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Chi e cosa si festeggia

Il 25 Aprile ci ricorda delle cose di cui ci siamo liberati nel 1945 e di coloro che ci hanno aiutato a liberarcene

Questo elenco di privazioni e di violenze mi rende un po’ più chiaro il motivo per cui la l’anniversario che celebriamo ogni 25 Aprile si chiama Festa della Liberazione e perché riguarda da vicino la vita quotidiana di tutti noi. È davvero importante festeggiarla anche quest’anno, così come ogni anno. Spesso ci rendiamo conto del valore delle cose, dei diritti che abbiamo o delle persone che ci stanno vicino solo quando ci vengono sottratte: un po’ come è successo con il Covid

Che ci piaccia o no… anzi, che mi piaccia o no, la mia vita è ormai segnata dal Covid. C’è stato un prima e un dopo.

Prima del Covid associavo alla parola libertà immagini come un cavallo che corre su una spiaggia deserta o un gabbiano che vola nel cielo azzurro (sì sono una persona banale, lo so!).

Dopo il Covid, se mi si parla di libertà, penso subito al lockdown o meglio, visto che ultimamente i puristi della lingua italiana sono in crescita, al confinamento. Ripenso ai momenti più duri dell’Era Covid perché è lì che ho scoperto che cos’è davvero la libertà, attraverso la sua limitazione.

Ho cominciato ad accorgermi del numero elevato di attività che non potevo più svolgere e, in parte, anche a quelle che era comodo non dover svolgere più!

Faccio alcuni esempi.

Soffrivo nel non poter andare a camminare, a fare un giro in bicicletta. Niente cinema, né tantomeno concerti. Niente serate al bar con gli amici, al massimo un caffè consumato in piedi e al freddo fuori da un locale. Soffrivo nel non poter invitare o andare a trovare alcune persone care. Soffrivo nel dovermi mettere in coda per fare più o meno qualsiasi cosa fuori di casa, come per esempio la spesa, e nel dover stare a distanza, con una mascherina sulla bocca e sul naso. Quando ero per strada, dopo aver tossito o starnutito, soffrivo nell’essere guardato per questo semplice motivo come un appestato o un untore. E poi soffrivo nel sentire che l’Autorità Costituita, a qualsiasi livello e di qualsiasi colore politico essa fosse (Stato, Regione, Comuni, Forze di Polizia e anche Vigli Urbani), poteva disporre quasi della mia vita. Dovevo giustificare tutto ciò che facevo e portare sempre con me un foglio che autorizzasse il mio essere fuori dal mio domicilio. “Ma è mai possibile?” mi domandavo.

C’erano, per fortuna, anche alcuni vantaggi ovvero cose che ho cercato di vedere come tali. Godevo nel non dover fare alcune riunioni o attività lavorative in presenza. Godevo nel non poter incontrare persone che solitamente non avevo voglia di incontrare. Godevo nel non dovermi immergermi nel traffico e nel respirare l’aria della mia città sentendola pulita come non l’avevo mai sentita prima. C’erano pochissimi rumori di motori (ma moltissimi di sirene, purtroppo!) e riuscivo a percepire molti suoni e versi naturali che di solito in città non si sentono.

I motivi di sofferenza erano senz’altro superiori a quelli di godimento ed è per questo che ho vissuto, insieme a molti credo, la fine delle restrizioni come una liberazione.

Ho provato allora a pensare a ciò per cui molte persone avranno vissuto il 25 aprile del 1945 come una Liberazione. È vero che a scuola ci insegnano che ogni anno ricordiamo la fine della dittatura nazifascista ma mi domandavo, nello specifico, di che cosa si saranno sentiti liberati i cittadini ormai quasi 80 anni fa…

Lo smantellamento della democrazia e delle libertà, infatti, è stato infatti un lungo processo già negli anni ‘20 del Novecento con la conseguente alterazione della vita sociale e civile. Quelli che oggi quasi tutti (per fortuna!) riconoscono come i grandi errori del regime fascista sono le leggi razziali e l’alleanza con Hitler, due colpe davvero difficili da ignorare… ma questi non sono altro che la punta dell’iceberg o il lockdown “pesante”, per parlare in termini post-coviddiani! Molti anni prima, a partire dagli anni ‘20, ci furono una serie di zone bianche, gialle e rosse in cui le libertà e la democrazia furono sempre più confinate, umiliate e ridotte…

Tra il 1925 e il 1926, per esempio, furono promulgate una serie di Leggi che privarono il Parlamento del potere legislativo: nessuna Legge poteva essere presentata in Parlamento senza la preventiva autorizzazione del Duce. Poi furono sostituiti i Sindaci eletti dai cittadini con i Podestà nominati dal Governo. In seguito vennero sciolti i partiti e rimase in essere solo il Partito Nazionale Fascista. Poi fu abolito il diritto allo sciopero e gli unici sindacati autorizzati e legalmente riconosciuti erano quelli fascisti. In seguito vennero soppressi i giornali di opposizione e sopravvissero solo quelli che si adeguarono alle direttive fasciste: in sostanza venne eliminata qualunque libertà di critica. Venne poi reintrodotta la pena di morte per i reati contro la sicurezza dello Stato e il Tribunale Speciale condannò e mandò al confino decine di migliaia di cittadini italiani.

Fin qui nessuna traccia di razzismo o di complicità con Hitler, all’epoca un semplice militare che tra il 1925 e il 1926 stava diventando famoso per aver scritto un bestseller mentre era in carcere.

Nel 1928 il fascismo si attribuì il potere di predisporre la lista dei candidati alle elezioni: gli elettori potevano soltanto approvare o respingere in blocco questa lista e dovevano farlo davanti a tutti, non nella cabina elettorale. Andavi al seggio e se sceglievi la scheda del SÍ rappresentata dal tricolore potevi tornare a casa tranquillo; se sceglievi quella bianca del NO, diciamo che ti complicavi la vita… per usare un eufemismo!

Poi arrivò la censura cioè alla cancellazione immediata di qualsiasi contenuto contrario al fascismo nonché alla schedatura dei singoli cittadini ritenuti sospetti. Vari furono gli argomenti sottoposti a censura cioè ritenuti “intoccabili” dal regime come per esempio la maternità, la demografia, la patria, la guerra o il sentimento nazionale. Il cinema era totale appannaggio del Regime e quindi non aveva bisogno di censura: vennero invece pesantemente censurati i contenuti e le performance teatrali.

Infine, una volta entrati in guerra, vennero aperte, controllate e censurate le lettere che i soldati cioè i nostri padri, nonni, zii o bisnonni scrivevano dal fronte. Le commissioni militari per la censura quotidianamente componevano in una nota, che veniva ricevuta giornalmente da Mussolini o dal suo apparato, le opinioni e i sentimenti dei soldati al fronte.

Questo elenco di privazioni e di violenze mi rende un po’ più chiaro il motivo per cui la l’anniversario che celebriamo ogni 25 Aprile si chiama Festa della Liberazione e perché riguarda da vicino la vita quotidiana di tutti noi. È davvero importante festeggiarla anche quest’anno, così come ogni anno. Spesso ci rendiamo conto del valore delle cose, dei diritti che abbiamo o delle persone che ci stanno vicino solo quando ci vengono sottratte: un po’ come è successo con il Covid.

Il 25 Aprile ci aiuta a ricordare di quante cose ci siamo liberati nell’aprile del 1945 e tutti quelli che ci hanno aiutato a liberarcene.

VIVA LA PRIMAVERA di Gianni Rodari

Viva la primavera

che viaggia liberamente

di frontiera in frontiera

senza passaporto,

con un seguito di primule,

mughetti e ciclamini

che attraversando i confini

cambiano nome come

passeggeri clandestini

tutti i fiori del mondo son fratelli.

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