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L'intervista

L’Agnelli Tipiesse inizia la rincorsa promozione, Cominetti: “Vorrei salutare il palazzetto con la finale”

Il capitano prima della sfida dei quarti di finale con Porto Viro: "Dopo il cambio di allenatore ci siamo sentiti più responsabilizzati. Ora pensiamo un set alla volta"

Bergamo. Inizia domenica (13 aprile) dal palazzetto dello sport di Porto Viro, in provincia di Rovigo, la rincorsa dell’Agnelli Tipiesse Bergamo verso la tanto agognata promozione nella Superlega, la massima serie di volley maschile. La squadra orobica nella scorsa stagione di A2 si è fermata in semifinale e quest’anno punta ad arrivare fino in fondo, superando anche l’ostacolo Vibo Valentia, autentica dominatrice della regular season con 21 vittorie e 5 sconfitte.

L’Olimpia ha chiuso al sesto posto a 44, piazzamento che è valsa la sfida per l’appunto con Porto Viro. Una sfida tosta, ma come ricorda capitan Roberto Cominetti “abbiamo ritrovato le nostre certezze”. Lo schiacciatore classe 1997 – peraltro fresco laureato magistrale alla Cattolica in scienze e tecniche delle attiva preventive e adattate alla Cattolica – quest’anno è tornato nella squadra della sua città dopo anni di successi tra Cantù, Mondovì, Taranto e Reggio Emilia. Ed ha assunto il ruolo che richiede più responsabilità. Sogna di chiudere la prima stagione a Bergamo “giocando la finale al palazzetto”, ma la strada è lunga “e dobbiamo pensare set dopo set”.

Il suo ritorno a casa le ha portato in dote anche la fascia di capitano.

“È stato bello tornare qui a Bergamo, personalmente ho sentito tante emozioni a vestire questa maglia. Ho vissuto questo palazzetto fin da piccolo. Ci sono stati momenti in cui la fascia è pesata, per le situazioni che abbiamo affrontato, ma è stato anche di grande crescita personale. C’è stato tutto di guadagnato”.

Com’è stato gestire questo ruolo di fronte a compagni più esperti?

“All’inizio un po’ di timore nell’affrontare certe situazioni c’era. Mi ritengo bravo a parlare in spogliatoio, in tanti momenti ho dovuto portare la mia visione ai compagni. Grazie alla loro disponibilità stato più facile e questo penso si sia visto in questo periodo dopo tante riunioni parlando delle difficoltà. Ho cercato di dare consigli che servissero a tutti, compreso me steso: seguendo questa linea abbiamo trovato le nostre certezze”.

Roberto Cominetti Agnelli Tipiesse

Che stagione è stata?

“È stata un’annata un po’ strana, composta da due cicli e mezzo: uno iniziale molto positivo, uno un po’ così e poi quello attuale dove ci siamo ripresi, tornando a marciare nella direzione giusta”.

Cosa è cambiato dopo la dipartita di coach Graziosi e la promozione di Morato a capo allenatore?

“La società ha preso questa decisone, da parte nostra abbiamo sentito maggior responsabilità, tutto è stato nelle nostre mani. Non avevamo più giustificazioni. È cambiato a livello psicologico il nostro stare in campo, siamo cresciuti in fretta. Questo switch ha scosso molto l’ambiente e ci ha permesso di riprendere nella giusta direzione”.

Siete partiti con un gruppo nuovo. I tempi per trovare le dinamiche interne sono stati lunghi?

“Abbiamo avuto vari infortuni nei giocatori titolari, quindi l’amalgama è stata molto tardiva. Poi una serie di situazioni ci hanno portato a non ottenere quello che si desiderava. Ora è il momento di dare risposte”

Che cosa è mancato nel momento di massima difficoltà nei mesi invernali?

“Abbiamo avuto un momento di difficoltà fisiche, non eravamo prestanti, in più i risultati negativi hanno aggravato questa nostra condizione, che da fisica è diventata psicologica. Noi lavoravamo sempre di più, la generosità c’è sempre stata e abbiamo sempre dato tutto. In quel momento abbiamo perso un po’ di autostima, le nostre certezze. In questo sport acquisire sicurezza è difficile e faticoso, mentre perderle è un attimo. A noi è successo questo. Ora invece posso dire che guardando negli occhi i miei compagni e vedendoli giocare ognuno di noi ha recuperato quello che aveva perso: è un segnale di ottimo auspicio per fare dei grandi playoff”.

C’è stato anche una netta differenza di rendimento tra casa (10-3) e trasferta (4-9).

“Anche qui la vedo come una cosa psicologica, perché il 30% è tecnica, ma il 70% è testa. Se non si sta bene a livello mentale, quel 30% di tecnica in certi momenti si esprime forse al 10%, invece se si sta bene si raggiunge il 100%. Credo sia tutto qui. Nel momento più difficile, dopo l’esonero dell’allenatore, abbiamo affrontato due trasferte sui due cambi forse più caldi dell’A2 e siamo usciti con 6 punti. Questo dimostra quanto sia un fattore più di testa che di fisico”.

Roberto Cominetti Agnelli Tipiesse

Ora come arrivate ai playoff?

“Arriviamo con le nostre certezze ritrovate, con quella responsabilità nel fare bene perché non abbiamo ancora dimostrato i nostri valori. Abbiamo fatto solo un piccolo passo nel ritrovare i binari giusti, ora dobbiamo continuare su questa marcia e dimostrare che le scelte fatte dalla società su di noi non erano sbagliate”.

Al primo turno contro Porto Viro: vittoria 3-0 in casa, sconfitta 3-0 in trasferta.

“Giochiamo su un campo molto caldo, come abbiamo già avuto modo di vedere in regular season, ma anche sul nostro campo avremo un grande sostegno. Loro sona squadra esperta, matura, che ha uno dei migliori registi dell’A2 come Fefè Garnica, che sa gestire bene i compagni e a livello umano sa tenere tutti in temperatura giusta”.

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Garnica ha 42 anni e ha giocato con lei l’anno scorso a Reggio Emilia. Come è stato ritrovarlo?

“È una persona splendida, ho appreso tanto da lui, l’anno scorso mi ha aiutato tanto dal punto di vista tecnico. Anche come capitano l’ho sempre ammirato, ho cercato di prendere ispirazione dalla sua visione, dal suo modo di fare nel mio carattere e nel mio trasmettere anima ed emozioni alla squadra. È stato un punto di riferimento per me. Ritrovarlo dall’altra parte del campo sarà bello, ma sono sicuro che lui da buon italo-argentino le proverà tutte per batterci”.

L’anno scorso è stato Mvp dei playoff, oltre che della Coppa Italia, vincendo entrambi i titoli. Insomma, conosce le situazioni di ‘dentro o fuori’ e sa gestirle. Cosa serve per arrivare fino in fondo?

“I playoff trasmettono un’adrenalina che in regular season non trovi. Non bisogna farsi prendere dall’emozione perché se ci si carica troppo si rischia di perdere la lucidità e la bussola. Bisogna saper gestire la carica e l’agonismo, senza mai eccedere, per questo serve essere focalizzati al massimo sulla partita e non sull’ambiente, soprattutto fuori casa”.

Avete già fissato un obiettivo?

“Pensiamo una partita alla volta e un set alla volta. Non è mancanza di carattere, ma se si pensa troppo al futuro si rischia di perdere il focus. E lo abbiamo dimostrato in campionato, perché ogni volta che ci ponevamo un obiettivo a medio termine finivamo per perdere. Quindi testa sempre alla prossima. Questo è il mezzo per arrivare il più lontano possibile”.

Anche alla luce della posizione in tabellone (6°), vi sentite una potenziale outsider?

“Tutta la pressione è su Vibo perché ha dominato la regular season e ha vinto la Coppa Italia, ci hanno distrutto all’ultima di campionato. È quasi loro contro le altre sette: essere dall’altra parte del tabellone rispetto a loro è una fortuna. Di certo abbiamo dimostrato di avere la qualità di battere chiunque”.

Saranno anche gli ultimi playoff in questo Palazzetto.

“Sicuramente è un dispiacere sapere che questo pezzo di storia non ci sarà più, qui si sono scritte pagine uniche. Cercheremo di goderci al meglio tutte le emozioni e vedremo quale sarà l’ultima partita: il mio sogno ovviamente è chiudere ovviamente giocando qui una finale”.

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