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L'intervista

La guida turistica autorizzata: “Dispiace per la ex professoressa, ma la multa è giusta”

Chiara Gambirasio è abilitata da 27 anni: "C'è tanto abusivismo e siamo contente che i controlli si siano intensificati"

Bergamo. “Facciamo un esempio, così ci capiamo meglio. Una persona può essere bravissima a guidare, anche più di me. Ma se non ha la patente per legge non si può mettere al volante”.

Chiara Gambirasio è una guida turistica abilitata di Bergamo, è una freelance che svolge questa professione da 27 anni. E sintetizza così quanto accaduto lo scorso 4 aprile in Città Alta, quando una ex professoressa d’arte lecchese è stata multata per esercizio abusivo della professione perché colta dai vigili mentre spiegava al suo gruppo di amici dell’Università per tutte le età le bellezze del duomo.

Qual è il percorso per diventare una guida turistica?

“La professione è riconosciuta dallo Stato Italiano e richiede un’abilitazione. Per ottenerla bisogna partecipare ad un concorso pubblico ed è necessaria un’approfondita conoscenza della storia e della geografia italiana, della storia dell’arte, del proprio territorio di appartenenza, del diritto attinente all’attività turistica, della gestione di un gruppo e di due lingue straniere. Quando ho fatto io il concorso non potevano essere contemporaneamente inglese e francese perché erano lingue molto diffuse”.

È difficile superare l’esame?

“Beh sì, è molto difficile. Anche solo il livello della conoscenza delle lingue dev’essere ottimo, non certo scolastico. Quando salgo su un bus con 30 turisti tedeschi o svizzeri io devo sapere interagire, devo capire le battute che fanno e devo saper rispondere a qualsiasi esigenza. Molte persone, anche ben preparate, spesso non riescono a passare l’esame e sono costrette a rifarlo più volte. Chi lo supera diventa un professionista abilitato”.

Quante guide abilitate ci sono a Bergamo?

“Ci sono tre associazioni che raggruppano un centinaio di guide. C’è poi un quarto gruppo, quello delle freelance come me. Non siamo iscritte a nessuna associazione, abbiamo la nostra partita iva, ci gestiamo il nostro sito, le iniziative e i clienti. Il mio si chiama Bergamo In Tour. Io parlo tedesco e francese e se una persona visita il mio sito trova tutte le spiegazioni in queste due lingue, scritte in modo fluente, a dimostrazione della mia professionalità”.

C’è molta richiesta a Bergamo rispetto al servizio di visite guidate?

“Sì, soprattutto nel periodo che va da Pasqua a fine settembre, con l’eccezione di luglio e agosto, quando il lavoro cala un po’. Con Bergamo Brescia Capitale della Cultura certamente la richiesta è aumentata”.

E c’è tanto abusivismo nel vostro settore in città?

“Purtroppo sì. Ci sono ad esempio tante persone dell’Est Europa, alcune delle quali preparatissime, che svolgono questo lavoro in modo abusivo e noi, come categoria, siamo molto contente che i controlli della Polizia locale siano stati intensificati. Anni fa questi signori si appostavano nella zona di piazza Mercato del Fieno e intercettavano i turisti proponendo loro dei tour guidati, facendo profitti senza essere abilitati e danneggiando quindi anche il nostro lavoro”.

Ma quindi qualsiasi persona che fornisca una spiegazione o delle informazioni sui monumenti rischia una sanzione?

“Il distinguo lo fa la retribuzione. Anch’io a volte porto i figli delle mie amiche in Città Alta e non mi metto nemmeno il cartellino, dato che non mi faccio pagare. Se ad esempio un’insegnante accompagna la sua classe in gita e spiega agli studenti la storia del duomo non incappa nell’esercizio abusivo della professione perché sta svolgendo un’attività didattica in orario scolastico”.

Cosa pensa rispetto al caso dell’ex professoressa di arte di Casatenovo multata dalla Polizia Locale?

“Umanamente mi dispiace per la signora, ma credo che i vigili abbiano fatto bene ad elevare la sanzione, anche se 2mila euro mi sembrano eccessivi. La legge regionale in vigore in Lombardia stabilisce che i membri di un’associazione debbano sottostare alla normativa e affidarsi alle guide abilitate. Tra l’altro so per certo che le Università della Terza Età solitamente si appoggiano alle guide turistiche quando organizzano le gite. E le pagano”.

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