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Discorsi al caminetto

Simone Moro: “Sono partito da un quartiere di città per scrivere la storia della montagna”

L'alpinista bergamasco, cresciuto a Valtesse, racconta le sue rivincite, i suoi record e gli obiettivi: "Scalerò un seimila inespugnato"

Bergamo. È arrivato da Bolzano in elicottero, appositamente per noi. Già in questa prima frase c’è tutto ciò che ci ha trasmesso Simone Moro: la sua simpatia, la sua disponibilità, la sua voglia di raccontarsi e raccontare, la determinazione con cui parla alle nuove generazioni portando il proprio esempio, la necessità quasi fisica di spiegare che chiunque ce la può fare, se ci crede davvero.

Lui è stato il primo nella storia a scalare quattro ottomila in prima invernale. Aiutiamo chi non mastica il gergo: raggiungere la vetta di monti superiori agli 8.000 metri di altitudine per la prima volta nella stagione più fredda. Ha aperto la strada a chi è venuto dopo di lui per trent’anni, dalla sua prima impresa a inizio anni novanta, quando aveva 25 anni, fino ad ora che ne ha 55.

“La prossima scalata sarà su un seimila inespugnato” afferma parlando dei suoi traguardi futuri. L’età avanza, ma Simone non ha alcuna intenzione di fermarsi. “Ho trascorso quindici degli ultimi trent’anni in alta quota, se consideriamo che faccio due spedizioni all’anno e durano tre mesi l’una”. Ne ha portate a termine il 65-70%. In alcuni casi ha rischiato la morte, in altri ha visto persone che erano partite insieme a lui non poter tornare indietro.

Non vuole però che si usi la parola ‘estremo’ per definire ciò che fa, “per rispetto delle persone che vivono nel guano”: “Io sono persino pagato per fare quello che faccio, che è ciò che ho sempre voluto, non mi piace usare questo termine a sproposito”. Senso di umiltà, tornando all’elenco del primo paragrafo. Gliel’hanno trasmessa sin da piccolo i suoi genitori, lui ne ha fatto tesoro.

“L’esempio è sempre stato mio papà” racconta, ricordando quando il piccolo Simone guardava la Maresana e gli sembrava ciò che oggi è l’Everest — su cui è salito ripetute volte, alla faccia delle metafore e dei proverbi. Casa sua oggi è Bolzano, ma anche il Nepal, l’Himalaya. La montagna.

Bergamo la porta nel cuore. Cresciuto a Valtesse, poco affine alla scuola e ai metodi del tempo: “Dicevano che avevo troppi interessi e questo era un problema, oggi ho scritto tredici libri…”. E si è anche laureato con 110 e lode in scienze motorie.

Poteva diventare un insegnante di educazione fisica, ma vivere tra quattro mura non lo avrebbe fatto sentire probabilmente a proprio agio come pilotare elicotteri. È diventata la sua seconda attività, guarda caso sulla Maresana, perché “i cerchi si chiudono”. Quanto mai vero.

Non siete ancora sbalorditi da tutto questo? Ok, ne aggiungiamo un’altra: ha anche il brevetto da sommozzatore. “L’ho preso in vacanza a Sharm El Sheikh”. Simone Moro va anche al mare. E lo racconta con la stessa naturalezza con cui scala un quattromila. Cosa volete che sia per uno che in Siberia è stato a 71 gradi centigradi sotto lo zero?

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