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L'azienda

Scame Parre festeggia sessant’anni: “Tutto è iniziato da un chiodino” video

Oggi il gruppo ha venti entità in tutto il mondo, 851 dipendenti e ha chiuso il 2022 con un fatturato di 178 milioni di euro. L'amministratore delegato Stefano Scainelli: "Nel 2024 presenteremo il primo bilancio di sostenibilità"

Parre. Tutto è iniziato da un chiodino. Era il 1963 quando, in un’ex stalla di Parre in via Fontana 63, il signor Giovanni Scainelli insieme ai soci Luigi Piccinali, Gianni e Cornelio Palamini, si mise a produrre e vendere strumenti per il fissaggio a parete dei cavi elettrici. I documenti aziendali recavano il nome “Sca”, abbreviativo del cognome. A quelle tre lettere se ne sono aggiunte altre due, la M e la E, che stanno per “materiale” ed “elettrico”, e più di recente il nome del comune d’origine della famiglia. Quello di Scame Parre è diventato un marchio presente in ogni angolo del globo, dal Sudafrica alla Cina, fino all’Australia e in gran parte dell’Europa, fino a raggiungere oggi oltre ottanta paesi.

“Ho cominciato in piccolo, piccolo così…” recita lo slogan sul quadro nel quale è incastonato il primo chiodino, di un paio di centimetri, che era prodotto da una macchina che ancora oggi è conservata e si trova nello stabilimento di via Campignano. Arrampicata sulle montagne, circondata dai pini, è una delle tre sedi dell’azienda che si trovano ancora in zona: una è in Parre paese, in via Costa Erta, ed è la sede legale, la terza a Ponte Nossa. Moderne, alimentate interamente con pannelli solari presenti sul tetto.

Dove tutto è iniziato, è rimasto. Una delle tante testimonianze di attaccamento al territorio di una delle principali realtà economiche presenti sul territorio bergamasco.

Oggi il gruppo Scame, oltre alla capogruppo Scame Parre conta venti entità: due consociate italiane, la Poly Pool, sempre di Parre, e la Topgraf di Azzano San Paolo, quattro filiali internazionali con impianti di produzione (in Portogallo, Slovacchia, Francia e in Cina), dodici filiali commerciali internazionali e due uffici di rappresentanza internazionali. E altre se ne aggiungeranno.

Nel 2022 il gruppo Scame ha toccato quota 851 dipendenti, un aumento significativo rispetto ai 766 del 2020, e ha chiuso l’anno scorso con un fatturato di 178 milioni di euro a livello di gruppo, di 91,7 per quanto riguarda Scame Parre SPA. La prima esportazione è datata 1971, in Iran: cinque decenni dopo il valore dell’export si attesta su circa il 50% del totale.

“Produciamo materiale elettrico per il settore domestico, terziario e industriale” evidenzia Stefano Scainelli, amministratore delegato e figlio del fondatore Giovanni, “a questo abbiamo aggiunto il mondo della mobilità elettrica: partendo da quel chiodino isolato, oggi siamo arrivati ad avere 10mila codici prodotto”.

 

Scame

 

Come iniziò la storia di Scame?

“L’iniziativa imprenditoriale partì dall’acquisto del brevetto del chiodino isolato. C’è un legame tra l’esperienza di mio padre, l’anno (1963, quando Giulio Natta vinse il premio Nobel per la chimica) e questo prodotto: è costituito da una parte metallica e da una isolante, in plastica, che al tempo era la tecnologia emergente. Poche settimane dopo, i quattro soci si accorsero che il brevetto non era esclusivo, ma era stato venduto anche ad altri. Proseguirono comunque nel loro percorso: i primi vent’anni furono un crescendo continuo. Si concentrarono sul mercato nazionale e su prodotti a standard domestico”.

Quali sono stati i punti chiave della crescita aziendale nei sessant’anni di storia?

“Verso la fine degli anni ’70 l’Europa con una direttiva standardizzò i connettori industriali: Scame colse l’opportunità e si concentrò sul prodotto specifico, ampliando i propri orizzonti a livello europeo e mondiale. Ancora oggi il nostro core business si fonda su questo. Nei primi anni ’80 purtroppo vennero a mancare due soci. All’inizio fu un problema, ma poi vennero introdotti giovani preparati che aiutarono a trasformare l’azienda da artigianale a industriale. Nel 1989 con la caduta del muro di Berlino si aprirono i mercati dell’est Europa. L’export fino a quel momento era stato supportato solo dagli importatori e non con una presenza sul territorio. Così Scame costituì proprie filiali: si capì l’importanza di avere presenza diretta sui mercati internazionali, che permetteva di conoscerli e costruire offerte adatte. Pochi anni dopo, nel 2001, con l’ingresso della Cina nella World Trade Organization, le aziende cinesi si presentarono nei mercati europei con prodotti copiati e a prezzi spaventosamente bassi. L’azienda rifletté su quanto stava accadendo e prese decisioni importanti sullo sviluppo. Nell’ultimo ventennio decise di continuare con la produzione di commodities, ma decise di individuare nicchie di prodotto ad alto valore aggiunto sfruttando le competenze tecniche e di know-how del management, entrando in due nuove gamme di prodotto: l’antideflagrante e l’e-mobility. I giochi di quello che siamo oggi si fecero in quel momento”.

 

Scame

 

In termini di mobilità, Scame è stata tra le prime imprese a investire nell’elettrico.

“Siamo stati i primi al mondo, nel 1999, a realizzare un connettore per la ricarica dei veicoli elettrici in maniera professionale. Fino ad allora si modificavano artigianalmente dei connettori industriali. L’associazione veicolo elettrico di allora ci contattò chiedendoci di sviluppare questo prodotto e dandoci le specifiche. Ragion per cui non potemmo brevettarlo. Il problema fu che nei primi anni duemila il mondo della mobilità elettrica non era ancora maturo. Le vendite erano risibili. Poi, verso la fine del decennio, cominciammo a vedere che le case automobilistiche si interessavano all’argomento: lo sviluppo delle batterie al litio arrivò a tal punto da attirarle. A quel punto iniziammo a produrre sistemi di ricarica. Comportò una notevole trasformazione delle nostre competenze tecniche, introducendo know-how e skills che non avevamo: fino a quel momento la nostra cultura era elettro-meccanica, siamo passati anche all’elettro-informatica. Erano materie di cui non avevamo esperienza fino a quel punto. Oggi abbiamo un reparto di ricerca e sviluppo in questo ambito con trenta persone. Il Wallbox DC (in foto di copertina, ndr) è diventato il fiore all’occhiello della nostra offerta: contiene sia la nostra cultura elettro-meccanica, che quella elettronica-informatica.”.

Quanto è importante per l’azienda mantenere un legame con il territorio?

“Nel 2024 abbiamo come obiettivo la presentazione del primo bilancio di sostenibilità (ISG). Già nella sua natura, Scame aveva come obiettivo quello di creare un soggetto che potesse produrre valore per il territorio, essendo in una zona al tempo povera. Siamo in un ambiente montano, dove la natura ha la priorità, sentiamo di avere la sostenibilità nel nostro dna. Sono aspetti che hanno sempre fatto parte di noi, che cercheremo di tradurre in un documento. Per Scame l’impresa è sempre stata vista come un soggetto che doveva produrre profitto, ma non fine a sé stesso, bensì con un obiettivo più ampio che fosse quello di creare valore per il sistema. Questo tipo di mentalità l’abbiamo trasferita anche alle nostre filiali: ciascuna deve cercare di trasmettere questi ideali aziendali nel proprio territorio. Abbiamo sempre avuto la massima attenzione per la risorsa umana, fondamentale per ogni sviluppo, e per il territorio: per questo sosteniamo numerose iniziative sportive, e culturali”.

 

Scame Stefano Scainelli

 

Quali sono gli obiettivi futuri di Scame?

“Prima di tutto crescere, perché viviamo in un mondo in cui la competitività passa soprattutto dalla ricerca e sviluppo, quindi bisogna produrre profitti per investire in questo settore. Le variabili su cui intendiamo lavorare sono una sempre maggiore internazionalizzazione, ragion per cui non escludo l’apertura di nuove filiali, investimenti importanti in ricerca e sviluppo, con focus sulla parte industriale, sulla parte anti-deflagrante e sulla mobilità elettrica”.

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