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La consegna

“Ritratto di un podestà” torna alla Carrara: completato il restauro sostenuto dall’ospedale Papa Giovanni fotogallery

Il dipinto figura nuovamente tra i sette attribuiti a Giovan Battista Moroni, dopo un intervento di pulitura durato circa cinque mesi

Bergamo. “Ritratto di un podestà” di Giovan Battista Moroni è tornato all’Accademia Carrara, museo che accoglie il più importante corpus di opere dell’autore, dopo un restauro durato circa cinque mesi e sostenuto dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII.

Il dipinto figura ora, nuovamente, tra i sette attribuiti al pittore rinascimentale bergamasco. La sua presenza in Accademia deriva da un felice dialogo tra le due istituzioni, il museo e gli ex Ospedali Riuniti, iniziato tra il 1873 e il 1879 e in seguito al quale diverse opere sono visibili alla Carrara.

Il ritratto in questione, donato all’ospedale da Antonio Bettami nel 1879, raffigura un podestà – come suggerisce la veste rossa, analoga a quelle indossate in ritratti cinquecenteschi da persone che ricoprivano tale carica – di cui non si conoscono il nome e la provenienza. Molto probabilmente, si tratta di un podestà del capoluogo lombardo o di altre città bergamasche per le quali Venezia era solita nominare un governatore, come Clusone o Treviglio.

L’opera è datata 1560-1565, periodo corrispondente alla massima maturità dell’artista che si trova, in quegli anni, all’apice della sua carriera.

“Da tempo – dichiara Paolo Plebani, conservatore e responsabile dell’Accademia Carrara –, il dipinto necessitava di un restauro per ripristinare l’originale bellezza dell’opera. Non essendo essa di proprietà dell’Accademia, si è agito con ancor più cautela rispetto al solito e ora, dopo un intervento pulito e molto accurato, il ritratto ha recuperato la lucentezza, la tavolozza e le cromie che erano offuscate da uno strato di polvere e sporco, dovuto al naturale processo di invecchiamento della vernice, che l’aveva reso meno nitido e la qualità della pittura poco leggibile”.

Carlotta Beccaria, milanese, autrice del restauro, ha rispettato fedelmente i tratti e la delicatezza del pittore, che richiede un’attenzione particolare e una mano leggera e che sa quando fermarsi per non perdere quei particolari che raccontano la bellezza delle sue opere: le mani, ad esempio, con una traccia disegnativa sempre semplice e, al contrario, molto dipinte.

“Questo restauro – sottolinea Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII – è per noi un’occasione per donare alla nostra città un’opera da noi ricevuta, ringraziando Bergamo e i bergamaschi per il profondo affetto che hanno sempre dimostrato per l’ospedale. È un dono per la loro generosità”.

Prendersi cura del patrimonio, conservarlo e valorizzarlo: queste le missioni dell’Accademia Carrara, evidenziate da Gianpietro Bonaldi, general manager del museo, il quale ribadisce l’importanza dell’attenzione dedicata all’opera e il valore di averlo fatto nell’anno di Bergamo e Brescia Capitali Italiane della Cultura. “Siamo felici – prosegue Bonaldi – di vedere che le persone hanno ricominciato a frequentare luoghi di cultura ed è bello che Bergamo si stia facendo conoscere e riconoscere nel mondo anche per il proprio patrimonio artistico”.

Parole che trovano conferma anche nelle dichiarazioni e nell’orgoglio di Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia, che evidenzia e ribadisce la forza del legame tra il museo e l’ospedale cittadino.

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