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L'intervista

Giorgio Gori: “Al futuro sindaco di Bergamo lascerò un biglietto: demografia e giovani” video

Il sindaco di Bergamo racconta il rinascimento della sua città tra turismo, investimenti, valorizzazione del territorio e grandi progetti

Bergamo. Bergamo e il suo rinascimento, raccontato dal suo stesso mecenate. Così, Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, fotografa l’evoluzione di una città che, negli anni, soprattutto gli ultimi, è riuscita a dare sempre più forma e consistenza alle sue bellezze, consentendo ai suoi cittadini in primis e ai turisti poi di poter godere del suo ricco patrimonio. E, ciliegina sulla torta, ci ha pensato l’anno della Capitale a dare l’ultima stoccata felice, quella vincente, per alzare il sipario su un capoluogo diventato meta consolidata di visite e, quindi, di turismo. Lo raccontano i dati, gli ultimi forniti in ordine temporale, quelli che al meglio descrivono di come sia sempre una buona pratica quella di raggiungere Bergamo. E il discorso non vale solo per il settore, ma anche e soprattutto per quanto di eccellente la città stessa può offrire in termini di servizi.

Il tutto grazie ad una ricetta sapientemente costruita, nella quale gli ingredienti sono stati dosati a dovere e il cui risultato finale è da cucina stellata: visione, volontà e, anche, investimenti. Che non guastano mai, soprattutto quando la mission è rivolta a raccontare la città e a metterla in mostra nella sua forma migliore. E il tutto passa non solo da una lucida e precisa visione dello stato dell’arte, di quanto e di come si possa passare dalla potenza all’atto, ma anche e soprattutto di come si possa offrire e di come la si voglia far diventare. Molte le iniziative, molti gli interventi studiati e pianificati, parecchi dei quali ancora allo stato embrionale e che vedranno la luce nei prossimi anni.

E in questo molto ha significato anche la mano santa del PNRR arrivato sì in un momento propizio, ma che ha acquistato ulteriore valore trovando terreno fertile. Perché, si sa, è importante avere le risorse, ma ancor di più sapere come spenderle. Da qui i progetti, in termini di riqualificazione urbana, del nuovo Palazzetto dello Sport dove troverà casa la nuova GAMeC, la ristrutturazione del complesso di Sant’Agata, quella delle case popolari del Villaggio degli Sposi, oltre alle ristrutturazioni di scuole, asili, palestre e luoghi della socialità. Senza dimenticare le grandi infrastrutture volute per cercare di alleggerire il traffico in entrata, opere che ancora non si vedono fisicamente, ma che prenderanno forma nel futuro prossimo.

Lo sguardo di Gori è allargato, come è solito fare. E si sposta, col pensiero e le parole, dal grande al piccolo in un attimo. Il tema è sviscerato in ogni sua forma, partendo da un concept che ha il sapore della categoria, fino ad arrivare alla minuzia del particolare. E lo è anche quando racconta di come, parlando di turismo, Bergamo sia tornata ai livelli del 2019, superandoli, facendo un salto di qualità. Numeri significativi, molto positivi, che mettono in luce i frutti di un lavoro la cui semina è partita da lontano e che fanno registrare una crescita del 21% nel solo primo trimestre dell’anno in corso, con una progressione costante al netto del periodo pandemico.

“È il risultato che premia lo sforzo di tanti e che fa della cultura, in tutte le sue forme, il vero patrimonio che resterà negli anni”. Un turismo, dunque, quello culturale, capace di diventare matrice e marca, nella sua accezione più moderna e straordinaria possibile. Segno dei tempi che viaggia stabilmente sul binario dell’organizzazione e del pragmatismo, l’imprimatur dell’amministrazione Gori, dove nulla è lasciato al caso ma, piuttosto, ben ordinato e programmato. Un fenomeno da vivere sì, ma al tempo stesso da regolare per consentire non solo ai turisti di essere messi nelle migliori condizioni di farsi trasportare dall’esperienza, ma anche per consentire a chi fa della città la sua quotidianità di continuare ad andare fieri di godere di un contesto urbano a misura d’uomo.

Una città bella e accessibile, che guarda al futuro con stupore e meraviglia e che, soprattutto, non si ferma. Una città, racconta Gori, capace di crescere e di valorizzare ogni suo angolo, anche il più nascosto. Certo, il patrimonio di Città Alta è indiscusso, guai a chi lo tocca. Ma Bergamo non è solo la sua perla, la parte storica. È anche un rinnovato e ritrovato centro piacentianiano, il cuore vero dove tutto prende forma, la parte più popolare ma anche più genuina della città, quella che, come lui stesso ammette, “i bergamaschi si sentono assolutamente e sentimentalmente loro”. Tanto che, come ricorda, spesso ci si trova a raccontarla come una piccola Babele, accolti dal vociare nelle più svariate lingue. Lo sono i suoi stessi quartieri periferici, sui quali questa amministrazione ha puntato moltissimo, specialmente nei primi cinque anni.

Luoghi ripensati, ritrovati, rivisti e, quindi, rilanciati. Ergo, il “piano periferie”, il leit motive del primo mandato.

Da qui il tema degli affitti turistici che se da un lato preoccupa il sindaco, dall’altro lo anima. La riflessione non resta, però, un mero esercizio di stile. Si fa proposta, discussa anche nella giornata di lunedì scorso con il Ministro Daniela Santanchè e sulla quale, rispetto alle volontà del Governo, si dice fiducioso. Idea che trova la sua forma nella “possibilità di consentire ai primi cittadini, cosa che oggi accade solo a Venezia, di avere il potere di gestire la partita zona per zona, in termini di trasformazione, come del resto si fa con la pianificazione urbanistica”.

Bergamo città attrattiva, anche e soprattutto per i giovani. Grazie a un’università diventata sempre più istituzione, cresciuta esponenzialmente nel tempo e con un’offerta formativa da far invidia, capace di passare da 16mila a ben 23mila iscritti. Mica robetta così. E al sindaco il tema sta particolarmente a cuore, perché, come dice, “quello è il nostro futuro”. Motivo per cui le offerte devono continuamente essere ampliate e arricchite, per favorire non solo l’arrivo di persone propositive e capaci, ma anche per garantire loro una possibilità concreta di permanenza. E, perché no, a lungo termine.

Una Bergamo, dunque, che diventa grande, che cresce sotto l’occhio attento e vigile della sua amministrazione che l’accompagna, per mano, in un fantastico viaggio destinato a portarla lontano.

Un futuro segnato, positivamente s’intende, per il quale il sindaco ha decisamente tracciato la via. Il cartello da seguire è lì, è solo da vedere. Anche se, a facilitarne la comprensione e la lettura, ci penserà lui che, assicura, metterà nelle mani del suo successore un bigliettino con scritte due parole semplici, demografia e giovani.

Un lascito importante che chi avrà l’onore e l’onere di vivere l’avvicendamento, dovrà tenere ben a mente. Con la speranza, dice, che il destino di Bergamo sia simile se non identico a quello di Brescia che ha trovato in una donna, Laura Castelletti, assessore alla Cultura, il continuum di un lavoro ben fatto e, dunque, la sua nuova prima cittadina.

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