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L'artista

Tra fiabe e miti la “rivolta poetica” di Maria Bressan fotogallery

La sua è un’indagine legata alla dimensione della spiritualità, oltre che alla disciplina dell’antropologia, che si esplica attraverso grandi murales rappresentanti animali fantastici o personaggi delle fiabe

EU-noé è la rubrica per far conoscere e sostenere gli artisti under 35. L’obiettivo principale è dare l’opportunità a giovani artisti di mettere in mostra i propri lavori, affinché venga effettivamente riconosciuto uno “spazio ai giovani” ed evitare che questo mantra, come tutti i buoni propositi, cada miseramente nel vuoto.

Le fiabe, i miti rivestono non solo nei più piccoli, ma anche negli adulti un’attrattiva complessa da spiegare, sarà forse la loro capacità di aprire altri mondi, sarà la loro tradizione millenaria, il fascino delle situazioni che si ripetono. Alla loro fascinazione non è rimasta indifferente Maria Bressan, giovane artista di Carrara che, insieme alla collega Fiammetta Ghiazza, ha fondato presso la storica topografia anarchica, ancora in attività, lo studio Brezza.

Sebbene la parola, come il motto “rivolta poetica” dimostra, sia il centro della loro ricerca, Maria si è concentrata sul ruolo dei simboli e i significati che ricorrono inalterati da millenni all’interno delle favole e delle leggende. Il loro contenuto universalmente condiviso e condivisibile racchiude, secondo Bressan, utili indizi sulle caratteristiche della natura umana, una bussola per meglio conoscere sé stessi.

Il suo personaggio preferito è Babayaga, fuori da ogni schema sociale, mostruosa, orribile ma in realtà saggia e “buona”, genuina, libera nell’esprimersi in modo autentico e nel premiare gli altri a fare lo stesso. La sua è quindi un’indagine legata alla dimensione della spiritualità, oltre che alla disciplina dell’antropologia, che si esplica attraverso grandi murales rappresentanti animali fantastici o personaggi delle fiabe.

Il murales non è una scelta casuale perché il modo di fare arte di Maria vuole essere il più accessibile e fruibile possibile. Il suo è infatti un bisogno espressivo personale, che vuole essere uno stimolo per lo spettatore a fare altrettanto ed approfondire la conoscenza del sé: “Cerco di fare luce sulla conoscenza intima di sé, perché nel momento in cui uno conosce sé stesso riesce a fare meglio le cose nel mondo”.

L’arte, sulla scorta di Schelling, diventa quindi un importante strumento cognitivo che contribuisce a migliorare la conoscenza del sé e dell’agire, permettendo di cogliere l’identità del soggettivo e dell’oggettivo.

Maggiori informazioni su www.eu-noe.eu
e-mail: s.maggi@eu-noe.eu

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