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Bergamo next level 2023

L’assessore Valesini: “Riqualificare per cambiare volto alla città” fotogallery

Guatterini, vicepresidente di ANCE Bergamo: “Finita la stagione del boom in cui si costruiva ovunque. Oggi vogliamo fare rigenerazione”

Scarti, luoghi abbandonati, dismessi. Paesi fantasma, avanzi del progresso tecnologico. L’abbandono urbano ha tante forme. I luoghi dimenticati inspiegabilmente seducono, attraggono, forse
perché sono densi di storia e memoria.

“Noi abbiamo scelto di chiamarli luoghi sospesi. Le architetture prodotte dall’uomo possono avere diverse vite e funzioni. E tra una vita e l’altra possono avere brevi fasi di sospensione (come nel caso degli appartamenti sfitti) o lunghe (come le aree dismesse). Tutti gli uomini hanno la passione per le rovine e attraverso questi luoghi possiamo immaginare visioni per un futuro presente”. Emanuele Garda, docente di Ingegneria del Territorio dell’Università degli studi di Bergamo, ha così sintetizzato il cuore della lezione aperta di martedì 9 maggio “Il mosaico del riuso nelle città: luoghi sospesi, patrimonio culturale e ricuciture urbane” presso la sede di ANCE, incontro che rientra nella rassegna Bergamo Next Level, promossa dall’Università degli studi di Bergamo e da Pro Universitate Bergomensi.

Le aree dismesse sono state travolte dal movimento social di Urbex, cioè Urban exploration, nient’altro che esplorazioni di luoghi abbandonati. Che vengono fotografati, documentati, condivisi online. Talvolta con un atteggiamento nostalgico, come collezionisti a caccia dell’ennesima figurina. Un movimento, agli esordi delle sue incursioni nei luoghi abbandonati, a cui non ha saputo resistere lo scrittore bergamasco Matteo Nicodemo, che ha iniziato la sua indagine da Green Land, un parco divertimenti dimenticato a Limbiate, ambito da tutti i seguaci del movimento Urbex.

“La contemplazione non può bastare, né questo stile da turismo mordi e fuggi. Solo una prospettiva interdisciplinare all’urbanità può coniugare uno sguardo consapevole sui luoghi della città e un approccio pragmatico di cambiamento”, ha detto Lorenzo Licciardi, docente di Letteratura tedesca all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, che ha censito sul suo sito Derive suburbane luoghi campani abbandonati con oltre 250 articoli e circa 4000 fotografie. “Questi spazi devono essere riumanizzati”.

Una sfida che è pronta a raccogliere anche ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili di Bergamo, con i suoi 400 associati. Il Vicepresidente Renato Guatterini: “Da molti anni collaboriamo con l’Università degli studi di Bergamo e Pro Universitate Bergomensi. Siamo parte di questa filiera che vuole fare qualcosa di diverso, perché è finita la stagione del boom economico in cui abbiamo costruito case ovunque, perché la domanda era quella. Oggi vogliamo fare rigenerazione, da intendersi nelle sue diverse accezioni: ambientale, energetica, estetica”.

Se la riqualificazione è necessaria, “dobbiamo trovare i modi per metterla in atto. ANCE nazionale sta lavorando per estendere a tutto il Paese – frammentato da normative che talvolta variano anche da Comune a Comune – la legge regionale lombarda, che permette di lavorare bene in questa direzione”.

“Le aree dismesse richiedono sempre un impegno complesso. Da un lato portano con sé una densità di racconti di vita significativi che non si vorrebbero cancellare, ma al contempo richiedono investimenti importanti, e questo vale in particolare per le nostre città che sono stratificazioni di storie”, così Francesco Valesini, assessore alla riqualificazione urbana, urbanistica, edilizia privata, patrimonio del Comune di Bergamo. “La nostra città si sta dando delle nuove identità, a fronte di un passato che l’ha vista posizionarsi soprattutto come operosa e votata al lavoro. Ripensare ai molti contenitori dismessi della nostra città è uno dei modi per cambiare volto”.

Dal caso degli ex ospedali Riuniti – 140 mila mq per un’operazione da 150 milioni di euro per farne l’Accademia Nazionale della Guardia di Finanza – all’intervento sull’area ex OTE (Chorus Life), incentivata dalla presenza della rete della Tramvia delle Valli e dal progetto di prossima realizzazione della T2, la tramvia che andrà a collegarsi con la Valle Brembana.

“Lo sviluppo segue le maglie del trasporto pubblico”, rimarca anche Stefano Zenoni, assessore all’Ambiente e alla Mobilità del Comune di Bergamo. Come dimostra l’interesse manifestato dall’Università degli studi di Bergamo per l’area industriale dell’ex Reggiani, sempre grazie alla T2.

E poi la riqualificazione della ex centrale elettrica di via Daste e Spalenga che alimentava area industriale tessile, dismessa da oltre 30 anni, che, oggi ospita 13 soggetti, tra cui Lab 80 e altre cooperative che hanno trovato sede qui. Infine, l’ex Principe di Napoli (in via Pignolo), palazzo con un primo nucleo seicentesco verso il borgo e una sequenza di corti fino al parco Marenzi, dismesso da oltre 30 anni, che ospitava un orfanotrofio e che diventerà un polo socio-culturale, con spazi per il quartiere, per cooperative e associazioni.

Contaminazione, coprogettazione, interdisciplinarietà: è da qui che, secondo l’Università degli studi di Bergamo, può arrivare una spinta all’innovazione per il futuro del nostro territorio. “Istituzioni, imprese, Ateneo ed abitanti possono lavorare insieme” ha concluso Alessandra Ghisalberti, docente di Geografia economico-politica di Unibg.

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