• Abbonati
Condannata a 21 anni

Omicidio di Morengo, il giudice: “Non c’è legittima difesa, Sandra Fratus poteva fuggire o chiamare il 112”

Nelle motivazioni della sentenza a carico della 51enne che ha accoltellato il convivente si legge: "Nonostante i maltrattamenti subiti, la reazione è stata eccessiva rispetto all'offesa"

Morengo. Sandra Fratus, seppur aggredita dal suo compagno, avrebbe potuto rifugiarsi dai vicini di casa, oppure chiamare le forze dell’ordine, invece di impugnare un coltello e colpire il suo convivente al petto, uccidendolo. E la sua reazione è apparsa sproporzionata rispetto all’offesa ricevuta: due spintoni e un ceffone contro una coltellata all’altezza del cuore, che ha stroncato Ernest Emperor Mohamed, nigeriano di 31 anni.

Ecco perché la Corte d’assise del tribunale di Bergamo non ha riconosciuto la legittima difesa alla 51enne. La donna lo scorso 14 giugno è stata condannata a 21 anni di reclusione per l’omicidio del compagno: nelle motivazioni della sentenza il presidente Giovanni Petillo spiega il perché di questa decisione.

Una storia di maltrattamenti e umiliazioni che andava avanti da più di 5 anni, quella tra Sandra e Ernest. Il presidente riconosce che “la reazione, impulsiva e repentina, dell’imputata fu determinata dalla rabbia, dall’esasperazione, dalla frustrazione che erano andati progressivamente maturando nel suo animo e causate dai reiterati comportamenti del convivente, che avevano finito per ingenerare in lei una condizione di sopraffazione ed umiliazione”.

Non solo, il giudice concorda con la difesa – che aveva chiesto l’assoluzione ricorrendo appunto alla legittima difesa – “sul fatto che Ernest Emperor Mohamed avesse posto in essere nei confronti della Fratus una condotta aggressiva, tale da determinare un pericolo attuale di offesa”. Ma la donna poteva scegliere di difendersi in altro modo, di allontanarsi, di scappare, piuttosto che impugnare un coltello e trafiggere il petto del compagno.

Sandra, la notte dell’omicidio, avvenuto il 26 novembre 2022, aveva subito confessato il delitto. Quando i carabinieri erano entrati nell’appartamento di Morengo, l’avevano trovata in lacrime mentre, insieme al figlio Nicholas, tentava di praticare il massaggio cardiaco al convivente. “Non volevo, mi ha picchiata, io lo amo”, aveva detto ai militari.

Portata in caserma aveva raccontato nel dettaglio gli avvenimenti di quel tragico giorno. La mattina il nigeriano era uscito per andare a Novara a fare la patente. Lei aveva iniziato a chiamarlo a mezzogiorno per sapere quando sarebbe rientrato, poi un’altra chiamata intorno alle 17 “mi ha risposto ma ho notato che aveva un tono di voce alterato dall’abuso di sostanze alcoliche”. Così Sandra aveva avvisato il figlio Nicholas: “Ho avuto una strana sensazione, una sensazione di paura, tanto che nel pomeriggio ho chiamato anche mio figlio per essere sicura che lui la sera fosse in zona”.

Ernest era rincasato intorno alle 22.20 ma Sandra aveva deciso di fare la sostenuta perché era arrabbiata con lui. Dagli esami effettuati in seguito al delitto, era risultato che entrambi erano sotto effetto di alcool e droga. Lui era andato in camera per ricaricare il cellulare e, non trovando più il caricabatteria, aveva iniziato ad inveire contro la convivente, a lanciare oggetti, prendere a calci il calorifero fino a spaccare due ante dell’armadio. Aveva quindi afferrato Sandra per un braccio sbattendola sul letto e facendole urtare violentemente la schiena contro la testiera.

“Spesso Ernest mi umiliava, mi offendeva dicendomi che gli facevo schifo, che ero vecchia. Quando lui mi offendeva lo invitavo a lasciarmi e ad andarsene. Sono stata sempre maltrattata da lui, ma nonostante questo e nonostante le tante rinunce, ho continuato a stare con lui”, aveva dichiarato Fratus ai militari.

La lite tra i due conviventi era poi proseguita in cucina. Sandra piangeva e Ernest sembrava essersi calmato ma, nel momento in cui aveva sentito il rumore dell’auto di Nicholas in cortile, si era alterato nuovamente e aveva colpito la donna con uno schiaffo in faccia. “Ero stanca di prendere botte, quando ho sentito il dolore al volto, quando gli occhiali hanno sbattuto al viso, ho sentito un dolore fortissimo e … non ci credo che ho preso il coltello. Il coltello era sulla tavola. Quando l’ho colpito lui ha tentato di prendermi al bavero, ed in questa occasione credo di averlo colpito con il coltello”, ha proseguito la 51enne nella sua confessione.

Nelle motivazioni della sentenza il giudice riporta anche gli accessi al pronto soccorso da parte di Sandra Fratus nel corso dei 5 anni di relazione con la vittima. Per ben sette volte la donna era finita all’ospedale con costole rotte, lividi sul volto, una lesione alla spalla, traumi al costato. E mai aveva denunciato i maltrattamenti da parte del convivente.

L’avvocato della 51enne ha già annunciato il ricorso in appello contro la sentenza.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
omicidio morengo
La reazione
Omicidio di Morengo, la difesa di Sandra Fratus: “Delusi dalla sentenza. Faremo ricorso”
omicidio morengo
Tribunale
Omicidio di Morengo, Sandra Fratus condannata a 21 anni per avere ucciso il convivente
omicidio morengo
Le richieste
Omicidio di Morengo, la difesa punta sulla legittima difesa: “Sandra Fratus si sentiva in pericolo di vita”
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI