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La protesta

Metalmeccanica, venerdì sciopero unitario: “A Bergamo crisi marginale, ma meglio prevenire”

Fim, Fiom e Uilm in presidio unitario di fronte alla Prefettura nel pomeriggio di venerdì: "Il nostro territorio in controtendenza, il nostro sciopero è preventivo"

Anche a Bergamo Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil aderiscono allo sciopero nazionale di quattro ore del settore metalmeccanico, astenendosi dal lavoro per le ultime quattro ore di ogni turno di venerdì 7 luglio e scendendo in piazza, la stessa giornata, per un presidio di fronte alla Prefettura di via Tasso dalle 14.30 alle 16.30.

Una protesta indetta per porre l’attenzione sui temi del rilancio industriale, dell’occupazione, degli investimenti, della transizione sostenibile e per risolvere le crisi aperte.

La mobilitazione è in programma per venerdì nelle regioni del Nord e centro Italia, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche. Per le altre, braccia incrociate lunedì 10 luglio.

Fiom, Fiom e UIl chiedono:

– l’apertura di tavoli di confronto sui settori e sulle filiere in difficoltà per definire i piani di sviluppo;

– l’incremento e il confronto sugli investimenti pubblici e privati nei settori strategici e la reindustrializzazione delle aree di crisi per garantire l’occupazione;

– di valorizzare e sostenere il reddito da lavoro;

– l’impegno comune al confronto e all’uso delle risorse del PNRR per lo sviluppo del settore metalmeccanico;

– la riforma degli ammortizzatori sociali, con strumenti adeguati alla transizione ecologica e digitale;

– l’incentivazione di contratti di espansione e di solidarietà, per ridurre l’orario di lavoro e favorire l’occupazione giovanile;

– un piano di formazione sulle nuove competenze, la riqualificazione e la valorizzazione degli Istituti Tecnici Superiori e del sistema universitario;

– di intervenire per aumentare la dimensione d’impresa, superare le gare al massimo ribasso negli appalti e stabilizzare il lavoro precario.

A Bergamo, fortunatamente, la situazione non è così tragica, ma i sindacati rimangono vigili.

“Il nostro settore sta vivendo una situazione delicata – spiega Luca Nieri, segretario Fim Cisl di Bergamo – Ci sono crisi ormai storiche, che riguardano settori specifici, ma soprattutto il nostro Paese si trova di fronte a una profonda trasformazione dell’apparato economico. Oggi la situazione ci preoccupa ancora di più: da anni segnaliamo le criticità dell’automotive, del settore siderurgico e di quello degli elettrodomestici e non è possibile scaricare su imprese e lavoratori l’onere di rimettere in competitività questi settori. Servono politiche di sostegno e scendiamo in campo con lo sciopero perché vengano convocati tutti i tavoli che si occupano del problema. Dopo la pandemia è stata rivista la catena del valore e oggi ci sono aziende che valutano di riportare in Italia la produzione, ci sono le condizioni per invertire una tendenza che negli ultimi anni ha impoverito il settore. Però serve anche un intervento pubblico con investimenti su settori strategici. Ovviamente poi servono ammortizzatori sociali ad hoc per tutelare i redditi dei lavoratori”.

La situazione più preoccupante è quella dell’automotive, che a Bergamo occupa 20 delle 90mila tute blu bergamasche: oggi fanno soprattutto componentistica, ma per chi è legato particolarmente al motore endotermico, con la transizione verso l’elettrico, non ci sono condizioni favorevoli.

“Da noi a Bergamo c’è solo qualche segnale di incertezza, in controtendenza con quanto succede in Italia – aggiunge Emilio Lollio, segretario locale Uilm – Però da settembre sarà tutto un punto interrogativo e attenzione, perché non tutto il territorio provinciale è ‘fortunato’ dal punto di vista produttivo. In prospettiva potremmo avere delle ripercussioni. Per noi non viene meno nemmeno il tema della sicurezza sul lavoro: bisogna fare di più in fatto di formazione e cultura della sicurezza, che deve partire anche dalle scuole. Ci sono ancora troppe morti, anche a livello metalmeccanico, nonostante ci siano aziende strutturate e lavoratori preparati sotto questo aspetto”.

Conclude Andrea Agazzi, segretario generale di Fiom Cgil Bergamo: “A Bergamo la fase è decisamente positiva, perché dal post Covid c’è stato un crescendo importante che ha determinato per le aziende utili che spesso sono stati record. Però la situazione mostra alcuni segni di cedimento. Rispetto a qualche mese fa c’è stato un aumento della cassa integrazione, soprattutto nel settore dei macchinari per l’industria. Da noi è uno sciopero preventivo, mettiamo le mani avanti per una situazione che senza una regia che dia una prospettiva futura rischia un ulteriore depauperamento del settore industriale. Lo abbiamo già visto negli ultimi anni, con alcune aziende lasciate un po’ sole: per noi è un fattore di preoccupazione”.

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