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Bergamo

Morto in moto a 30 anni, i familiari di Andrea Dall’Ara cercano testimoni e chiedono l’autopsia

L'appello via social della cugina, Gaia Madaschi: "Chi ha visto si faccia avanti, forse è successo qualcosa peggio di uno scontro". La famiglia della vittima ha deciso di non procedere con la cremazione: chiede accertamenti

Bergamo. “Cerchiamo testimoni per fare giustizia, condividete”. È diventato virale l’appello lanciato sui social da Gaia Madaschi, igienista dentale conosciuta in Rete per la sua attività di divulgatrice.

Attraverso i suoi profili Facebook e Instagram ha deciso di condividere il seguente messaggio: cerca testimoni che possano chiarire ogni dubbio su quanto successo nella notte tra venerdì e sabato (27 maggio) quando suo cugino Andrea Dall’Ara si è scontrato in moto contro un pick-up fra le vie Broseta e Rillosi, perdendo la vita a soli 30 anni.

“Le dinamiche – sostiene la parente della vittima – non sono chiare, perché sembrerebbe che sia andata ancora peggio di uno scontro. Quindi vi prego, se avete assistito anche solo in piccola parte, se conoscete qualcuno che era a Bergamo in quella notte, chiedeteglielo. Mio cugino, un gigante dolce, gentile, buono, generoso, sportivo e… tantissimo altro, non c’è più per un incidente ingiusto”.

L’uomo alla guida del pick-up, un 50enne titolare di un bar in città e residente a Palazzago, è stato denunciato a piede libero per omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga. “Vogliamo giustizia – prosegue l’appello -. Non ci ridarà Andrea indietro, ma avrebbe voluto che facessimo chiarezza. Era un campione in moto. Ha provato a frenare, ha provato a schivare quella persona. Ma non ce l’ha fatta”.

 

Andrea Dall'Ara

 

Secondo la ricostruzione della polizia stradale, il pick up è spuntato da via Rillosi. Il giovane, alla guida della sua Honda Africa Twin, non è riuscito a evitarlo, finendo contro la fiancata anteriore sinistra. I dubbi della famiglia nascono in seguito ad alcuni voci circolate quella notte, secondo le quali sarebbe successo altro dopo l’impatto; altre presunte gravi condotte addebitate all’automobilista. Voci, per il momento, non confermate dalla Polizia Stradale, che assicura di avere sentito tutte le persone che quella notte hanno chiamato il 112.

Secondo i familiari, anche le condizioni in cui si presentava il corpo del giovane erano tali da non fare pensare soltanto a uno scontro, nonostante l’elevata velocità. Per questa ragione, hanno deciso di non procedere con la cremazione e sono intenzionati a chiedere un’autopsia per fare piena luce sulla vicenda.

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