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Il reportage

Il Guardian tra i pascoli delle Orobie, affascinato dalla transumanza

Il quotidiano britannico è stato a Mezzoldo, dalla famiglia Salvini, seguendola in quella che definiscono "una tradizione culturale e una parte dell'identità locale"

Mezzoldo. Bergamo e la sua provincia continuano ad affascinare il The Guardian: dopo aver tessuto le lodi della città e consigliato viaggi a Foppolo e in treno sul Ponte San Michele, il quotidiano britannico con sede a Londra ha fatto tappa a Mezzoldo, in Val Brembana, per raccontare gli aspetti “magici” della transumanza, pratica che viene tenuta in vita e tramandata di padre in figlio.

I riflettori si sono accesi sulla storia e sull’attività della famiglia Salvini, composta da Juri, Katya, Alessandra ed Elena: “Juri, il capofamiglia, ha iniziato a lavorare con lo zio all’età di 12 anni in un alpeggio chiamato Alpe Terzera, dove ancora oggi porta la sue mucche – racconta il Guardian – Ogni giugno la magia si ripete, partendo dal piccolo paese di Mezzoldo, tutta la famiglia si trasferisce in alta montagna con gli animali, dove vive in baita e trascorre giornate sospese nel tempo, lontane dalla vita frenetica della vicina valle, dove l’industria ha da tempo sostituito il lavoro dei pastori”.

La descrizione delle attività è dettagliata: la mungitura in alpeggio al mattino, poi la trasformazione del latte in prodotti caseari e il successivo trasporto a valle a cavallo, al momento opportuno.

“In Valle Brembana, il rapporto con la natura e il valore che i pascoli danno alla biodiversità locale sono due pilastri che hanno resistito ai cambiamenti, a differenza di altri luoghi. Il desiderio di tornare a una vita rurale, rispettando il territorio e nutrendosi di prodotti genuini locali, risuona nella comunità. Oltre al suo valore pratico, la transumanza ha un profondo significato culturale. Rappresenta il legame tra uomo e natura, l’interdipendenza tra la comunità locale e la montagna. È una celebrazione delle tradizioni, con feste e rituali che accompagnano il passaggio del bestiame e che coinvolgono l’intera comunità”.

“Nonostante il duro lavoro quotidiano, la famiglia non manca mai di riunirsi intorno a un tavolo. Quassù, dopo aver consumato un buon pasto e condiviso pensieri, ci si abbandona al sacro riposo nel pomeriggio o nella notte. Le giornate iniziano presto e finiscono tardi. I mezzi meccanici sono ridotti all’osso e la fatica e il sudore sono all’ordine del giorno. La speranza è che questa antica pratica sopravviva e si tramandi di padre in figlio, come avviene da secoli su queste montagne, affinché la magia possa ripetersi ogni estate”.

Per il reportage completo clicca qui. 

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