• Abbonati
L'accordo

Accordo con la Carrara: l’ovale di Francesco Bassano torna alla biblioteca Angelo Mai

L'opera “La Repubblica di Venezia riceve doni dalla Provincia di Bergamo” fa ritorno nella sua collocazione originaria, nella Sala Tassiana

Grazie alla collaborazione con Accademia Carrara “La Repubblica di Venezia riceve doni dalla Provincia di Bergamo”, l’ovale di Francesco Bassano, torna nella sua collocazione originaria, all’interno della biblioteca Angelo Mai, nella storica Sala Tassiana, sede della vasta raccolta di opere di Torquato Tasso.

Un ovale che racchiude una scena piuttosto affollata: Mercurio, Cerere, Vulcano e Bacco, in un di sotto in su che deve molto alla pittura del Veronese, si allungano a porgere i doni a una donna. È la Repubblica di Venezia che viene omaggiata da Bergamo, in un’ambientazione di “vibrazioni e riflessi in una luce argentea”, nelle parole della storica dell’arte Luisa Attardi.

Come racconta Paolo Plebani – responsabile ufficio conservazioni dipinti, disegni e stampe di Accademia Carrara – la tela era parte di un ciclo di tre dipinti, di cui oggi ne rimangono solamente due: oltre all’opera in questione, oggi è esposto anche Il Podestà Francesco Benedetti che presenta Bergamo a Venezia, situato nella Sala Galmozzi del Palazzo Comunale. Una terza tela è andata distrutta, probabilmente – stando a una testimonianza di primo 1800 – con la caduta di Venezia e l’arrivo di Napoleone, quando molte opere vennero spostate dalla loro collocazione originale, per consentire loro, tra le altre cose, una maggiore tutela.

Il ciclo, di cui a oggi non si conosce la data precisa, risale all’epoca del rettore Francesco Benedetti, come testimonia per la prima volta Carlo Ridolfi nel suo libro “le Meraviglie dell’arte, ovvero le vite degli illustri pittori veneti dello stato” del 1648, in cui scrive che le tre tele erano state commissionate “quando il rettore era un personaggio della casa Benedetti”. La probabile occasione della realizzazione dei dipinti in questione, infatti, sarebbe avvenuta proprio con Francesco Benedetti, quando, al suo arrivo a Bergamo nel 1585, consegna a Venezia una relazione per descrivere la condizione in cui trova la città. Il dipinto è stato trasferito all’accademia di Carrara con l’atto di deposito del 17 agosto 1874, dove è stato custodito fino a oggi.

Francesco Bassano il Giovane (Bassano del Grappa, 1549 – Venezia, 1592) fu uno dei pittori più rappresentativi della Serenissima della seconda metà del Cinquecento. Si tratta di una presenza importante, soprattutto se si pensa che a Bergamo l’autore produrrà una serie di opere in collocazioni prestigiose (tra le quali la Pala d’Altare a Santa Maria Maggiore, oltre ad alcune tele di poco successive, poi, in alcune chiese della provincia, e un dipinto a San Salvatore, recentemente a lui riattribuito). Al suo arrivo nella città lombarda  Bassano aveva da poco concluso i lavori nel Palazzo Ducale di Venezia, nel 1578, in seguito all’incendio che l’anno precedente distrusse la sala del Maggiore Consiglio, dove il Doge Contarini optò per un vero e proprio ripristino ornamentale.

“Con grande piacere oggi vediamo tornare un dipinto nella sua collocazione originaria. È un valore aggiuntivo dell’identità culturale del nostro paese” esordisce Elisabetta Manca, responsabile della Biblioteca civica Angelo Mai, che prosegue poi contestualizzando l’opera: “Dal 1648 al 1873 l’attuale sala tassiana fu sede del Consiglio Minore della città, poi della giunta municipale. Il Palazzo Nuovo è nato inizialmente sede della conservazione dell’archivio della città, diventando poi la sede municipale, e tale rimarrà fino al 1873, quando il Palazzo Comunale verrà trasferito nell’odierna Biblioteca Caversazzi. In seguito a tale trasferimento, anche molte opere d’arte subirono una serie di spostamenti; tra queste l’ovale, consegnato all’Accademia di Carrara con l’atto di deposito del 17 agosto 1874, dove è stato custodito fino a oggi. Il dipinto è la rappresentazione di Venezia nella sede pubblica di Bergamo, a consolidare il rapporto tra le due città. Questo stesso palazzo rappresenta anche nelle sue forme, il pieno compimento del governo veneziano sulla città”.

Maria Cristina Rodeschini, direttore dell’Accademia Carrara, continua: “L’Ente pubblico ha certamente un ruolo determinante nella salvaguardia delle opere: si pensi al ciclo del Bramante, oggi conservato nella sala delle Capriate, nel Palazzo della Ragione, dove si trova anche l’“Ultima cena” dell’Allori. Seguendo la filosofia della restituzione delle opere da parte, un tema abbastanza recente, abbiamo pensato all’impatto che poteva conferire la tela qualora fosse collocata nella sala per cui è stata concepita, in cui avrebbe trovato il suo equilibrio naturale. Le restituzioni, quando sono così pertinenti, vanno fatte, per dare maggiore importanza alle opere, oltre che per sottolineare al meglio l’identità culturale della città”.

A intervenire, poi, proprio Paolo Plebani: “la restituzione delle opere è importante per ricostruire una situazione concreta, che consenta una maggiore valorizzazione dei dipinti. Questa è la direzione verso cui si sta tendendo, nonostante il museo continui a svolgere il suo ruolo di tutela e custodia delle opere”.

L’opera torna all’interno della cornice in stucco ad ornamento dell’odierna Sala Tassiana grazie anche al lavoro di Antonio Zaccaria, che curò il restauro del dipinto nel 2010 in occasione della mostra romana: Grandi Veneti. Da Pisanello a Tiziano. Capolavori dell’Accademia di Carrara di Bergamo.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI