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La curiosità

Il Papa Giovanni XXIII è tra gli ospedali italiani dove nascono più bambini

Con 4mila parti in un anno l'Ospedale di Bergamo è il quinto punto nascita più performante in Italia

Il Papa Giovanni XXIII di Bergamo con 4mila parti in un anno è tra gli ospedali italiani dove nascono più bambini.

A conquistare le prime cinque posizioni sono: l’Ospedale Sant’Anna – A.O.U Città della Salute e della Scienza di Torino; la fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano; il Policlinico Casilino di Roma – Eurosanità; il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma e proprio l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo -ASST Papa Giovanni XXIII.

La lista è stata stilata da Doveecomemicuro.it che spiega come in base ai dati Istat, in Italia nel 2021 si è scesi per la prima volta sotto la soglia psicologica dei 400 mila nuovi nati. Quanto ai ricoveri per parto, se ne sono registrati appena 398.506 (fonte: PNE 2022). Ormai da tempo si assiste al loro progressivo calo, un trend su cui l’avvento della pandemia da Covid-19 non ha praticamente influito, sottolineano gli autori del report. Il crollo di questi eventi, secondo gli analisti, va addebitato piuttosto a una denatalità persistente da oltre 30 anni e alla conseguente contrazione del numero di donne in età fertile a cui si sommano scarse politiche a sostegno della famiglia.

A calare, di conseguenza, sono anche i punti nascita, che da 475 nel 2019 sono passati a 442 nel 2021. “L’alto numero di parti eseguiti in un anno si traduce in maggiori garanzie di sicurezza per mamme e bambini. Un alto volume di attività è, quindi, tra i fattori di cui tenere conto al momento di scegliere l’ospedale in cui dare alla luce il proprio bambino” spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico di Doveecomemicuro.it.

Solo il 32,1% dei punti nascita supera i 1.000 parti annui, soglia minima fissata dalle autorità ministeriali con l’Accordo Stato Regioni del 2010 ripreso nel DM 70/2015. A rispettarla, nel 2021, sono 142 punti nascita: queste strutture nazionali coprono, da sole, il 63,3% dei parti totali. Nel 2021, 137 maternità (31% del totale) non superano i 500 parti annui (soglia minima per il mantenimento dei punti nascita): questi centri coprono appena il 6,9% della casistica nazionale. Nel 2020 i punti nascita che non superavano il tetto erano 141, per un valore corrispondente di casistica pari al 6,8%.

Il DM 70/2015 fissa una soglia massima di tagli cesarei primari pari al 25% per i punti nascita sopra i 1.000 parti annui e al 15% per quelli sotto i 1.000 parti annui. A rispettare lo standard nel 2021 sono il 69,7% dei centri sopra i 1.000 parti annui e il 14,1% di quelli sotto (escludendo i centri che non superano i 500 parti annui interessati da un elevato ricorso del taglio cesareo): questi dati sono in lieve miglioramento rispetto al 2020, quando le percentuali si attestavano rispettivamente al 62,8% e al 10,1%.

“Benché la proporzione di parti con taglio cesareo primario sia fortemente diminuita rispetto ai primi anni Duemila, quando era intorno al 40%, le percentuali osservate nell’ultimo periodo – commentano gli autori del PNE 2022 – rimangono però ancora al di sopra della soglia indicata dall’Oms del 10-15%, che garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre e il bambino” commentano gli autori del PNE 2022.

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