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La recensione

Sokolov, perfetto nelle sue esecuzioni: è sintesi tra disciplina e cuore

Il pianista russo protagonista venerdì 19 maggio al Festival Pianistico internazionale di Brescia e Bergamo

Di due cose sono sinceramente ed eternamente grata a mio padre.

Avermi consentito di imparare a suonare il pianoforte (e che pianoforte: uno Steinway and sons).

Di avermi portato con sè da bambina ai concerti del Festival Pianistico internazionale di Brescia e Bergamo.

Perché pochi sanno che, senza bisogno di nuovi musical nazionalpopolari sulla Raffaella nazionale, Bergamo, proprio insieme a Brescia ospita da sessant’anni uno dei più prestigiosi festival pianistici internazionali.

Tutto questo pensavo e molto altro, mentre ascoltavo Gregory Sokolov nato tanti e tanti anni fa in un posto che si chiamava Leningrado. Il protagonista della serata ha eseguito in modo perfetto (perché la perfezione esiste e lui ne è la dimostrazione) il contrappunto della musica di Purcell, i trilli di chiusura dei movimenti della sonata 13 in si bemolle di Mozart, i numerosi bis di un’anima generosa che, se l’autore interpretato lo richiede, riempie l’esecuzione di pathos, senza rinunciare mai al suono preciso e limpido del suo tocco mai sforzato.

Una virtù, quella sintesi tra l’assoluta disciplina ed il cuore che batte il suo ritmo nel petto del pianista, che fa definire i pochi e le poche pianiste della generazione novecentesca “Maestro” nel senso etimologico del termine: artista da cui non aver desiderio di imparare sarebbe forse folle, e certamente stupido.

Bravissimo Sokolov, come ha potuto constare chi c’era.

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