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Eu-noé

L'artista

Letizia Carattini e i suoi sfumati del ciclo “Una passante” fotogallery

L’astronomia viene quindi utilizzata per manifestare il lavoro emotivo di Letizia, appassionata di letteratura francese, in particolare di Rimbaud e Celine, alla cui base si trovano una profonda sensibilità e un rapporto romantico con l’esistenza

EU-noè è la rubrica per far conoscere e sostenere gli artisti under 35. L’obiettivo principale è dare l’opportunità a giovani artisti di mettere in mostra i propri lavori, affinché venga effettivamente riconosciuto uno “spazio ai giovani” ed evitare che questo mantra, come tutti i buoni propositi, cada miseramente nel vuoto.

Un incontro fortuito, casuale, l’incrocio di uno sguardo, un volto intravisto tramite il finestrino di un treno. Questo è quello di cui parla Letizia Carattini, artista nata in Svizzera, residente a Milano.
Attraverso l’indefinitezza dei suoi volti, a metà tra la forma e l’astrazione, racconta di una visione fugace, del desiderio di un incontro; una potenzialità con o senza atto. Lo strumento è un semplice gessetto nero, nero di candela per la precisione, che ricopre un supporto di carta bianca.

I suoi ritratti sfumati rientrano nel ciclo intitolato “Una passante” in cui, nonostante il singolare, i protagonisti sono due, ossia l’osservatore e l’osservato (non sempre consapevole), in un rapporto di reciprocità costante che si muove all’interno di un gioco delle parti.

Il tutto nasce da un episodio di vita vissuta dall’artista, che genera in lei un interesse nei confronti di ciò che può essere intravisto o solo desiderato. Questa ricerca si era precedentemente sviluppata su un altro piano, quello dell’astronomia, attraverso la tematica degli asteroidi binari, ossia due pezzi di materia che ruotano l’uno intorno all’ altro senza mai incontrarsi.

L’astronomia viene quindi utilizzata per manifestare il lavoro emotivo di Letizia, appassionata di letteratura francese, in particolare di Rimbaud e Celine, alla cui base si trovano una profonda sensibilità e un rapporto romantico con l’esistenza.

Un lavoro emotivo che non vuole essere fine e sé stesso ma che pretende di essere condiviso con lo spettatore, affinché faccia altrettanto.
Non si può non concludere con uno dei versi più famosi della letteratura francese.

“Altrove, lontano, troppo tardi, mai forse!
Perché ignoro dove fuggi, e tu dove io vada,
o te che avrei amato, o te che lo sapevi!” [A una passante, Baudelaire]

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