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Dalmine

Anziana violentata, si indaga per capire se ci sono altri casi: “Chi ha subìto abusi denunci”

L'appello degli inquirenti: vogliono capire se l'autore è responsabile di altri episodi. Interrogato in carcere, il 26enne arrestato ha detto di non c'entrare nulla con l'aggressione dello scorso gennaio

Dalmine. “Non sono io, vi sbagliate”. Ha negato ogni responsabilità C.A.A.T., l’operaio boliviano di 26 anni accusato di avere aggredito e abusato sessualmente di una donna di 78 anni lo scorso 18 gennaio a Dalmine. Martedì mattina, 4 luglio, è stato interrogato per circa un’ora dal gip Maria Beatrice Parati. “Ha risposto alle domande negando ogni addebito”, si limita a dichiarare l’avvocato Nicola Stocco, che ne ha chiesto senza successo la scarcerazione.

La ricostruzione

Come da abitudine, anche quel giorno Luisa (nome di fantasia) era uscita di casa per una passeggiata di prima mattina. Erano le 6, c’era buio e in giro non si vedeva nessuno. In via Lotto, a pochi passi dal piazzale del mercato, un uomo l’ha sorpresa alle spalle e trascinata in un campo, palesando in fretta le sue intenzioni: pretendeva una prestazione sessuale e diceva di essere disposto a pagarla.

Luisa, che si è rifiutata, per trenta interminabili minuti è stata in balia del suo aguzzino: bloccata a terra, parzialmente svestita, con alle spalle uno sconosciuto pronto ad abusare di lei. Ha trovato le forze per scappare soltanto quando l’uomo ha avuto un attimo di distrazione. Tornata a casa, ha raccontato la vicenda ai familiari e chiamato in caserma.

Ai carabinieri ha detto che l’uomo in questione era straniero, ma parlava italiano (“lavoro a Dalmine”, si sarebbe lasciato sfuggire). I militari hanno mostrato alla vittima alcune fotografie con dei potenziali sospetti. Luisa ne ha indicato uno, ma ha ammesso di non sapere con certezza se fosse lui. Del resto era ancora buio, lei era terrorizzata e piuttosto malconcia, visto che in ospedale le hanno certificato 20 giorni di prognosi.

Le indagini

Sul luogo dell’aggressione non c’erano telecamere, comunque presenti lungo il percorso compiuto dalla vittima. I fotogrammi acquisiti dai carabinieri hanno permesso di accertare che un uomo seguiva Luisa. Il presunto aggressore era di carnagione olivastra, aveva i capelli scuri e rasati ai lati, un po’ più lunghi nella parte superiore della testa; proprio come li porta il giovane sudamericano. Ci sono poi le tracce miste di Dna: estrapolate dai residui organici prelevati da sotto le unghie dell’anziana e dai jeans sequestrati al 26enne.

L’appello

Chi indaga non esclude che l’autore della violenza sia responsabile di altri episodi, per questo lancia un appello. L’invito è quello di farsi avanti e denunciare, superando il senso di vergogna e pudore che spesso frena chi è vittima di questi reati.

A mettere la proverbiale pulce nell’orecchio degli inquirenti sono i precedenti dell’indagato. Su di lui pende un altro procedimento per violenza sessuale ai danni di una bambina di 6 anni (a novembre l’udienza in tribunale) e un altro per danneggiamento: il giovane, lo scorso maggio, era stato fermato per avere scassinato un distributore di video pornografici a Bergamo. Elementi che, secondo il pm Laura Cocucci, rendono concreto il rischio di reiterazione del reato.

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