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A cene

Truffano una donna di 82 anni: condannati a un anno e mezzo di reclusione

Due napoletani si erano fatti consegnare da un'anziana 2.300 euro e alcuni monili. Per loro disposto il divieto di dimora in Bergamo e provincia

Cene. Sono stati condannati a un anno e mezzo di reclusione, senza pena sospesa, e al pagamento di una multa da 500 euro. L’accusa nei confronti di due napoletani è di aver truffato una donna di 82 anni residente a Cene.

Il metodo utilizzato è purtroppo un classico: l’anziana ha ricevuto una telefonata da una donna nella quale veniva informata che il marito e la figlia avevano provocato un incidente ed erano stati arrestati. Per aiutarli bisognava consegnare 6mila euro a due carabinieri che l’avrebbero raggiunta a casa sua in mattinata.

Ed infatti, poco dopo, si sono presentati due giovani in borghese che si sono qualificati come carabinieri. La donna ha consegnato loro una sacchetto con all’interno 2.300 euro in contanti e alcuni monili in oro, tra cui la sua fede. I due hanno preso il sacchetto e si sono dileguati.

Poco dopo l’anziana ha visto rincasare i familiari ed ha raccontato loro quanto accaduto. La figlia ha subito chiamato i carabinieri e da Clusone sono arrivati i militari del Radiomobile, che hanno avvistato la Citroen C3 segnalata ed hanno fermato le due persone a bordo. L’abitacolo è stato perquisito: nel baule c’erano profumi e calzini. Niente traccia di denaro o di monili. Al dito di F.Q., 22 anni, una fede d’oro che uno dei militari si è fatto consegnare. Nella parte interna dell’anello c’era inciso il nome dell’82enne e la data del matrimonio, celebrato nel 1971. Il carabiniere ha quindi chiesto al giovane come si chiamasse sua moglie, ricevendo come risposta una serie di “Non ricordo”.

A quel punto i due ragazzi sono stati portati in caserma e solo lì il 22enne ha consegnato il sacchetto che teneva nascosto nelle parti intime con all’interno soldi e gioielli, riconsegnati poi alla legittima proprietaria.

Durante l’udienza F.Q. e il suo complice, C.B., 36 anni, disoccupato, percettore del reddito di cittadinanza (subito sospeso in seguito all’arresto), residente a Napoli anche se ha dichiarato di dormire in macchina a Milano, hanno fornito la loro versione dei fatti.

Hanno detto al giudice Patrizia Ingrascì di aver ricevuto una telefonata anonima: “Ci hanno detto di andare a ritirare dei soldi da una zia e così noi abbiamo fatto”. Hanno dichiarato di essere partiti da Napoli di notte per venire a Bergamo a vendere profumi e calzini e di aver poi ricevuto la misteriosa chiamata. “Ma a chi li avreste dovuti consegnare questi soldi una volta ritirati?”, ha domandato il giudice. “Non lo sappiamo”, hanno risposto i due imputati.

Il pubblico ministero ha richiesto la convalida dell’arresto, la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Napoli e una condanna a 1 anno di reclusione. L’avvocato ha invece chiesto il divieto di dimora in Bergamo e provincia. Il giudice ha accolto la richiesta del difensore per quanto riguarda la misura cautelare ma ha condannato i due ad una pena superiore rispetto a quella invocata dall’accusa.

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