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Prima udienza

Omicidio Campa, in aula la figlia: “El Makkaoui in azienda si sentiva oppresso e si è licenziato”

L'ex fidanzata di El Makkaoui: "Quando il nostro rapporto si è incrinato le cose sono cambiate". Lo psicoterapeuta del carcere: "Hamedi si sente mostruosamente in colpa"

Bergamo. Prima udienza lunedì 22 maggio per il processo a carico di Hamedi El Makkaoui, il 24enne marocchino reo confesso dell’omicidio dell’imprenditore di Grumello del Monte Anselmo Campa. La vittima, 56 anni, è stata uccisa a martellate il 19 aprile 2022 nel suo appartamento di via Nembrini. Il giovane rivoleva il denaro che aveva dato all’imprenditore, rate di una Renault Clio che il tunisino utilizzava e che gli era stata concessa in uso proprio da Campa. Vedendosi negare la somma richiesta, il giovane aveva perso le staffe ed aveva colpito a morte il 56enne.

In aula la deposizione di Federica Campa, per anni fidanzata di El Makkaoui e figlia della vittima, che ha raccontato dei rapporti tra il suo ex e la famiglia: “Era ben voluto fin quando tra noi andava tutto bene. Poi il nostro rapporto si è incrinato e le cose sono cambiate. Lavorava in azienda da mio padre, si sentiva oppresso, guardato dall’alto in basso dai miei parenti. Così ha deciso di licenziarsi”.

La ragazza, 22 anni, ha dichiarato di essere molto legata al padre: “Lo vedevo tutti i giorni, siamo stati in vacanza insieme da soli diverse volte. Nell’ultimo periodo, prima di partire per l’Egitto dove lavoravo come animatrice in un villaggio turistico, vivevo con lui”.

La notizia dell’omicidio del padre le è arrivata da una telefonata della madre e, che l’autore del delitto era il suo ex fidanzato, lo ha appreso dai giornali.

Federica Campa e Hamedi El Makkaoui, dopo una relazione durata sei anni e una convivenza, si erano lasciati ma erano rimasti in buoni rapporti: “Ci sentivamo spesso, tant’è che è venuto lui a prendermi all’aeroporto quando sono rientrata dall’Egitto in seguito all’omicidio. All’inizio la nostra relazione andava molto bene, poi è cambiata quando siamo andati a convivere. Nell’ultimo anno litigavamo spesso perché avevo scoperto che usava droghe pesanti”.

La ragazza in alcuni momenti della sua deposizione si è commossa ed ha spiegato che sta seguendo un percorso con uno psicologo: “Mi ha aiutata tanto. Sento un grande senso di protezione nei confronti di mia sorella minore”.

E proprio della ragazzina, che ha 13 anni, ha parlato Sarah Viola, psicologa consulente di parte civile: “La figlia minore di Campa ha subito un forte trauma rispetto a quanto accaduto. Era molto legata al padre ed ho riscontrato uno stress post traumatico importante”. Federica invece, secondo l’esperta “sente forte il senso di colpa, dato che l’assassino di suo padre era il suo ex fidanzato”.

Durante l’udienza è stato sentito anche Angelo Aparo lo psicologo del carcere di San Vittore, dov’è detenuto El Makkaoui. “Lavoro nelle tre carceri milanesi da 43 anni come psicoterapeuta e da 25 anni conduco quelli che io ho chiamato “gruppi della trasgressione”, dove facilito il dialogo tra i detenuti, gli studenti che fanno tirocinio con me e i familiari delle vittime. Hamedi ha dimostrato particolare sensibilità, intelligenza e consapevolezza rispetto alla tragedia che lo ha visto come autore. Da quando è nel gruppo mi servo di lui per stimolare gli altri detenuti a percorrere un’analoga strada”.

Lo psicoterapeuta ha dichiarato che “Hamedi si sente schiacciato dal peso di una tonnellata perché sa bene che quanto ha commesso è irrimediabile. Non sa perché l’ha fatto, si è trovato nel divenire delirante di una situazione particolare”.

Durante i colloqui con Aparo El Makkaoui ha parlato della sua difficile storia familiare: “Aveva problemi con i suoi genitori – racconta il medico -. La figura della madre e della sorella maggiore si sovrappongono nelle sue affettività. È stato cresciuto dalla sorella che ad un certo punto ha avuto l’esigenza di occuparsi di se stessa. Così Hamedi si è sentito abbandonato prima dalla madre, poi dalla stessa sorella che è andata a vivere altrove. Probabilmente anche per i trascorsi con il padre, è cresciuto come una persona che non ha punti di riferimento e che deve badare da sola a se stessa”.

“Hamedi si sente mostruosamente colpevole per ciò che ha fatto. Vive un senso di malessere, di dolore, confusione. Non ha nemmeno l’impudenza di ricostruire il legame che aveva con la vittima. Si sente come se non avesse diritto di esprimere i sentimenti che provava per questa persona. Si sente una m…”, ha concluso lo psicoterapeuta.

La prossima udienza è fissata per il 12 giugno.

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