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Alla sbarra

L’imprenditore Locatelli: “Nessuna scatola cinese, ho creato altre società per poter lavorare”

Essendo indagato l'imputato non poteva partecipare alle gare d'appalto. Per il traffico illecito di rifiuti a Treviolo e nell'ex cava: "Non mi sento colpevole"

Bergamo. “Il momento più brutto della mia storia personale è quando mi hanno sequestrato i mezzi e li hanno messi all’asta”.

È il giorno di Pierluca Locatelli, il titolare della Locatelli Spa di Grumello del Monte, attiva nei settori delle asfaltature di strade e parcheggi, demolizioni, scavi e trasporto di materiale inerte. Il processo è quello relativo presunto traffico di rifiuti nel cantiere del futuro polo scolastico di Treviolo e nell’ex cava di Cavenord tra Martinengo e Mornico e di associazione per i reati contestati anche in altri processi. Ventitré gli imputati, tra cui 5 società.

“I miei vizi sono sempre stati due: aver lavorato tanto ed essere stato forse troppo ambizioso, competitivo”, dichiara l’imprenditore dal banco dei testimoni. Ci tiene a ricostruire la storia delle sue aziende: “Ho sentito parlare di holding, di scatole cinesi, ma non è così. Io ho creato nuove imprese solo per poter lavorare. Quando la procura di Monza mi ha indagato per associazione per delinquere di stampo mafioso per un cantiere in subappalto, dalla quale poi sono stato prosciolto, e per turbativa d’asta, non potevo più partecipare alle gare. Dovevo rimanere a galla. Così ho creato la Locatelli Lavori e la Locatelli Asfalti, mettendo come amministratori persone di fiducia. L’ho fatto per necessità, per poter continuare a lavorare”.

Sul fronte del traffico di rifiuti Locatelli dichiara: “Su questo fronte non mi sento colpevole. Riciclo materiale edile dal 1990, ma non sono mai riuscito ad avere una cava grande abbastanza per rifornire tutti i miei clienti. Arrivavano le scorie dai cantieri e io le frantumavo per produrre materiale da costruzione, dato che si potevano recuperare”.

Il problema era la grandezza dei “sassi”: “Ho realizzato l’intero impianto della Biancinella a Calcinate senza badare a spese, con tutta l’irrigazione per evitare che la polvere si sollevasse, investendo in totale circa 2 milioni e mezzo di euro. Il mio principale errore è stato quello di non aver montato un vaglio in più. Mi sarebbe costato 20mila euro. I sassi più grossi sarebbero così stati nuovamente convogliati nel frantoio e ridotti di misura. Pensavo fosse un delitto grave inquinare senza avere il controllo della parte chimica, non rispetto alle dimensioni dei sassi. Anche perché per alcuni terreni è molto meglio utilizzare materiale con scorie più grosse. Come per il polo scolastico di Treviolo: in un’area che sprofonda quelle normali non reggono”.

Secondo l’imprenditore le scorie grosse erano state messe in profondità nella zona caldaia, dove il terreno si presentava più fragile. Ma il pubblico ministero ha contestato: “Sono state trovate anche in superficie”. “Può essere che sia arrivato qualche camion di troppo e i materiali siano stati usati a Treviolo perché non servivano in altri cantieri – ha risposto l’imputato -. Ho sbagliato, ok. Se vuole darmi l’ergastolo…”.

Locatelli era entrato a far parte della società Cavenord come azionista: “Io avevo esaurito la cava a Cavernago, mi approvvigionavo di materiali inerti da altri fornitori. Ho pensato di acquisire delle azioni di Cavenord assicurandomi così il diritto di prelazione del materiale estratto a Cascina Vallera, tra Mornico e Martinengo, ad un prezzo prestabilito. Quando la cava si è esaurita la società stava fallendo e io l’ho ritirata con tutti i debiti perché si stava valutando l’ipotesi di creare un parco dell’energia. Poi ho scoperto che mi avevano anche fregato 500mila metri cubi di ghiaia”.

Rispetto all’accusa di aver interrato scorie sotto il sedime della Brebemi l’imprenditore si difende: “Impossibile, c’era un ingegnere che controllava il materiale scaricato da ogni singolo camion”.

 

Generico luglio 2023
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