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Neoslogos: il futuro digitale del patrimonio culturale italiano

Qual è lo stato odierno del rapporto tra cultura e digitalizzazione? Risponde Nadia Busato, Ceo di Neoslogos, società benefit controllata da Neosperience.

Qual è lo stato odierno del rapporto tra cultura e digitalizzazione? Dove stiamo andando e come possiamo continuare a costruire un mondo che sia migliore tecnologicamente e umanamente?

Lo abbiamo chiesto a Nadia Busato, Ceo di Neoslogos, società benefit controllata da Neosperience.

Da quale idea nasce Neoslogos?

Quando abbiamo fondato Neosperience, avevamo ben chiaro che lo sviluppo della tecnologia non può essere svincolato dalla costruzione di un mondo migliore, dove gli utenti possono ancora costruire relazioni in modo creativo, proattivo, generativo. 

L’empatia è per noi il potere che fa crescere la tecnologia all’interno della vita. Per questo abbiamo creato un soggetto, interamente no profit, che si occupa proprio di progettare la crescita digitale all’interno di ampi orizzonti culturali: Neoslogos. 

Che impatto ha avuto il digitale sulla nostra vita negli ultimi decenni?

Trascorriamo ormai circa sette ore della nostra giornata sul Web, passando un terzo della nostra vita in uno spazio virtuale, fatto di “connessioni”, in cui cerchiamo contenuti, informazioni, ispirazione, condividiamo esperienze, costruiamo relazioni. 

Dal punto di vista etnologico, possiamo parlare di homo digitalis: una creatura che da un lato non ha ricordi di una vita pre-digitale, non è più in grado di sviluppare alcun aspetto della propria esistenza in ambienti e modalità analogiche, mentre dall’altro sta mutando le sue capacità di apprendere e memorizzare, sviluppando una vera e propria cultura, un modo di vita distinto da quello precedente.

Se l’antropologia ci racconta della faticosa e spesso conflittuale convivenza tra specie umane diverse, che per millenni hanno convissuto sullo stesso pianeta, è legittimo capire quali possano essere le conseguenze della convivenza di due generazioni interamente digitali con almeno quattro generazioni che hanno sviluppato la propria identità in un mondo analogico. 

Come possiamo allora, a livello culturale, affrontare questo cambiamento?

Nonostante i rallentamenti e l’allarmismo, lo sviluppo tecnologico avanza inesorabile. Di fronte alla velocità delle macchine, è inutile pensare di tenere il passo, ma vale la pena chiedersi come possiamo guidarle, capendo verso quale futuro vogliamo dirigerci.

L’essere umano ha sviluppato ciò che chiamiamo “cultura” prima di tutto attraverso l’esperienza. L’etimologia stessa della parola deriva dal latino colĕre, ossia coltivare: alla base della conoscenza ci sono l’impegno, la dedizione, la competenza, la cura. 

Proprio come l’agricoltura, la conoscenza è un nutrimento e una dimensione in cui le persone interagiscono e condividono, anche a garanzia delle generazioni che verranno. 

C’è spazio dunque per una “cultura digitale”?

Certo: ricordiamoci che anche nel digitale “coltiviamo” la nostra cultura. Ci passiamo del tempo, acquisiamo competenze, sviluppiamo nuove modalità di interazione, studiamo, lavoriamo, scambiamo opinioni, costruiamo comunità unite da valori e credenze.

Nel contempo, continuiamo a coltivare la dimensione materiale – chiamata fin troppo spesso “analogica”. Il mondo digitale non si è affatto sostituito al mondo, piuttosto si è aggiunto: il nostro è un mondo in cui la realtà e l’esperienza possono essere “aumentate” dalla tecnologia.

Di più però non vuol dire necessariamente migliore: bisogna che anche il digitale sappia “nutrire” e “generare frutti” a beneficio delle nuove generazioni. 

Che cos’è la cultura per Neoslogos?

Per Neoslogos la cultura è qualcosa che si aggiunge alla realtà per far sì che l’esperienza sia migliorativa, più emozionante, più empatica, più profonda. La “cultura del digitale” è tutta da costruire, esattamente come il “digitale per la cultura”.

Neoslogos si impegna a trasformare le intuizioni, le visioni e gli obiettivi in progetti, capaci di generare altre visioni e abilitare così un circolo virtuoso di conoscenza.

Nel tempo che abitiamo, i progetti sono anche tecnologici, gli scenari anche virtuali e, in generale, ogni idea di futuro implica anche la dimensione digitale. 

Per questo abbiamo scelto come claim “Culture in progress“: la cultura è la più dinamica tra le relazioni umane, in costante evoluzione, capace di immaginare un mondo in cui c’è spazio per piccoli passi e grandi domande, in cui la prima connessione da potenziare rimane, ora e sempre, quella tra le persone.

Venerdì 28 aprile alle 14:30, nel corso di un webinar dedicato, approfondiremo ulteriormente la complessa relazione tra sviluppo digitale e patrimonio culturale. La registrazione è gratuita e aperta a tutti al link dedicato: https://nsp-is.live/webinar-neoslogos.

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