Bergamo. “Vuole chiarire”, avevano assicurato i suoi avvocati. Ma Ivano Perico, 61 anni, non è ancora pronto a sedersi davanti al magistrato e spiegare una volta per tutte come sono andati realmente i fatti, ovvero che cosa lo ha spinto a uccidere l’11 febbraio la cugina di secondo grado e vicina di casa Stefania Rota.
“È una persona più lucida rispetto a qualche giorno fa, ma non sta affatto bene – dichiarano i legali Piero Pasini e Stefania Battistelli che venerdì mattina (19 maggio) hanno di nuovo incontrato il loro assistito -. È seguito dagli psicologi e dalle strutture del carcere, sta cercando di ricostruire un periodo buio della sua vita durato diversi anni”.
Se il baratro in cui è scivolato possa avere influito sulle sue condotte è uno dei tanti punti interrogativi aperti. A partire dal movente del delitto. Un dolo d’impeto, lo ha inizialmente definito la difesa; una rabbia esplosa all’improvviso per la disputa sul capannone che divide l’abitazione della vittima da quella dell’assassino. Ma se i rapporti erano tesi, non è facile immaginare Stefania e Ivano insieme, durante quelle passeggiate che erano soliti fare verso Ambivere e San Sosimo.
![Avvocati Ivano Perico](https://www.bergamonews.it/photogallery_new/images/2023/05/generico-maggio-2023-744859.jpg)
Che le interazioni tra i due fossero piuttosto frequenti, lo testimoniano le 109 telefonate effettuate da Perico a partire dal luglio 2021, improvvisamente cessate dopo la data della morte, un indizio che ha subito fatto pensare agli inquirenti che l’uomo fosse a conoscenza del decesso della cugina. Una delle tante ingenuità commesse.
Ma davvero si è tenuto tutto dentro fino all’11 febbraio, quando al culmine di una lite ha colpito violentemente Stefania Rota? O c’è anche dell’altro? L’avvocato, per ora, smentisce categoricamente l’esistenza di un movente passionale, che vedrebbe Ivano Perico essersi invaghito della donna. Di sicuro, la vittima aveva intuito qualcosa, tanto da annotare le sue preoccupazioni su un diario (“Ste, stai attenta a Ivan. Ma questo già lo sai”).
Va detto che Perico è sospettato di essere l’autore dell’evento incendiario che il 3 marzo aveva danneggiato il portone dello studio del geometra che per conto della 62enne si era occupato delle pratiche edilizie riguardanti il capannone. “Non nega questa cosa, semplicemente perché non ne abbiamo mai parlato” puntualizza il suo avvocato.
Un mese prima del delitto, Perico era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni a causa di un malore, forse dovuto all’assunzione di farmaci. Un evento che sembra inserirsi in quel “periodo buio” accennato dal legale. Per quanto riguarda il delitto “ha perso la testa – ripete l’avvocato a proposito del suo assistito -, ma si rende conto di avere commesso un fatto grave”. Ne parlerà davanti al magistrato, ma non a breve. “Lo escludo – precisa – anche perché non si ha ancora un quadro completo e lui non ricorda quasi nulla. Sta ancora cercando di riordinare i suoi pensieri”. Insomma, ci vorrà del tempo.
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