiudere, nel quartiere di Redona, la via Leone XIII, che è da sempre una strada ad alta densità di traffico, trasformandola in una Piazza. Questa via è lo snodo naturale tra le 2 valli di Bergamo e il centro cittadino, pertanto con il suo blocco totale l’intensa circolazione veicolare (auto, furgoni, moto, bus ecc.) è stata incanalata lungo le vie del quartiere (giorno e notte, 24 su 24). Ricordo che il quartiere è esclusivamente residenziale, con un parco pubblico molto frequentato (Turani), un’area per attività sportive (Goisis) e la maggior parte delle vie sono inoltre a connotazione Zona 30. L’effetto della chiusura con l’enorme volume di traffico sono aumentati i rischi per la sicurezza delle famiglie, in quanto un numero significativo di veicoli durante l’attraversamento del quartiere non rispetta i limiti della velocità consentita.
Altro punto fondamentale di questa incredibile vicenda è il fatto che la maggior parte dei residenti non era a conoscenza di questa trasformazione. Non è assolutamente vero che è frutto di una scelta voluta dal quartiere! Gli abitanti del quartiere per indurre gli organi competenti, Ufficio Mobilità e Ambiente del Comune di Bergamo,  a prendere coscienza del problema e a trovare delle soluzioni eque che rispettino la sicurezza e la qualità della vita dei residenti, hanno sottoscritto la petizione “NO CHIUSURA LEONE XIII “ (in totale sono circa 120 famiglie residenti di via Goisis, via Marzanica, via Grismondi, via don Gnocchi, via Gusmini, via Radini Tedeschi, via Don Orione, via Confalonieri, via Franzarola ) e hanno creato un Comitato.
Il link per accedere alla petizione: https://www.petizioni.com/no_chiusura_leone13
L’idea originaria non era una piazza, ma quella dell’ex parroco di Redona, don Sergio Colombo, che auspicava un punto di incontro sicuro per le famiglie dei residenti durante le funzioni religiose, le attività di oratorio, l’entrata e l’uscita da scuola. Il parroco non intendeva minimamente far diventare la via Leone XIII una piazza sulla quale sarebbe sorto un complesso residenziale signorile “Redona Centro” (composto da ben 6 palazzi) a scapito del quartiere circostante, nonché a danno delle centinaia di famiglie che vivono lungo le vie oggetto della Petizione “No Chiusura Leone XIII”.  L’intento del parroco era quello di tutelare la sicurezza delle famiglie, di aumentare la qualità della vita e non l’opposto. Le vere esigenze del punto d’incontro sicuro sarebbero completamente soddisfatte con una chiusura “a tempo” (ZTL) della Leone XIII, come avviene in altre vie di Bergamo. Il blocco del traffico 0-24 è stato una “iperbole”, una aberrazione di pianificazione del territorio a esclusivo vantaggio di uno sviluppo immobiliare di pregio solo per soddisfare le esigenze di economicità e profitto di un investimento.

Il Comune di Bergamo sostiene che i cittadini del quartiere sono stati coinvolti nella trasformazione urbanistica, ma tuttavia non ha ancora portato le evidenze, da noi richieste, circa i vari passaggi che sono stati fatti con i residenti al riguardo e cioè le prove di dove e quando sono avvenuti questi confronti ovvero i verbali delle relative riunioni. Abbiamo inoltre chiesto i risultati di studi e simulazioni del traffico ex-ante chiusura della via Leone XIII. Abbiamo infine chiesto anche al Presidente del Comitato per Redona (gruppo di residenti del quartiere che ha portato avanti l’idea dell’ex parroco di creare un punto di incontro, ribadisco non una piazza) di fornire le medesime informazioni e di fornire la lista dei residenti che appartengono al Comitato per Redona, che risiedevano lungo le vie oggetto della petizione a far data il 31.12.2020 quando l’Ordinanza Assessoriale di chiusura è entrata in vigore.

La reticenza da parte del Comune di Bergamo è culminata con il tentativo di dimostrare, con un Monitoraggio “farsa” eseguito nel periodo emergenziale COVID nel febbraio 2022, quando il traffico era ancora molto ridotto, che lungo le vie del quartiere non ci sarebbe stato nessun aumento del traffico, e di conseguenza nessun aumento del rischio della sicurezza e nessuna diminuzione della qualità della vita dei cittadini. I dati e i risultati di tale Monitoraggio sono stati già contestati attraverso una nota protocollata al Comune di Bergamo, che infatti per il prossimo settembre ha pianificato un ulteriore monitoraggio del traffico, speriamo questa volta attendibile.  Anche il Comitato “No Chiusura Leone XIII” commissionerà indipendentemente un’indagine sui volumi di traffico che insistono nel quartiere.

Al Consigliere Regionale Niccolò Carretta, che non è un residente del quartiere di Redona, il Comitato “No Chiusura Leone XIII” risponde che a Bergamo ci sono parecchie strade con chiese, oratori e scuole tuttavia non si era mai verificato che una di quelle venisse chiusa completamente e pedonalizzata e che il traffico fosse incanalato in quartieri limitrofi. Quello che si è attuato con la via Leone XIII è un caso unico a Bergamo e in Italia, un caso devastante per le famiglie di Redona che non vivono davanti alla scuola, alla chiesa o all’oratorio ma lungo le vie dove è stato dirottato tutto il traffico di attraversamento. Al Consigliere Comunale Massimiliano Serra, per altro anche lui non residente a Redona, che afferma che ci sono stati vari confronti con i cittadini di Redona prima della trasformazione urbanistica della Leone XIII, chiediamo testimonianza di ciò che afferma. Inoltre essendo lo stesso il capogruppo dei Consiglieri del partito di governo del Comune di Bergamo, rinnoviamo anche a lui la richiesta di fornire evidenze degli studi fatti (indagini e simulazioni del traffico sulla Leone XIII prima della chiusura).

Noi del Comitato non pensiamo che il Comune di Bergamo abbia preso una decisione sulla viabilità così impattante e strategica senza studi accurati dei flussi veicolari. Se così fosse, sarebbe veramente un caso allarmante per la mancanza di responsabilità da parte di una amministrazione comunale che si reputa tra le più virtuose e competenti in Italia. Sono passati due anni e l’Ufficio Mobilità e Ambiente non ha fatto nulla per mitigare le conseguenze logoranti di una tale imperita scelta per la sicurezza e la qualità della vita dei residenti di Redona.   Noi andremo avanti, anche noi residenti abbiamo fatto nel corso degli ultimi 30 anni investimenti in abitazioni sulle vie del quartiere.

Ricordo infine che il Comitato No Chiusura Leone XIII ha come obiettivo: riaprire la Leone XIII (in entrambe le direzioni) implementando un varco ZTL per fasce orarie, per esempio precludere il passaggio dei veicoli al sabato e domenica pomeriggio per attività dell’oratorio, per le funzioni religiose e durante la settimana per l’entrata e uscita da scuola, ecc…; la creazione di una zona 30 in via Goisis, via Don Orione e via Don Gnocchi; un controllo attivo dei limiti di velocità 30/kmh lungo le vie  Grismondi, Marzanica,  Don Gnocchi,  Goisis,  Don Orione,  Gusmini e Radini Tedeschi  con appositi dissuasori di velocità, per esempio con dosso stradale artificiale e passaggio pedonale, peraltro già presente in via Antonio Berlese (facente parte della trasformazione urbanistica di Redona Centro).  Lungo le strade dove non ci sono marciapiedi (via Goisis, via Gusmini) non si possono creare i dossi, ci è stato detto, in questo caso chiediamo al Comune di concepire una soluzione alternativa.

Ringrazio tutti i cittadini di Bergamo per la cortese attenzione e di un vostro sostegno!

Cordialmente, Giovanni Gizzo Presidente Comitato “No Chiusura Leone XIII”

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