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Lo spettacolo

Sold out a Casazza per le “Giovinette, le calciatrici che sfidarono il Duce”

Rappresentazione teatrale di una storia vera: quella della prima squadra di calcio femminile italiana, nata nel 1932 sotto il regime fascista. Dall’omonimo romanzo di Federica Seneghini e Marco Giani

Casazza. Sold out domenica sera (23 aprile), alla Sala della Comunità di Casazza per lo spettacolo teatrale “Giovinette, le calciatrici che sfidarono il Duce” – regia di Laura Curino –, tratto dall’omonimo romanzo della giornalista Federica Seneghini e dello storico Marco Giani.

Un tutto esaurito che fa ben sperare e che si ostina, ancora una volta, a tenere spalancate le porte della speranza di un domani migliore, fatto di possibilità concrete, di scelte e traguardi sempre più coerenti.

“Giovinette, le calciatrici che sfidarono il Duce” è uno spettacolo che parla di donne, di diritti, di libertà. E dell’amore per il calcio di un pugno di giovinette – guai a chi le chiama signorine; certo: sempre che non si tratti ‘del Meazza’, idolo incontrastato di una di loro – che nel 1932, anno decimo dell’era fascista, uniscono le loro forze (e ne hanno da vendere!) e decidono di dare vita alla prima squadra di calcio femminile italiana.

Nasce così su una panchina di Milano, per gioco, quasi per sfida, sicuramente anche per ribellione, il GFC (Gruppo Femminile Calcistico). E su questo slancio di coraggio si apre la rappresentazione che vede protagoniste tre amiche, compaesane, compagne di vita e di sogni: l’ironica ed energica Losanna Stringaro, la sarta riflessiva Marta Boccalini e l’accorta Maria Lucchesi, rispettivamente interpretate dalle bravissime Rita Pelusio, Rossana Mola e Federica Fabiani.

Le giovinette sono caparbie e sanno dove vogliono arrivare. Per farlo, percorrono ogni strada possibile. Grazie al passaparola, raggiungono altre aspiranti calciatrici; in seguito alle pubblicazioni delle loro lettere di diffusione dell’iniziativa sui giornali dell’epoca, il numero delle atlete cresce in maniera esponenziale e l’impegno si fa sempre più serio. Purtroppo, però, ogni piccolo traguardo raggiunto dalle giovinette diviene pretesto per offensive dicerie nei loro riguardi. Ma non bastano battute infondate per far desistere chi sogna così in grande.

Poco dopo, scattano inevitabilmente le prime restrizioni del regime: tempi di gioco più brevi, pallone di gomma, gonna nera invece dei pantaloncini, passaggi solo rasoterra, obbligo di portieri maschi adolescenti. Regole atte a preservare – così cercavano di far credere – le capacità riproduttive delle giocatrici.

Tra alti e bassi, la loro avventura sportiva resiste per quasi un anno, finché nulla può di fronte all’ordine del regime di cessare ogni attività. Proprio alla vigilia della loro prima partita ufficiale ‘interregionale’ contro una squadra femminile alessandrina. Così si chiude una parentesi di Storia che ha dello straordinario nel coraggio, delle giovinette, di battersi per conquistare libertà e diritti.

Triplice fischio finale: conclusi i tempi regolamentari. Parità. Ma la partita è ancora lunga, restano i supplementari e noi, ‘donne nel pallone’, innamorate di questo sport, non smetteremo di correre forte verso ciò che meritiamo.

Gli ostacoli ci motivano; le difficoltà ci rafforzano. Perché il nostro amore per il calcio è indefinito e indefinibile. E non tramonterà mai. “E non tramonteremo mai, come un pallone che si rifiuta di cadere per terra”.

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