• Abbonati
Stasera inter-man city

Gagliardini riporta Bergamo in finale di Champions: altri sei prima di lui

Da Vierchowod e Donadoni fino a Facchetti e Domenghini, icone del calcio italiano. Ma non sono i soli orobici ad aver raggiunto l'ultimo atto della massima competizione europea

Circa duemila chilometri separano Dalmine e Istanbul, la città nella quale sabato (10 giugno) si giocherà la finale della Champions League 2023. Una distanza che si azzera per una notte, quella in cui un bergamasco doc, anzi, dalminese doc, Roberto Gagliardini, gioca l’ultimo atto della massima competizione europea.

Il classe 1994 è cresciuto nel settore giovanile atalantino, è stato un prodotto della prima nidiata di Gasperini e ci ha impiegato solo 16 partite nella prima squadra nerazzurra per convincere l’Inter ad acquistarlo nel gennaio 2017. Oggi, sei anni e mezzo dopo, giocherà la sua ultima partita in nerazzurro: comunque andrà, a scadenza di contratto (30 giugno 2023) non rinnoverà e sarà libero di trovarsi un’altra squadra, con le pretendenti che non sembrano mancare.

Se entrerà in campo (remote le possibilità che parta titolare), sarà la sua presenza numero 191 con il nerazzurro milanese, che in qualche modo ricorda quello bergamasco che ha indossato per tutti gli anni del settore giovanile, ma solo per un breve periodo in prima squadra (con i prestiti a Cesena, Spezia e Vicenza).

Con questo traguardo, comunque storico, Gagliardini va ad aggiungersi a due club molto speciali. Quello degli ex atalantini in finale di Champions League e quello dei bergamaschi. Per quanto riguarda il primo, la lista è decisamente lunga, va da Inzaghi a Gosens, da Porrini e Montero a Bastoni e Tacchinardi e via dicendo. Più si scava all’indietro, più se ne trovano. Alcuni sono diventati bergamaschi adottivi come Carrera o Pinato, addirittura.

I bergamaschi di nascita arrivati all’ultimo atto, però, sono decisamente meno. Il primo fu il trevigliese Orlando Rozzoni nel 1957 con la maglia della Fiorentina, prima finalista italiana dell’allora Coppa Campioni, che incassò una sonora sconfitta con il Real Madrid.

Poi toccò alla coppia della grande Inter composta da un altro trevigliese come Giacinto Facchetti e ad Angelo Domenghini, nato e cresciuto a Lallio: il capitano nerazzurro ne giocò tre, due vinte (1964, 1965) e una persa (1967), l’attaccante che regalò alla Dea la Coppa Italia del 1963 invece mancò la prima. Furono i primi due a giocarla, visto che Rozzoni non scese in campo.

Non dovette passare molto prima che un altro orobico raggiungesse la finale: Gianluigi ‘Titti’ Savoldi, fratello di Beppe, nato a Gorlago, nel 1973 era nella rosa della Juventus che venne sconfitta dall’Ajax nella finalissima, ma non giocò.

Non c’è dubbio che sia Roberto Donadoni il bergamasco con il miglior feeling con le finali europee. Con il primo Milan di Sacchi e poi di Capello il cisanese fu grande protagonista: tra il 1988 e il 1995 ne giocò cinque, vincendone tre (1989, 1990, 1994) e perdendone due (1993, 1995).

Sempre nello stesso periodo giocò due finali europee anche Pietro Vierchowod, nato a Calcinate e cresciuto a Spirano. Nel 1991 con la Sampdoria perse col Barcellona ai supplementari, mentre nel 1996 con la Juve batté l’Ajax ai rigori.

Roberto Gagliardini diventa il settimo di questa cerchia ristretta, auspicandosi di essere addirittura il quinto a vincerla, coronando un’occasione unica per la quale ha persino dovuto spostare il suo matrimonio inizialmente programmato il 9 giugno.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI