• Abbonati
Bergamo

“Laboratorio queer censurato al Natta”. La preside: “A scuola si fa cultura, non ideologismo”

Il caso sollevato da un gruppo di studenti e associazioni: "Cancellati anche i termini 'transfemminismo' e 'antifascismo'". La dirigente scolastica: "Sono pochi a protestare, ricostruzioni false e strumentali"

Bergamo. È tutto molto fluido, verrebbe da dire. Nel senso che le ricostruzioni dei fatti sono profondamente divergenti, e le posizioni espresse non sempre chiarissime.

Da un lato c’è un comunicato – sottoscritto dall’Unione Degli Studenti Bergamo, dai rappresentanti della Consulta Studentesca del Natta e, piuttosto genericamente, dagli “studenti e dalle studentesse” dell’istituto, circa 1.500 – che parla di come sarebbero stati censurati alcuni laboratori previsti durante la cogestione dell’8 giugno, ultimo giorno di scuola. Un laboratorio, incentrato sulle tematiche queer (si parla di identità di genere), sarebbe stato cancellato; mentre i termini ‘transfemminismo’ e ‘antifascismo’ sarebbero scomparsi dalle circolari che approvavano altri due corsi.

Sul fronte opposto, invece, c’è una preside, Maria Amodeo, che dice che non è affatto vero. Che si sta gettando fango sulla scuola e che il comunicato (definito “finto e maldestro”) sia in realtà l’iniziativa di pochissimi studenti determinati a strumentalizzare la vicenda.

Ma andiamo con ordine, o almeno proviamoci. “Ci chiediamo come mai ‘antifascismo’, “parola essenziale per la nostra Costituzione, venga stralciata e sia causa di polemiche”, si legge nel comunicato. E ancora: “Come mai vergognarsi della parola ‘transfemminismo’, movimento fondamentale nella lotta per la parità di genere. E del termine ‘queer’, parola che rappresenta tutte le persone emarginate perché non etero”.

Forse, ipotizza il comunicato, si è trattato di una svista burocratica; o forse è il risultato delle pressioni esercitate da qualche “genitore conservatore”. Ad ogni modo, “vogliamo che la scuola prenda posizione su quanto accaduto e che sia nostra alleata nel promuovere una cultura in cui antifascismo e transfemminismo siano dei valori e queer una parola che non fa paura”.

A sottoscrivere l’appello anche le tre associazioni coinvolte nei laboratori della discordia: Immaginare Orlando (associazione che si occupa di arte e formazione con la progettazione dell’omonimo festival) Progetto Adriana (rete giovanile che collabora con l’Anpi) e Lab, Queer Community (rete che promuove percorsi di sensibilizzazione e riflessione su tematiche di genere).

Bene, ma la preside come replica al j’accuse? Maria Amodeo sostiene che lo stesso trattamento è stato riservato anche ad altri laboratori. “Ho dovuto eliminarne alcuni, ma non quelli menzionati nel comunicato – precisa -. Pensate che era stato proposto un laboratorio di taglio capelli, dove chi voleva poteva farsi rasare la testa a zero… E pure un corso di poker – racconta la dirigente scolastica -. In questo caso non abbiamo censurato il termine ‘poker’, semplicemente abbiamo rimodulato la proposta, trasformandola in ‘gioco di carte di secondo grado’. Lo stesso ragionamento è stato applicato ai corsi di cui si parlava, compreso quello ‘queer’, per far capire anche ai genitori di cosa si stava parlando, visto che è prevista una liberatoria per gli studenti minorenni. Senza contare – aggiunge – che le associazioni esterne che dovevano collaborare erano state invitate senza alcuna autorizzazione”.

Alla fine i corsi (seppur “rimodulati”, per usare un termine caro alla preside) si sarebbero comunque tenuti. Anche se… “Abbiamo riservato il corso sul transfemminismo ai soli maggiorenni – precisa Amodeo -. Non essendo stata chiesta alcuna autorizzazione, non potevo sapere chi teneva i laboratori. Quando si trattano temi così delicati, che hanno a che fare con la conoscenza del corpo e l’identità di genere, ci vuole la supervisione di figure qualificate. Come uno psicologo”, dice la preside.

Parole con le quali si può essere d’accordo o meno. Ma la cancellazione del termine ‘antifascismo’, come si giustifica? “Sono sempre stata una militante – risponde Amodeo -, non so chi possa anche solo pensare che io sia contraria ai valori dell’antifascismo. Tutto ciò disonora profondamente me e la tradizione della scuola, che si fonda sul rispetto dei principi di legalità”.

Gli autori del comunicato lanciano una proposta: creare a settembre un laboratorio curato dalle persone che si sono viste annullare o cambiare denominazione al progetto, “per affrontare l’importanza delle parole che sono state cancellate”. “Lo faremo – assicura la preside -, ma coinvolgendo tutto l’istituto. Le proposte sono ben accette quando hanno un valore formativo, non strumentale. A scuola si possono fare politica, cultura e conoscenza, ma l’ideologismo no. Quello lo si faccia altrove”. Ognuno tragga le sue conclusioni.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
Emanuele e Biagio
La storia
Emanuele e Biagio: “Noi, papà arcobaleno, accolti dalla società ma disprezzati e ostacolati dalla politica”
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI