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Padre e figlio

Iacopo Regonesi campione d’Europa, papà Pierre: “Ci somigliamo? Lo dicono tutti, speriamo mi superi”

Il difensore dell'Atalanta primavera, classe 2004, ha trionfato con l'Under 19: "Di testa è più forte di me, ma in molti dicono che mi rivedono in lui". E sul futuro in Under 23: "Giusto si testi contro i professionisti"

Difensore, mancino, piede delicato, cresciuto nell’Atalanta, membro delle giovanili dell’Italia. Regonesi sulla carta d’identità. Nome: Iacopo. E da papà Pierre Giorgio ha preso più del semplice cognome. Questione di dna. Il classe 2004 è fresco campione d’Europa con l’Under 19, da punto fermo della formazione della squadra di mister Alberto Bollini.

Le ha giocate tutte e cinque da titolare, prima da centrale, poi laterale sinistro. Come fa nella Primavera nerazzurra – è entrato a Zingonia quando aveva sei anni e da lì non è più uscito – e come faceva anche papà, classe 1979, prodotto del vivaio di Mino Favini, qualche apparizione in prima squadra e poi quasi 300 presenze nell’AlbinoLeffe, con una parentesi importante anche nel Rimini.

“Dicono che abbia preso da me, domenica sera dopo la finale me l’hanno scritto in tantissimi. Speriamo che riesca a superarmi”, esordisce Pierre. “Questo successo è un trampolino di lancio e non un punto d’arrivo. Sperando ci siano altre possibilità: è stata una grandissima soddisfazione per Iacopo e per tutti i ragazzi, hanno fatto qualcosa di storico. Quando si vince qualcosa, anche soffrendo, è sempre bello, perché gli sforzi hanno portato a grandi risultati”.

Che emozione è stata, da padre, vedere il proprio figlio diventare campione d’Europa?

“Grande. L’ultimo mese per Iacopo è stato molto bello: ha superato l’esame di maturità, vinto con la nazionale. Senza dimenticare la salvezza con l’Atalanta Primavera. Conciliare calcio e studio è molto importante e non è facile: anche quest’anno gli impegni con la nazionale (veste l’azzurro da quando aveva 15 anni, ndr) sono stati tantissimi, ma lui è riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi”.

Iacopo si aspettava questo successo quando è partito per l’Europeo?

“Quando parti la speranza c’è sempre. In queste manifestazioni poi ci si confronta con realtà diverse, perché si gioca contro nazionali che hanno ritmi differenti. Questa cosa è emersa lungo il percorso”.

Un successo che arriva dopo una stagione positiva per Iacopo, ma difficile per la squadra: la Primavera si è salvata all’ultima giornata.

“Credo che sia comunque una tappa importante in un percorso, altrimenti se tutto è sempre facile poi è un attimo sgretolarsi di fronte alla prima avversità. Questo è tutto fieno in cascina, io gli auguro di diventar professionista e so bene che queste situazioni sono all’ordine del giorno: momenti in cui non si vince, in cui c’è nervosismo, in cui le cose girano male… Saperlo gestire è importante”.

Lui comunque è sempre stato tra i migliori.

“Era il suo secondo anno in Primavera, ha giocato sempre. E bene. Questa è una delle sue grandi capacità, sa sempre restare concentrato e sul pezzo, anche quando le cose non vanno bene. Ha ancora grandissimi margini di miglioramento”.

Iacopo Regonesi

Mancino, difensore, duttile… Si rivede un po’ in lui?

“Me lo dicono in tanti. Io non l’ho mai pensato, in realtà, ma ricevo sempre tanti messaggi di persone che mi dicono: ‘mi ricorda te quando giocavi’. Ora però è il suo momento”.

Quando gli chiedono a chi si ispira, risponde “papà”?

“[ride, ndr] Questo lo dovrete chiedere direttamente a lui… Di certo è importante capire che essere un mancino in difesa è una grande fortuna: Iacopo ha un bel fisico, piede, corsa, sta a lui sfruttare tutte queste doti. Poi è duttile: sa giocare da centrale a due e a tre, da terzino a quattro, a volte ha fatto anche il quinto. Anche questo è un grande pregio”.

La dote che ha Iacopo e non aveva Pierre qual è?

“È molto più forte di me nel gioco aereo: io non ho mai segnato di testa, che io ricordi. Anche perché calciavo sempre. Anche lui ha un ottimo piede, ma non è quella la sua qualità principale: sui piazzati lui va giustamente a saltare. E spesso la prende”.

Cosa prova vedendolo a Zingonia, sui campi dove ha giocato anche lei negli anni novanta?

“La cosa bella è che quando capita di andare a vederlo incontro sempre tante persone che erano lì anche quando c’ero io, oppure tanti compagni che ora allenano, è sempre un bel piacere. Adesso Zingonia è diventata molto più bella, è un centro all’avanguardia, ragazzi hanno tutto a disposizione”.

Qual è il prossimo passo?

“Sicuramente ora qualche giorno per staccare la spina e riprendersi, poi con la società si faranno le valutazioni e si prenderà una decisione: è in età da Primavera, potrebbe fare il fuoriquota, ma c’è anche il discorso Under 23, che è una delle opzioni. Arrivato a questo punto è giusto che Iacopo si scontri con i professionisti per testare il proprio livello”.

Con vista sulla prima squadra?

“Vedremo. Più volte è andato ad allenarsi con i grandi, spesso ha giocato anche nelle amichevoli a metà settimana contro le squadre dilettantistiche. Gasperini lo ha anche convocato all’ultima contro il Monza, è andato in panchina, è stata una bella esperienza”.

All’età di Iacopo papà Pierre aveva già esordito in Serie A: 1 giugno 1997, contro la Reggiana, 18 anni.

“Sì, ma speriamo che poi mi superi alla grande in tutto il resto”.

E ci sono anche i due fratelli più piccoli.

“Nicolò fa il centrocampista dell’under 15 nell’Atalanta, poi c’è Thomas, che ha 12 anni e gioca nel Pontisola. Siamo sempre in giro a vedere partite”.

Buon sangue non mente.

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