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L'intervista

Content creator ed event planner: nel mondo di Vanessa Strabla, in arte “libridifuoco”

Attiva da quattro anni nel settore del book blogging: gestisce anche un suo Gruppo di Lettura, dove si riflette su alcune tematiche partendo dagli spunti offerti dai libri che i membri stessi scelgono su un canale Telegram

Vanessa Strabla, in arte libridifuoco, è una content creator bergamasca attiva da quattro anni nel mondo del book blogging. Definisce la sua pagina Instagram “Il suo specchio virtuale” dove recensire libri, creare rapporti umani e discutere di temi importanti come il benessere psicofisico e il femminismo.

Come nasce la passione per la lettura?

I libri sono sempre stati una costante della mia vita: probabilmente le fiabe che i miei genitori mi leggevano prima di andare a dormire e i libricini di favole che mi compravano in edicola sono stati la spinta. Poi da piccola ero estremamente affascinata nel vedere mia sorella leggere di notte, mi faceva pensare a quanto potesse essere bello e interessante immergermi in questa attività come faceva lei, volevo provare anche io quelle sensazioni.

E la creazione della tua pagina Instagram?

Mi sono sempre sentita un pesce fuor d’acqua: da adolescente preferivo stare a casa piuttosto che uscire, forse perché leggendo provavo tutte quelle emozioni e immaginavo avventure che da ragazzina era un po’ difficile vivere. I libri sono stati la mia finestra sul mondo, ma ho potuto condividere questa passione con pochissime persone; da adulta mi sono resa conto di voler aprire uno spazio in cui speravo di trovare un riscontro. Ho conosciuto tanta gente diversa con cui chiacchierare online: con alcuni magari non siamo ancora riusciti a incontrarci, però è molto bello! Dal primissimo post mi sono resa conto che è una cosa che mi fa respirare a pieni polmoni: vorrei andare avanti a farlo per sempre!

Perché la scelta di chiamarsi “libridifuoco”?

Quando ho pensato di aprire uno spazio che mi rappresentasse ho scelto questo nome perché i libri erano l’argomento di cui volevo parlare e perché penso che l’elemento che mi rappresenti maggiormente sia il fuoco, con le sue sfumature positive e negative: coraggio, passione e enfasi, che ammetto, se non vengono tarati bene possono portare a una distruzione. Boh, penso che “Libri di Vanessa” non avrebbe avuto lo stesso impatto, no? (ride)

Prima di recensire un libro, credi sia opportuno leggerlo più volte per analizzarlo a fondo o lasciarsi trasportare dalle sensazioni che un libro lascia quando viene finito?

Partendo dal presupposto che sono possibili entrambe le cose, per me è importantissimo che venga espressa la parte più emozionale: leggere un libro una volta e dare subito il proprio parere permette di essere onesti. Penso che analizzarlo troppe volte possa spegnere l’entusiasmo del finale, è bello poter dire, una volta chiuso il libro, “wow, che sensazione”! In realtà poi sono una persona che rilegge tantissimo e sono convinta che ogni rilettura possa dare spunti di riflessione diversi… Per non parlare della variabile del tempo: magari rileggo lo stesso libro tra 5 anni e la recensione che ho scritto 5 anni prima non la condivido! Fa parte del cambiamento: avrò riletto “Oceano Mare” di Alessandro Baricco almeno 30 volte, ma a fine lettura mi sembra di provare sempre qualcosa di diverso: cambia il mondo e cambio io.

Oltre a essere una content creator lavori come event planner per Tenuta Serradesca. Come organizzi i tuoi contenuti compatibilmente con il lavoro?

Una cosa penso debba essere detta molto chiaramente: è bellissimo poter fare un sacco di cose diverse tutte insieme, ma è spesso difficile. Quando studiavo, spesso mi prendevo qualche ora a settimana per concentrarmi su libridifuoco e riuscivo a bilanciare tutto, con i miei tempi ovviamente. Adesso con il lavoro che faccio è molto più impegnativo: la pagina ne risente, ma sono assolutamente convinta che non sono obbligata a dover sempre dare 100! L’importante è che io stia bene, che sia una persona libera di poter vivere senza costrizioni, altrimenti anche le passioni (come nel mio caso libridifuoco) rischiano di diventare un obbligo e di perdere la magia per cui sono state create. Non nascondo che qualche volta è capitato di non sentirmi bene: i social ti impongono di stare al passo con i trend, di fare quello che fanno gli altri, ma meglio perché sennò passi nel dimenticatoio… Questa pressione c’è e sarebbe stupido far finta che non ci sia, la cosa più giusta però è saper dosare bene i contenuti con la propria vita di tutti i giorni.

Gruppo di lettura (GDL) in presenza: cosa sono e come li gestisci? Parlaci di “Un libro al giorno toglie il patriarcato di torno” e del perché la scelta, per il 25 Marzo, di “Ragazze elettriche” di Naomi Alderman.

Un GDL è uno spazio in cui persone diverse si ritrovano, online o di persona, a condividere le proprie impressioni su una lettura svolta insieme: l’obiettivo è creare spunti di riflessione o di scambio trattando le tematiche di cui il libro si fa portavoce. Ci possono essere diversi tipi di organizzazione: c’è chi decide di affrontare il libro capitolo per capitolo e chi invece decide di fare un solo incontro per avere uno scambio di impressioni. Per come la vedo io la lettura deve essere un momento di evasione o di ricerca del proprio spazio personale; quindi preferisco che non ci siano costrizioni: il mio GDL “Un libro al giorno toglie il patriarcato di torno” è aperto anche a chi non finisce i libri che proponiamo, a chi ne legge solo una parte, a chi li ha letti tutti, a chi invece li ha letti 5 anni prima e vuole finalmente venire a parlarne di persona con qualcun altro… Mi piace che sia un gruppo libero! La scelta del libro “Ragazze elettriche” di Naomi Alderman è stata collettiva: abbiamo scelto tutti insieme sul gruppo Telegram: si è rivelata ottimale perché è un libro che mi ha donato tantissimo su cui riflettere!

Quale autrice ti ha avvicinata al mondo femminista?

Tante, tantissime, infinite! Del panorama letterario italiano Giulia Blasi: mi ha dato uno scossone, ha una voce incredibilmente sincera e usa un linguaggio semplice. Credo però che la mia predisposizione arrivi da ragazzina, quando leggevo Jane Austen e le sorelle Brontë, soprattutto Charlotte. Sono storie di vita diverse, la prima ha sempre pubblicato i suoi scritti in maniera orgogliosa e trasparente, mentre invece le seconde sono state costrette dalla società a condividere i propri lavori sotto falso nome… Quindi penso che la mia vicinanza alle tematiche femministe arrivi dalla lettura di queste scrittrici imponenti che nonostante la loro grandezza hanno dovuto piegarsi a regole di un mondo maschile. Il femminismo è una tematica che continuo a portare avanti anche sulla mia pagina, e nonostante io ne parli molto penso che sia importante sottolineare che sto continuando ad imparare: non c’è un punto d’arrivo in questa tematica e credo che ci siano sempre nuove sfaccettature da scoprire.

Come può, la letteratura femminista, aiutare i giovani uomini a combattere pregiudizi di genere?

Il segreto sta nell’invogliare gli uomini a leggere. Sono consapevole che nonostante i passi avanti la maggior parte delle persone di sesso maschile è ancora convinta che la letteratura femminista sia una letteratura femminile, ed è ciò che bisogna scardinare: femminista e femminile sono due cose diverse! C’è ancora una concezione errata sulla definizione stessa del femminismo: non è e non sarà mai donne contro uomini ma donne e uomini insieme per una società che sia migliore per tutti, perché del patriarcato e della mascolinità tossica soffrono le donne tanto quanto gli uomini. Una cosa che mi dispiace molto è che spesso e volentieri i saggi femministi, tramite i loro titoli, possono risultare ancora targettizzati per le donne e le donne soltanto: è importante far sentire coinvolti anche i ragazzini! Immagino un adolescente di 15 – 16 anni, maschio o non binary: entrare in libreria e vedere saggi con titoli rivolti solo a ragazze può non far sentire rappresentati! A volte ho paura che, giudicando un libro solo dalla copertina, una persona che non è precedentemente interessata a queste tematiche possa sentirsi esclusa. Ovviamente il vero sforzo parte dall’educazione che si riceve dalla famiglia e che poi viene trasposta nel gruppo lavorativo e/o di amici che si frequenta: spesso e volentieri gli uomini sono ancora parte di un branco che va avanti per azione e tradizione, quindi fino a quando non riusciremo a scardinare questo concetto possiamo produrre tutta la letteratura femminista che vogliamo, ma purtroppo ammetto (questa cosa mi fa arrabbiare moltissimo) che se noi per prime non ci rimbocchiamo le maniche purtroppo le cose non cambieranno: bisogna star lì, risultare scomode, fare uno sforzo gratuito che però passo dopo passo porta a benefici. In temi di natura economica, sociale, di genere, di razzismo, omofobia e molti altri c’è sempre una parte lesa che deve mettersi in prima fila per raccontare ciò che sente.

Ultima domanda, ma non meno importante: se la lettura fosse un superpotere, quale sarebbe?

L’accessibilità. Penso a tutte le persone che vivono in zone del mondo in cui non è possibile usufruire del privilegio di un’istruzione di base: la lettura diviene un mezzo potente per arrivare alla conoscenza.

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