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La reazione

Omicidio di Morengo, la difesa di Sandra Fratus: “Delusi dalla sentenza. Faremo ricorso”

La donna è stata condannata a 21 anni per aver accoltellato il compagno. L'avvocato Bonaiti: "Se in un caso come questo non si ravvisa la legittima difesa non so proprio quando è possibile ravvisarla"

Morengo. Quando il giudice ha letto il dispositivo Sandra Fratus è scoppiata a piangere. “Faticava a respirare, così gli agenti della polizia penitenziaria l’hanno portata subito via. Non sono riuscita a parlarle. Lo farò nei prossimi giorni, in carcere”.

Il racconto è quello di Vanessa Bonaiti, avvocato difensore della 51enne condannata mercoledì mattina a 21 anni di reclusione per l’omicidio del convivente Ernest Emperor Mohamed, nigeriano di 31 anni, avvenuto nell’appartamento di Morengo dove i due abitavano. Una sola coltellata al petto, al culmine di una lite, che ha stroncato la vita dell’uomo.

“Dopo aver sentito la requisitoria del pubblico ministero e la richiesta di condanna nella scorsa udienza, Sandra si era rassegnata. Ma la speranza non l’aveva abbandonata, quindi quando il giudice si è pronunciato è rimasta male – continua l’avvocato -. Noi siamo parecchio delusi dalla sentenza. Se in un caso come questo non si ravvisa la legittima difesa non so proprio quando è possibile ravvisarla. Per questo motivo faremo sicuramente ricorso in appello e non appena ci sarà la possibilità richiederemo una misura meno afflittiva del carcere, come ad esempio un inserimento in una comunità dove Sandra potrà seguire un percorso per far fronte al problema legato all’assunzione di sostanze stupefacenti”.

Ciò che ha stupito la difesa “è che nella ricostruzione dei fatti la procura sembrava avvicinarsi molto alla nostra tesi. Il pm ha messo in risalto alcuni punti sui quali anche noi abbiamo fatto leva. Sandra Fratus viveva in un contesto violento.  L’omicidio è avvenuto il 26 novembre 2022, in un periodo in cui si continuava a parlare di violenza sulle donne e di femminicidio. L’aggressione lei quella sera l’ha effettivamente subita ed ha dichiarato più volte che temeva per la sua stessa vita. Nulla di premeditato: ha afferrato un coltello che si trovava sul tavolo apparecchiato, non è andata a cercare un’arma. Ha colpito il convivente solamente una volta, ha chiamato il figlio e i soccorsi, ha tentato di tamponare la ferita, ha confessato, collaborato, all’interno della casa circondariale si comporta bene, partecipa alle attività ed ha iniziato a lavorare. Ora attenderemo le motivazioni della sentenza e poi ci muoveremo”.

Nel frattempo, fortunatamente, la 51enne non è sola: “Amici e parenti la vanno spesso a trovare in carcere, compresi i suoi due figli. In particolare Nicholas, che è la prima persona che Sandra ha chiamato dopo aver accoltellato Mohamed, si occupa di lei e le porta tutto ciò di cui ha bisogno”.

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