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La testimonianza

Disastro di Ardesio, don Antonio: “Il boato, poi siamo corsi al santuario per il rosario: temevamo di morire” video

Il parroco del paese della Val Seriana: "La gente scappava sul terrazzo o saliva sui solai per fuggire dalla valanga di acqua e detriti che ha invaso il paese"

Ardesio. “Mancavano cinque minuti alle sette di mattina quando abbiamo sentito questo boato, un rumore fortissimo. È stata una vera e propria esplosione a cui è seguita un’ora di paura e di terrore”. Comincia così il racconto di don Antonio Locatelli, parroco di Ardesio, che ha vissuto sulla sua pelle, insieme alla comunità, la paura vera.

“Guardavo dalla frazione di San Pietro e non riuscivo a credere ai miei occhi: quello che era un semplice rigagnolo di acqua sporca si è trasformato nella furia della piena. Subito sono corso al santuario e, insieme ai parrocchiani che erano lì, abbiamo recitato il rosario perchè temevamo per la nostra vita”.

Nessuno poteva immaginare che Ardesio, comune della Val Seriana, si potesse svegliare sotto una valanga d’acqua, capace di mettere in pericolo la vita dei cittadini e di fare certi disastri: case inagibili, strade allagate, macchine rovinate, garage e appartamenti danneggiati irreparabilmente e una statale, quella che collega a Cerete, ancora chiusa. Una trentina gli edifici che sono stati sfollati, con i residenti che hanno trovato riparo dai parenti e in oratorio.

“Abbiamo subito messo a disposizione il nostro oratorio per chiunque ne avesse bisogno – continua don Antonio -, anche se la maggior parte delle persone hanno trovato accoglienza a casa dei parenti più prossimi. Noi ci siamo immediatamente offerti di garantire la colazione, un pasto caldo e ci stiamo anche attrezzando per la notte che verrà, cercando degli appartamenti. La situazione è drammatica e confusa, non si sa ancora come andrà a finire: i geologi e i tecnici, oltre ai vigili del fuoco, che hanno provveduto a chiudere la condotta di adduzione dell’Enel della Centrale di Ludrigno che si è rotta, stanno ancora lavorando, verificando le cause e monitorando la situazione”.

Di certo c’è che il terrore si legge ancora negli occhi degli abitanti e risuona chiaro nelle parole del parroco: “Alle 6 di mattina abbiamo cominciato a vedere un piccolo fiumiciattolo di acqua sporca scendere dalla montagna, e abbiamo dato colpa al maltempo o allo scarico di una fogna. Mai avremmo immaginato che, solo cinquanta minuti dopo, il paese venisse sommerso da una vera e propria bomba d’acqua. Abbiamo sentito un rumore fortissimo, come quello di una cascata. L’acqua e la sua pressione hanno fatto crollare anche il cemento del terreno sottostante. Da lì in avanti, si vedeva solo un grandissimo fiume marrone fatto di fango e di detriti.

La gente scappava come poteva, soprattutto quelli che abitano negli appartamenti vicino alla montagna: le persone sono salite sui solai, uscite sui terrazzi, perché l’acqua gli era arrivata in casa, o uscite fuori perché il fiume aveva raggiunto il primo piano, i garage e le taverne. I bambini non sono riusciti ad andare a scuola. Un disastro. In dieci minuti, dalla montagna, è sceso di tutto”.

L’acqua è arrivata fino al fiume Serio, che si è allagato. E ora, mentre i cittadini, tra sbigottimento e disperazione, cominciano a darsi da fare per pulire e per liberare, per quel che si può, le strade e le case dalla rovina, c’è chi si interroga sul perché: “Io non sono un tecnico e non ho competenza nel settore – conclude don Antonio -, ma è anni che sento parlare di manutenzioni che vengono rimandate. Le segnalazioni ci sono state, molte. Ma nessuno è intervenuto. Si sapeva che il canale perdeva, ma gli interventi sono sempre stati spostati”.

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