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Tribunale

Giustizia, Sos da Bergamo: “Manca personale, processi fissati a fine 2025” fotogallery

Esposti al Csm i problemi del sistema. In Procura mille fascicoli in stallo, pm contro la Cartabia: "Più risorse e meno riforme". Ci sono solo 4 giudici di pace su 21: "Una voragine"

Bergamo. C’è chi sta peggio, ma è una magra consolazione. Napoli Nord, per esempio: nell’ufficio giudiziario più giovane d’Italia, un processo penale con imputato a piede libero fissato davanti al giudice monocratico non può iniziare prima di quattro anni. A Bergamo, invece, sono un migliaio i fascicoli in stallo. “Quelli già fissati non arriveranno a udienza prima del novembre 2025. La finalità dei nostri uffici è quella di garantire giustizia al cittadino, ma spesso non è possibile. Siamo costretti a scegliere quali reati mandare avanti, perché alcuni non arriveranno mai a processo”.

Lo ha detto chiaramente il procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota lunedì mattina (17 luglio) durante un confronto in tribunale con una delegazione del Csm, il Consiglio Superiore della Magistratura in visita a Brescia, Bergamo e Milano. “Se il personale amministrativo sarà ridotto ulteriormente – avverte Rota – la Procura sarà costretta a ridurre o escludere dei servizi”. Negli uffici di Piazza Dante, la digitilizzazione dei fascicoli è in mano a volontari. “Manca chi li imbastisce, chi li scarica e chi li riordina, manca anche chi tiene il rapporto tra i pm e l’avvocatura esterna”, aggiunge Rota. “La nostra polizia giudiaria non fa più indagini – puntualizza la collega Carmen Santoro -, ma lavori da impiegati amministrativo”.

La finalità dell’incontro è stata quella di esporre al Csm le principali criticità del sistema: dagli organici sottodimensionati ai limiti della riforma Cartabia che non sembra granché convincere (eufemismo) le toghe bergamasche. “Non abbiamo bisogno di riforme, ma di risorse e risposte tempestive – osserva il pubblico ministero Laura Cocucci -. La Cartabia ha stravolto il Penale, senza rinforzi il nostro ufficio non sarà in grado smaltire i fascicolo pendenti”, ribadisce.

Osservazioni condivise dal procuratore capo Antonio Chiappani, che il prossimo 11 settembre andrà in pensione. La speranza è che la nomina per il sostituto arrivi in tempi brevi, ma ci vorrà almeno un anno. “C’è un evidente problema per quanto riguarda il personale amministrativo – elenca -. Abbiamo 7 segretari per 16 magistrati (la pianta organica è di 18, ndr). Le difficoltà maggiori, concorda, sono causate da quella che definisce ” compulsività riformistica”.

“È vero, siamo un Paese dove è abitudine di chi governa delegittimare l’operato delle precedenti amministrazioni, sovvertendo continuamente lo status quo anche attraverso le riforme – commenta il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli -. Prima di riformare materie delicate come la giustizia bisognerebbe fermarsi a meditare, ma noi tutti dobbiamo accettare la Cartabia; perché è in vigore e perché alla sua stesura hanno partecipato giuristi di grande rilievo. Senza dubbio la riforma ha impattato moltissimo sul sistema giudiziario, ma deve passare del tempo prima di capirne a fondo eventuali criticità e studiare possibili soluzioni. Questo senza la fretta di cambiare di nuovo, almeno nell’immediato”.

 

Precisazione: il compito del Csm non è risolvere le carenze d’organico di procure e tribunali, ma prospettare al Ministero (quello sì competente per questo genere di problematiche) la realtà degli uffici giudiziari. Realta che, evidentemente, non soddisfa e non facilità la quotidianità di chi vi lavora. Basti pensare alla situazione del giudice di pace a Bergamo, probabilmente la più critica. “Una voragine – la definisce il presidente del tribunale Cesare De Sapia -. Su 21 posti in organico ne mancano 17″.

Il vicepresidente Pinelli ha annunciato che “è in corso di elaborazione un documento che sarà consegnato al ministero con le criticità raccolte dai magistrati nei diversi uffici giudiziari visitati dal Consiglio”. La strada si preannuncia lunga e tortuosa, ma è già qualcosa.

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