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Il dibattito

Pd, Giorgio Gori: “La differenza al voto la fa il civismo. Senza quello le elezioni non si vincono”

"Sindaci d'Italia", il dibattito alla festa di Scanzo con il primo cittadino di Bergamo, Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza e Mattia Palazzi, di Mantova: il ruolo del centrosinistra, le larghe intese, l'analisi delle vittorie nei centri urbani ma non nei comuni di provincia e in Regione, i modelli da esportare, le politiche da sostenere e i cambiamenti da portare avanti

Scanzorosciate. Il patto tra sindaci, il ruolo del Pd, l’analisi politica sul ruolo del civismo, il perché dei trionfi nei centri urbani e delle sconfitte in provincia e in Regione, il peso delle larghe intese nelle vittorie alle urne e il futuro del partito. Questi alcuni dei cardini della discussione che si è tenuta nella serata di domenica 18 giugno, giornata di chiusura della festa del PD a Scanzorosciate: al tavolo Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai, quello di Mantova Mattia Palazzi. A introdurre Davide Casati, segretario provinciale Dem e consigliere regionale, mentre a moderare lo stesso primo cittadino del capoluogo bergamasco. Un incontro dal titolo “Sindaci d’Italia”.

Fatti gli onori di casa da parte di Casati, Gori ha aperto la chiacchierata partendo proprio dall’analisi del voto che ha regalato alla città di Vicenza un nuovo primo cittadino, Possamai, che ha vinto al ballottaggio contro l’uscente amministrazione di centrodestra e che ha conquistato l’unica poltrona del Pd in questa tornata elettorale.

“Fresco di questa esperienza, è importante che Giacomo regali anche a noi alcuni elementi di condivisione, frutto proprio della tua recente affermazione. Perché si è vinto? – così il sindaco di Bergamo.

“Provo a raccontarvi la mia esperienza – la risposta del 33enne politico neo eletto -. A darci ragione è stato, innanzitutto, il fattore coalizione: mi sono trovato a fine dell’anno scorso, a due mesi dal voto, a rendermi conto nonostante liti e dissapori, il centrodestra corresse sempre unito. Realtà percepita non solo politicamente, ma anche e soprattutto dal cittadino che va a votare. Ecco. Per noi non vale la stessa cosa. Basta guardare cosa succede nel panorama nazionale: ci sono tre opposizioni, non una, che rappresentano altrettanti mondi lontani.

Siamo dunque partiti da lì, costruendo un campo largo e mettendo insieme tanti bei simboli vicini, con l’intento di correre insieme e uniti. Questo è diventato un elemento di forza. Abbiamo stretto l’alleanza con Italia Viva e con una civica locale vicina politicamente, ma non con i 5 Stelle. E abbiamo scelto, così facendo, di raccontare una storia che fosse coerente e che mettesse insieme elementi credibili”.

Avvicinare tante energie nuove per centrare un obiettivo comune: “Una narrazione per cui valesse la pena tornare a crederci. Soprattutto per una città come la nostra, dove il sentimento era quello di immaginare, con nostalgia e rassegnazione, che gli anni migliori fossero quelli passati. In questa battaglia abbiamo un po’ abbandonato la politica nazionale, invitando a rappresentarci, durante la campagna elettorale, più rappresentanti di altri comuni. Nona caso abbiamo avuto anche ospite Giorgio (Gori ndr), e insieme a lui altri sindaci che hanno concorso a portare elementi concreti, a discutere la politica del fare. E siamo anche ripartiti dalla gente, cercando il contatto e il dialogo, riempiendo i bar. Iniziative semplici ma efficaci, nelle quali ci siamo messi a disposizione dei cittadini per ascoltare le loro esigenze”.

Gori chiuse un primo slot cercando l’analisi sul metodo, chiedendo cioè se è stato stilato prima il programma o è stato scelto prima il candidato. “Abbiamo scelto prima il candidato – chiosa Possamai”.

Poi è la volta di Mattia Palazzi, riconfermato dai cittadini di Mantova con il 71% dei consenti. Il sindaco di Bergamo interroga i due pari ruolo e se stesso sull’importanza del mondo del civismo, del ruolo che ha nella partita elettorale e da quanto si possa prescindere dalla politica nazionale senza diventare troppo provocatori.

“Nemmeno io ho voluto nessuno del nazionale durante la mia campagna elettorale- così Palazzi -. Forse anche perché, al secondo mandato, il polso della situazione era diverso. E forse perché è anni che il centrosinistra rappresenta più un sentimento che una realtà. Provo a fare un’analisi più politica e dico che il centrosinistra, oggi, esiste solo nei comuni dove operano e lavorano le amministrazioni locali, lì sì diventa palpabile. Perché lo costruiscono i sindaci cucendo una coalizione. Io ho fatto così, Giacomo ha fatto così, Giorgio pure. Il civismo ha avuto un ruolo fondamentale. L’elettorato tiene quando visione e pragmatismo vanno di pari passo. C’è da chiedersi come mai noi sindaci ci invitiamo a vicenda e presenziamo laddove i colleghi ci chiedono di farlo, mentre la nostra presenza non è mai richiesta nelle occasioni dei grandi palazzi.

E, per rispondere alla domanda di prima, dico che non dovremmo avere paura della parola leadership, scegliendo sì prima il candidato e poi stilando il programma. Se nei comuni si vince e in Italia no, non deve stupire”.

“La differenza è che le liste civiche in città rappresentano il complemento tra Pd e i partiti, l’anello di congiunzione, e che senza il civismo non si arriverebbe mai alla vittoria alle elezioni – così Gori -. Il Movimento 5 Stelle non ha mai fatto parte di nessuna coalizione e se ne avesse preso parte non avrebbe portato che il 3%, non certo fondamentale.

Mentre il pezzo che non poteva mancare è quello del civismo. L’ho sperimentato anche personalmente, ho ricostruito in prima persona quel meccanismo, nel 2018,  alle Regionali e non ha funzionato. E non lo menziono nemmeno quando si parla del nazionale. Con le liste civiche siamo andati a prendere elettori anche nell’area del centro e del centrodestra e se non si fa così, non si vince.

Vinciamo in città, ma non nella gran parte dei comuni in provincia. Su 243, ci siamo in 70. E parlo della bergamasca. Non siamo dunque così credibili e non lo saremo finché non riusciremo ad esportare, fuori dalla città, la visione e il medesimo modo di fare politica. Bisogna passare dal conteso urbano a quello extra urbano.

E il fatto di esserci solo città, lo sento come un elemento di debolezza. La verità è che si deve riportare il fare politica il più vicino possibile al cittadino”.

“Diversamente rischiamo di essere il partito delle municipalità – chiosa Possamai.

 

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