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Il reportage

Ardesio, tra gli sfollati a una settimana dal disastro: “Tanta fatica per un mutuo, ora la casa distrutta” video

Ma tra i residenti c'è anche si definisce 'fortunato': "Ho temuto per la vita di mia figlia, ma è qui sana e salva. Per questo, nonostante tutto, riesco ancora a sorridere". Giovedì inizia la conta dei danni

Ardesio. Una residente indica col dito l’immagine sullo schermo del cellulare: “Questa è la casa di un villeggiante milanese vista dall’interno. Guardi un po’ dove arriva la terra… Tocca quasi il soffitto della stanza”.

In via Alpini il caos ha lasciato spazio al silenzio, ma la devastazione è rimasta. Qui, dove si contano i maggiori danni dell’allagamento di mercoledì scorso (5 aprile), le ringhiere delle case sono ricurve, i muri a secco ritinteggiati dal fango, i garage invasi da massi e poltiglia. Nella desolazione, l’unico rumore è quello delle ruspe che operano sul versante. Poco altro.

 

 

Disastro di Ardesio, una settimana dopo

 

Disastro di Ardesio, una settimana dopo

 

Una grossa quantità di materiale è stata portata in un’area messa a disposizione dalla Provincia, a fianco del paravalanghe all’ingresso del paese. Accatastati una sopra l’altro ci sono un divano-letto, una porta, una finestra con infisso e vetro rotto. E ancora sedie, cassette di legno, tubi, reti metalliche, attrezzi da lavoro, scarponi, giochi per bambini e chissà cos’altro raccolto nei sacchi neri sparsi qua e là.

 

Disastro di Ardesio, una settimana dopo

 

Appena possono, le persone sfollate tornano a dare un’occhiata ai lavori e alle abitazioni. Anche perché, la notte dopo la frana, qualche sciacallo ha cercato di instrufolarsi, sperando di trovare l’area incustodita. Miriam Filisetti, 34 anni, arriva a ridosso delle sbarre che bloccano il passaggio con l’auto del padre. “Me l’ha dovuta prestare, la mia è bloccata in garage”. I vigili del fuoco la fanno passare e prima di ripartire scambia quattro parole con un residente di via Piemonte, la strada sottostante. Secondo il Gps, il cellulare che ha smarrito il giorno del disastro è finito nella sua proprietà. “Mia figlia ha guardato ovunque – risponde lui allargando le braccia -. Non si trova…”.

In via Alpini qualcuno si era trasferito da poco, ma ha dovuto fare presto i bagagli. Edoardo Vitale, 45 anni, aveva trovato un appartamento in affitto tre mesi fa, vicino al ristorante ‘Florida’, dall’altra parte del fiume, dove lavora come aiuto cuoco. In quattro giorni, grazie al passaparola tra gli abitanti, ha rimediato una nuova sistemazione in centro al paese.

Roberta Bergamini, 37 anni, si era invece trasferita nel 2019, insieme al compagno Matteo Ranalli. “Abbiamo aperto un mutuo su una casa distrutta, siamo molto preoccupati”. Quella mattina, verso le 6.40, racconta di aver sentito un boato fortissimo. “Sembrava stesse per esplodere casa. Ci siamo messi in salvo passando dalla porta finestra, perché da quella principale non era possibile”. Ostruita com’era da sassi, piante, fango. “Siamo scesi nei garage allagati, poi nel giardino del vicino e sulla Provinciale, dove ci ha recuperati mia madre”. Un aspetto la consola. “Non ci siamo mai sentiti abbandonati. Molti volontari ci hanno dato una mano. Chi dovrà risarcire i danni, spero mostri la stessa disponibilità”.

 

Disastro di Ardesio, una settimana dopo

 

A causare l’ingente fuoriuscita d’acqua è stata la rottura di un canale di adduzione alla centrale idroelettrica di Ludrigno. Circa 15mila metri cubi, secondo l’Enel. Il sindaco di Ardesio, Yvan Caccia, definisce il confronto con la multinazionale dell’energia “costante”. “La società si è detta disponibile ad anticipare le spese ai residenti sfollati per qualsiasi necessità, mentre a partire da giovedì i funzionari del Gal Valle Seriana inizieranno a raccogliere la documentazione necessaria a quantificare i danni”. L’amministrazione ha comunicato il numero di telefono da contattare (342-7090646 dal lunedì al giovedì dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 17) e l’indirizzo mail per l’invio della documentazione fotografica (emergenza.ardesio@comune.ardesio.bg.it).

“Bene che si inizino a quantificare i danni. Ma le cose si sistemano, le persone no”, riflette Marina Lazzarini, 56 anni, titolare di un’impresa edile che abita con il marito e due figli di 11 e 14 anni in via Piemonte, dove i residenti sono già tornati nelle case. “Quella mattina mia figlia era corsa in cortile a prendere la sua capretta. Ho temuto il peggio, ma sono riuscita a recuperarla e portarla in soffitta insieme a suo fratello. Per questo, nonostante tutto, riesco ancora a sorridere”. Per la cronaca, anche ‘Spring’ sta bene: la capretta, nata tre giorni prima del disastro, scorrazza libera sotto gli occhi della padroncina nel retro del giardino. La parte antistante, invece, non c’è più. Se l’è portata via la frana. E il versante, ora, è tutto da monitorare.

 

capra ardesio sfollati
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