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Cannes 2023

76° festival del cinema

Cannes 2023, la cerimonia d’apertura: un inno d’amore per il cinema fotogallery

Chiara Mastroianni ha condotto l’apertura officiale del 76° Festival di Cannes e ha iniziato accennando “mi sono innamorata di te” di Tenco: ci è parsa una dichiarazione d’amore per il Cinema, seguita infatti dalle parole che ricordavano che “il Cinema appartiene alla vita…, che questo Festival è nato nel 1939 in un momento in cui la libertà era in pericolo, per rivendicare la libertà a creare e immaginare”

dalla nostra inviata Paola Suardi

Cannes. Martedì sera 16 maggio Chiara Mastroianni ha condotto l’apertura officiale del 76° Festival di Cannes e ha iniziato accennando “mi sono innamorata di te” di Tenco: ci è parsa una dichiarazione d’amore per il Cinema, seguita infatti dalle parole che ricordavano che “il Cinema appartiene alla vita…, che questo Festival è nato nel 1939 in un momento in cui la libertà era in pericolo, per rivendicare la libertà a creare e immaginare”. L’inno al Cinema è consuetudine nella cerimonia di apertura e ogni anno viene declinato in modo diverso, l’anno scorso furono la guerra in Ucraina e le parole di Zelenskj a dargli un senso speciale. Quest’anno la guerra è ancora in corso, the show must go on, e il momento che più ci ha fatto pensare all’Ucraina è stato quando i “Gabriels” hanno intonato magistralmente “Stand by me”. Chissà se era voluto.

A fine serata toccherà invece a Catherine Denueve rivolgere un pensiero sentito all’Ucraina recitando la poesia “Speranza” dell‘ucraina Lessia Oukraïnka (1871-1913): “Non ho più né felicità né libertà. Mi resta una sola speranza: tornare un giorno nella mia bella Ucraina, rivedere ancora la mia terra lontana, vedere il Dniepr così blu, e lì vivere o morire, poco importa. Rivedere ancora una volta le pianure, e bruciare i pensieri antichi. Non ho più nè felicità nè libertà, mi resta un’unica speranza”. E dopo questi versi, quasi dimentica di annunciare l’apertura ufficiale del Festival.

Durante la presentazione della Giuria, presieduta dal geniale regista svedese Robert Ostlund, ci vengono mostrate clip tratte dai suoi film (“Forza maggiore”, “The Square”, “Triangle of sadness”, “HappySweden”…) e ritroviamo chicche irresistibili, di un’ironia urticante, come i fotomodelli cui viene richiesto di fare uno sguardo “alla Balenciaga” e poi “alla H&M”… Ostlund parla della forza del cinema di riunire in una sala tante persone e metterle di fronte ad un unico contenuto, polemizza sulla frammentazione dei contenuti fruiti individualmente attraverso gli smartphone, ricorda che la forza del cinema è nel vedere insieme il film per poi elaborarne il contenuto a vantaggio della collettività. Chi scrive non può essere che d’accordo intendendo lo scrivere di cinema come un’azione da condividere.

Tra i momenti principali della serata ricordiamo Uma Thurman che consegna a un raggiante Michael Douglas la Palma d’Oro alla carriera. I clip che precedono il suo discorso ci ricordano una carriera intensa e versatile, con ruoli diversissimi, basti pensare a “Liberace”, “Basic Instinct”, “King of California”, “Black rain”, “Wonder Boys”, “Wall Street” per citarne solo alcuni. Nel suo discorso l’attore ha detto di essere più vecchio del Festival e sottolineato come particolarmente formativi la figura di Karl Malden, collega e mentore nella serie “On the streets of S. Francisco” e il padre Kirk, “dalla forza e stamina incredibili”.

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