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Amarcord

Un prologo con giallo: il Giro d’Italia 1967 e la “Grande Partenza” a Treviglio

Sabato in Abruzzo scatta la Corsa Rosa: nel 1967 partì dalla Bergamasca

Treviglio. La partenza del Giro d’Italia è un evento particolarmente atteso dai tifosi e dalle località che accolgono la Corsa Rosa. Un momento in cui osservare i propri paladini sfilare sorridenti con le proprie maglie colorate prima di sfidarsi lungo le strade della Penisola. Una sorta di calma prima della “tempesta sportiva” che sa restituire quella gioia che solo la primavera, e nello specifico maggio, sanno offrire.

Quel clima festoso venne però improvvisamente stemperato nel 1967 in occasione della cinquantesima edizione della corsa a tappe più amata dagli italiani, in partenza da Milano e destinata a trasferirsi in fretta e fuori a Treviglio mettendo in scena così la prima “Grand Depart” della storia del territorio orobico.

In vista dei festeggiamenti per l’importante traguardo raggiunto, il patron del Giro Vincenzo Torriani aveva predisposto un via particolarmente spettacolare con gli atleti chiamati ad affrontare un prologo lungo le strade di Milano, sedici chilometri nel capoluogo meneghino in programma nella tarda serata di venerdì 19 maggio con partenza da Piazza del Duomo.

In seguito alla presentazione in programma in Galleria Vittorio Emanuele II, i corridori erano chiamati ad affrontare a partire da mezzanotte il cosiddetto “Sprint del Cinquantenario” regalando alle migliaia di tifosi assiepati lungo le transenne uno spettacolo unico nel suo genere.

Quando tutto sembrava pronto, con i favoriti della vigilia Jacques Anquetil, Felice Gimondi e Gianni Motta pronti a prendere il via, ecco arrivare la notizia che cambierà le sorti di quell’edizione: un gruppo di manifestanti appartenenti ai gruppi extraparlamentari di sinistra e guidati dall’editore Giangiacomo Feltrinelli aveva infatti invaso il percorso nei pressi di via Torino sbarrando la strada alla carovana pubblicitaria presente sul tracciato.

Il sit-in era infatti stato organizzato per protestare contro la Guerra del Vietnam che proprio in quei giorni vide le truppe americane invadere la zona “smilitarizzata” posta a cavallo fra il Vietnam del Nord e quello del Sud.

La concitazione prese così piede causando alcuni tafferugli fra manifestanti e spettatori e spingendo Torriani ad annullare la frazione, spingendo però i corridori ad affrontare comunque la “passerella” partendo però da Piazza della Scala e compiendo quanto previsto in senso contrario.

La decisione portò il patron del Giro a far partire ufficialmente la corsa da Treviglio nei pressi della sede della Bianchi accompagnando così il gruppo verso il traguardo della prima tappa posto ad Alessandria dopo 135 chilometri con il successo del padrone di casa Giorgio Zancarano.

Quell’edizione rimarrà però nella memoria dei tifosi orobici per il primo trionfo di Felice Gimondi che, nonostante l’annullamento della tappa delle Tre Cime di Lavaredo, riuscì ad avere la meglio sul piemontese Franco Balmamion e sul francese Jacques Anquetil.

Un successo che farà da abbrivio alle numerose vittorie del campione di Sedrina, a segno nel 1969 e nel 1976, ma che predisporrà anche la seconda partenza del Giro sulle strade bergamasche, quella andata in scena a San Pellegrino Terme nel 1970 nella competizione che fu simbolo della rivalità fra “Il Cannibale” Eddy Merckx e il fuoriclasse di casa nostra.

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