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Dramma nel lago d'endine

“Stai qui, torno a prenderti col pedalò”: le ultime parole alla figlia della compagna prima di annegare

Le persone che erano con Orlando Gonzales Puma: "A bordo un solo salvagente e senza corda, poteva salvarsi". Il proprietario dell'imbarcazione: "Dispiaciuto, ma tutto a norma"

Bergamo. “Orlando era così: anche quando non sapeva fare bene qualcosa, ci provava lo stesso. Sempre e comunque”. Lo racconta emozionata un’amica, arrivata mercoledì pomeriggio alla camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni. A quanto pare, il 32enne annegato nel lago d’Endine non era un grande nuotatore, ma non ha esitato ad entrare in acqua appena ha visto la figlia della compagna in difficoltà.

La giovane, complice il vento e la corrente, si stava allontanando sempre più dal pedalò che i tre avevano noleggiato domenica scorsa a Ranzanico, insieme a un amico di famiglia. “Orlando mi ha lanciato il salvagente – ricorda la 17enne -, ma non abbastanza vicino. Non riuscivo ad afferrarlo, anche perché la corrente continuava ad allontanarmi”. È a quel punto che lui si è tuffato. “Mi ha portato la ciambella, poi mi ha detto: ‘resta qui, vado dalla mamma e torno a prenderti col pedalò’. Mancava poco, ma prima di raggiungerlo è finito sott’acqua. Forse per un crampo, forse perché aveva bevuto troppa acqua del lago. Sta di fatto che non lo abbiamo più visto”.

Le persone che erano con Orlando Gonzales Puma sostengono che l’unico salvagente a bordo fosse sprovvisto di corda: per questo doveva tornare sul pedalò se voleva recuperare la ragazza. “Forse con un altro salvagente poteva salvarsi”, sostiene sconsolata la compagna Olga Gabriela Tangara Mamami, 36 anni. Il privato che ha noleggiato loro l’imbarcazione ha risposto a tutte le domande dei carabinieri e non ha dubbi: “I nostri pedalò sono mezzi da passeggio, non sono pensati per fare il bagno. Siamo dispiaciuti per quanto accaduto, ma l’obbligo – assicura – è quello di avere a bordo un salvagente. Nemmeno la corda è prevista”.

Orlando e la compagna si conoscevano da molto tempo. “Era un brav’uomo, un gran lavoratore”, lo ricorda lei. “Un ‘tuttofare’ – aggiunge un altro suo amico, Leopoldo Mendes -. Se avevi bisogno di un lavoretto, lui probabilmente lo sapeva fare. Aveva pitturato la cameretta di mio figlio, per me era un fratello”.

Arrivato in Italia nel 2015, Orlando Gonzales Puma si era trasferito a Gazzaniga e aveva studiato all’istituto alberghiero di Nembro. Poi, tramite la comunità di don Fausto Resmini di Sorisole, aveva trovato lavoro come muratore alla Casa del Giovane di Bergamo, dove svolgeva anche delle piccole manutenzioni. “Siamo tutti molto provati e addolorati per quello che è successo – commenta don Dario Acquaroli del Patronato San Vincenzo -. Adesso aspettiamo di trovarci insieme per la messa e il funerale. Orlando è stata una persona con cui abbiamo condiviso un pezzo di vita, un bravo ragazzo”.

La madre è diretta in Italia, prenderà il primo volo disponibile dalla Bolivia. Orlando Gonzales Puma era padre di due figli di 12 e 14 anni, nati dal precedente matrimonio. Da circa tre mesi era andato a convivere con la nuova compagna e la figlia di lei in via San Bernardino, in città. Il suo corpo è stato recuperato dopo quattro lunghi giorni di ricerche. La salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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