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Lo spettacolo

“Cosa nostra spiegata ai bambini” conquista il Donizetti: Ottavia Piccolo rende giustizia a Elda Pucci

La storia della prima sindaca di Palermo all’interno della rassegna di prosa della Fondazione Teatro Donizetti

“Questa è la storia di una donna, di una città e di un anno in cui tutto andò come non doveva andare”. Elda Pucci, Palermo, 1983: ecco la protagonista, il luogo e il tempo di “Cosa nostra spiegata ai bambini”, spettacolo in scena al Teatro Donizetti di Bergamo da martedì 28 marzo a domenica 2 aprile – con replica straordinaria sabato 1° aprile alle 17.00 – all’interno della rassegna di prosa della Fondazione Teatro Donizetti.

Dietro uno schermo trasparente, sul quale vengono proiettati gli elementi d’arte visiva di Raffaella Rivi, stanno seduti i sei musicisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo: Massimiliano Dragoni, Luca Roccia Baldini, Massimo Ferri, Gianni Micheli, Enrico Fink, Mariel Tahiraj. Sono loro a decretare l’inizio dello spettacolo. Il folklore, il ritmo, le melodie scandiscono ogni momento di quei 359 giorni (nemmeno un anno, come sottolinea più e più volte Stefano Massini, autore del testo teatrale) in cui Elda Pucci fu la prima donna sindaco di Palermo e prima donna a governare una grande città. Peccato che il suo mandato “non arrivo a un anno, non ce la fecero arrivare”.

In prima linea una grande, grandissima attrice: Ottavia Piccolo, che debuttò a solo undici anni e nel ruolo Helen, la ragazzina cieca e sordomuta. Nel 1963 il suo esordio al cinema con “Il gattopardo”, celebre film di Luchino Visconti, e poi le esperienze sotto la guida di Giorgio Strehler e Luca Ronconi.

Ritorna a Bergamo cinque anni dopo aver portato in scena al teatro Creberg ospite della medesima rassegna diretta da Maria Grazia Panigada.

Questa volta, come allora, la musica dal vivo è sua forte alleata, si cimenta in un monologo, veste i panni di una donna forte  – un’attività che le riesce particolarmente bene  -.

Elda Pucci, pediatra di professione, non rispondeva quando in corsia veniva chiamata “signorina” o “dottore”. Fino a quando, doveva per forza intervenire: “Vede Lei sta commettendo un errore di grammatica e di sostanza: non sono signorina perché ho una laurea in medicina, non sono dottore, perché si dia il caso che sia femmina”. Elda sarà per tutti “signora Dottoressa”. Lo sarà per gli uomini in giacca e cravatta che applaudivano alla sua elezione e che poi gioiranno quando verrà sfiduciata; lo sarà per i bambini – Gegè, Ruggero, Pucci, Nuzzo, Tanino, Ancilina, Sasà, Melina – dei quartieri Zen e Albergheria, che lei non ha mai smesso di andare a curare.

1983 – 2023. Quarant’anni dopo l’esperienza da prima cittadina di Elda Pucci, l’Italia vede a capo del governo una donna (la prima ad essere stata eletta per questa carica) che vuole essere chiamata “il presidente”. Ma quanto era avanti Elda Pucci? E quanto è amaro constatare che il nostro Paese ha fatto pochi passi avanti su tante questioni, da quelle di genere a quelle mafiose?

La scena si svolge per l’intero spettacolo nell’ufficio di Elda, in Comune. Un’atmosfera cupa e rarefatta, una scrivania scusa e cinque sedie che vengono spostate sul palco. E mentre lei combatte da quell’ufficio un sistema di omertà, favoritismi e maschilismo, fuori l’eroina uccide ogni giorno, fa fare i miliardi con cui si “comprano anche i pensieri” e case, cemento, terrazze e panni stesi continuano ad aumentare.

Alla fine, resta un vuoto enorme, come quello lasciato dai 2 miliardi (che si scrive con nove zeri e tre punti) di debito nel bilancio del comune di Palermo, che la signora Dottoressa non volle mai approvare; come il fosso lasciato dall’esplosione della Fiat 126 verde, imbottita con 75 kg di esplosivo parcheggiata davanti alla casa del magistrato Rocco Chinnici la mattina del 29 luglio 1983.

Forse se a Elda Pucci fosse stato concesso di parlare a tutti apertamente di cosa nostra, come la si spiegherebbe a dei bambini, le cose sarebbero andate diversamente?

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