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Giallo di mapello

C’era un uomo nella vita di Stefania? La prima a denunciare ai carabinieri fu un’amica

La prima telefonata in caserma a Ponte San Pietro arrivò da una donna con la quale era entrata in confidenza da qualche mese

Mapello. Tutto contribuisce ad alimentare il mistero attorno alla morte di Stefania Rota, la 62enne trovata morta in casa lo scorso 22 aprile a Mapello. Persino la luce che almeno da mercoledì è accesa all’esterno del secondo piano dell’abitazione, passata al setaccio dai carabinieri e attualmente sotto sequestro (quindi off-limits per chiunque); anche il tempo che avrebbe speso in compagnia di un uomo, tra i viali alberati che portano al Santuario della Madonna di Prada. Un uomo l’avrebbe anche riaccompagnata a casa più volte in auto, senza però varcare la soglia dell’abitazione.

Del resto, è tra le frequentazioni di Stefania che gli inquirenti stanno cercando informazioni utili a risolvere il giallo. Oltre all’uomo misterioso, si sa che la 62enne si prendeva cura di alcuni anziani. E che si vedeva con un cugino di secondo grado per andare a camminare. Lo stesso faceva con un’amica conosciuta qualche mese fa; segno che la donna, per quanto “schiva” e “riservata” (come l’hanno definita in molti), era aperta a nuove conoscenze.

Stando a quanto risulta a Bergamonews, la primissima telefonata ai carabinieri di Ponte San Pietro l’avrebbe effettuata proprio questa amica di Stefania. A volte andavano insieme a passeggiare, altre a prendere un caffè per chiacchierare del più e del meno. Non si sentivano spesso al cellulare, ma erano entrate in confidenza. Dopo le prime chiamate a vuoto, l’amica ha iniziato a preoccuparsi. Quando l’eccezione si è trasformata in regola, ha avvisato le forze dell’ordine. E lo stesso ha fatto un’altra amica con cui la 62enne era solita confidarsi, prima di chiunque altro.

All’inizio si pensava a un dramma della solitudine, nonostante la casa della donna sia circondata da quelle di zii e cugini di secondo grado dalla parte del padre, come quello con cui ogni tanto andava a camminare verso Ambivere. Non si sa con quale frequenza (se a distanza di mesi, per esempio, l’uomo potrebbe non avere dato troppo peso ai mancati contatti con la cugina, anche se prolungati. Ma è solo un’ipotesi).

A scrivere una lettera erano stati invece i cugini materni. “Ciao Stefania, ti abbiamo trovata quando ormai non potevi più dirci nulla. Ti abbiamo cercata, ma non vedendo la tua auto nel vialetto o nel garage, pensavamo che tu fossi via per svolgere il tuo lavoro di assistenza agli anziani”. In Liguria, ma la donna avrebbe confidato proprio a un’amica di non potere lasciare Mapello per qualche mese, forse per via di una relazione che aveva intrapreso. Per quanto recente fosse, se davvero qualcuno era entrato nella sua vita, non avrebbe dovuto porsi delle domande? E, magari, avvisare a sua volta i carabinieri vista la costante irreperibilità della donna? Ma anche qui, siamo nel campo delle ipotesi.

Molte informazioni potrebbero essere contenute nel cellulare di Stefania. Il problema è che non si trova, così come la borsetta e le chiavi di casa. Solo l’auto, una Ford Fiesta Blu, è stata ritrovata in un parcheggio a circa 200 metri di distanza. Sarebbe stata usata e spostata più volte. Un residente ha dichiarato di avere notato alcune stranezze, come il finestrino del lato passeggero abbassato e poi rialzato. E una tanica di benzina, coperta da un maglione e alcuni stracci. Al momento del ritrovamento e del sequestro dell’auto era sparita. Che cosa ci faceva lì? Se qualcuno ha usato la Ford di Stefania dopo la sua morte, temeva forse di essere ripreso dalle telecamere di una stazione di rifornimento? Oppure aveva altre intenzioni, come eliminare delle tracce? Il luminol ne ha trovate alcune, ma per capire se siano ematiche (sangue) bisognerà attendere il risultato delle analisi scientifiche.

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