In un’intervista al Corriere della Sera, Enoe Bonfanti svela alcuni retroscena sul giornalista bergamasco Vittorio Feltri, che nei giorni scorsi ha compiuto 80 anni. Eccone un estratto:
Cosa gli ha regalato per gli 80 anni?
Niente, sono io il suo regalo. E lui lo sa.
Quanta pazienza c’è voluta fino a qui?
Tanta. Mi è venuto in soccorso il fatto che lavorava molto per cui ci si incontrava poco, vero Babbo?, chiede al marito seduto accanto a lei nel soggiorno della loro casa milanese, con Fiorenza, nata come Mattia dalla coppia, Paolo, il nipote cresciuto come un figlio, e la compagna di lui, Clelia. Mancano Laura e Saba, le gemelle di Vittorio e Maria Luisa, morta ventenne.
Il suo difetto più grande?
È un gran borbottone. E se non ha tutte le sue cose a posto tira qualche bestemmia.
Il pregio?
È diretto e non porta rancore, dopo una lite si ricomincia da capo. Ed è generoso.
Mi faccia qualche esempio.
Beh, ha ricomprato le campane di Guardialfiera, in Molise, dove andava con gli zii durante l’infanzia. Durante il Covid ha aiutato economicamente una prostituta del quartiere che aveva dovuto smettere, perché la sua bambina era tornata a casa dal collegio: alla fine le ha anche trovato lavoro in una biblioteca.
Lui dice che non l’ha mai tradita: ha “diversificato”.
Le sue diversificazioni sono state molto fastidiose e non mi sono mai piaciute. Giurava di non farlo più, ma giurava il falso. Diceva che erano sciocchezze: si giustificava come quelli che fanno le corna e minimizzano.
Si è scoperto dov’era finito quando sparì per tre giorni?
Avevo chiamato il suo amico Botti per sapere dove fosse. “Sarà in qualche bisca a giocare a carte”, rispose. Però deve averlo avvisato perché quella sera tornò. Abbiamo provato a chiarire, ma non c’era niente da chiarire….
Perché non lo ha lasciato?
Non ero indipendente economicamente, dove andavo? Mia madre era morta e mio padre viveva in Val Seriana, lì c’erano appena le elementari, che futuro avrei garantito ai nostri figli? E poi non avrei mai voluto che crescessero lontani da lui.
È maschilista?
No, sono sicura di no perché considera le persone come persone, maschi o femmine che siano. Non giudica quello che uno fa, dice che sono cavoli suoi. L’ho visto anche con i figli: Mattia si rifaceva il letto, aiutava ad apparecchiare e sparecchiare come le sorelle. E quando loro dicevano di voler fare le principesse, replicava che dovevano studiare, scegliere una professione ed essere indipendenti.
Quando si è ammalato si è spaventata?
Molto. Qualche volta mi disperavo e poi mi facevo coraggio. Diventa difficile, dopo tanti anni, immaginare di non poter più stare insieme.
Un vostro rito domestico?
Guarda sempre la partita in questa stanza. Quando l’Atalanta segna mi chiama al telefono al piano di sopra. Se non sento nulla ha perso.
Una carineria?
La domenica usciamo per prendere i giornali e andiamo al Bar Basso per il caffè e l’aperitivo, tenendoci per mano.
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