• Abbonati
La storia

Barbie, la bambola che ha ispirato generazioni di bambine e ora sbarca al cinema

Un giocattolo che ha rappresentato e rappresenta tuttora un'icona: negli anni ha saputo re-inventarsi, puntando sempre di più sull'inclusività

Il 20 luglio 2023 nelle sale del cinema è stato proiettato per la prima volta il film “Barbie” e l’iconico giocattolo diventerà una persona reale, interpretata da Margot Robbie.

Questa famosissima bambola, nel corso della sua storia ha suscitato tanta approvazione quante critiche: dai collezionisti a chi la giudicava inappropriata e dannosa per la salute mentale dei bambini e per la loro percezione della realtà. I possibili pericoli erano che rappresentasse un cattivo modello per le bambine e un’aspirazione difficile da raggiungere (corpo perfetto, fidanzato e amici perfetti, carriera perfetta), con il rischio di scatenare problemi di identità o di giungere a malattie come l’anoressia.

Eppure questa bambola era nata con l’obiettivo di donare alle bambine un nuovo modello a cui aspirare, con una carriera e una vita avviata, indipendente. Fino al 1959, primo anno di produzione della Barbie, infatti, le bambole in vendita non rappresentavano adulti, ma neonati e bambini, tranne qualche eccezione. Fu Ruth Handler per la prima volta ad accorgersene guardando la figlia giocare. Da qui l’idea di creare una bambola adulta: proposta la sua iniziativa al marito, cofondatore della casa di giocattoli Mattel, il progetto ebbe inizio.

Barbara Millicent Roberts è il nome completo della nuova bambola, in onore della figlia “Barbara” e da cui nasce il famoso nomignolo “Barbie”. Intorno alla semplice produzione delle bambole ci fu un vero e proprio tentativo di creare la storia della vita di Barbie, che fosse il più possibile credibile: vennero scelti i genitori e le sorelle, il fidanzato, gli amici e le scuole frequentate. Barbie è la paladina del lavoro e degli hobby. Ha praticato diversi sport e infinite professioni: medico, hostess, veterinaria, astronauta, insegnante, presidente e tante altre ancora. Questi ruoli hanno rappresentato uno stimolo alla realizzazione personale delle bambine e un modello a cui aspirare.

Barbie nel corso degli anni ha rappresentato un mezzo di inclusività, cercando di portare nella produzione la diversità: Christie, una delle prime bambole di colore, venne rilasciata nel 1968 e fin ad oggi sono state create diverse linee che perseguono l’obiettivo, come le ultime sul mercato con la sindrome di down.

Nel corso dei suoi 64 anni di vita, la produzione di Barbie ha avuto alti e bassi: con la nascita delle Bratz nel 2001 la vendita ebbe un importante calo, tanto che portò la casa di produzione Mattel a creare una nuova linea ispirata alle Bratz, chiamata My Scene.

Barbie è l’icona delle donne: indipendente, perfetta, bella e simpatica che è velocemente diventata un simbolo e un’autorità. Eppure al suo nome viene spesso associata l’immagine di “ragazza bella ma superficiale e non troppo intelligente”. Molti film e serie tv riprendono questo concetto portando all’esasperazione l’immagine di ragazza bella ma stupida.

La casa a più piani, la decappottabile rosa e l’immenso guardaroba erano il sogno di tutte le bambine; le acconciature, gli accessori, i piccoli oggetti hanno segnato l’infanzia della maggior parte delle ragazze di oggi.

La Mattel, dando inizio alla produzione della prima bambola Barbie (con i capelli bruni), ha creato un’icona di stile e di vita. L’impero costruito su Barbie, non solo ha un altissimo valore economico, ma ha permesso la creazione di un simbolo. Attorno a questo personaggio, infatti, sono stati prodotti cartoni, serie e il recente film che uscirà nelle sale dei cinema dal 20 luglio.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
leggi anche
barbie film uci
Il colore dell'anno
Da segno di virilità a tinta must imposta da Barbie: il riscatto del rosa
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI