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Discorsi al caminetto

Lorenzo Giusti: “La GAMeC del futuro sarà un’Agorà di cultura partecipata” video

Il direttore della galleria d'arte moderna di Bergamo si racconta tra esperienze, progetti e futuro

Bergamo. Se l’arte è poliedrica, lui lo è altrettanto. Del resto, è un tratto che appartiene a tutti i grandi. Così, un po’ sofisticato, del resto la materia lo impone e pure l’etichetta, quella buona s’intende, ma anche stupendamente normale. E a chi non lo conosce personalmente, ma solo per cognome e ruolo, Lorenzo Giusti, direttore della GAMeC, riserva davvero tante sorprese.

Ha un curriculum che parla, ma questo lo sanno tutti. Non sarebbe nemmeno stato scelto per la nostra città. Basta leggere di lui per capire quante cose ha fatto e quanto ha girato il mondo nei suoi quarantacinque anni di vita per rendersi conto del perché certi appellativi o aggettivi sembrino davvero piuttosto banali.

E la cosa che ti colpisce di più, quando ti parla di cosa fa e di come lo fa, è che le anime che lo attraversano sono davvero tante: c’è quella che si esprime in virtù del suo incarico, delicato ma entusiasmante, c’è quella dell’alchimista chiamato a inventare, c’è quella del ricercatore, quella dell’equilibrista che deve tenere e garantire la misura delle cose. Il tutto in un misto di sobrietà e di stupore.

Il valore aggiunto e l’unicità sono garantiti proprio dal saper fare. Ergo, dalla capacità di proporre un ventaglio d’offerta ricco e variegato, moderno e in linea con l’evoluzione artistica, ma al contempo essere direttore d’orchestra di un mondo che, certo, non si esaurisce solo nella mera esposizione. Tutt’altro.

Eh. Bisogna essere talentuosi. Bisogna essere sempre sul pezzo. Bisogna avere la mente aperta. Mica robette così.

GAMeC è ormai un’istituzione in città, e non solo. E se il nome della galleria d’arte moderna che presto troverà nuova e degna casa, grazie ad un progetto esecutivo acuto e lungimirante, ha un eco nazionale e internazionale, votata sempre di più ad un respiro europeo e non solo, lui, Giusti, è chiamato ad allargare continuamente gli orizzonti, per garantire un’offerta appetibile e vincente.

Come dire, lui, che racconta orgogliosamente di aver scelto Bergamo nel 2018, è il frontman che viaggia per il mondo, studia e legge, cammina perché come si deve nutrire il corpo lo si deve fare anche con la mente e perché la natura gli regala esperienze incredibili che fa sue nel lavoro.

Natura, montagna, nello specifico, che sarà oggetto e soggetto anche di parte del prossimo palinsesto GAMeC.

Ma è anche lo stesso uomo che vive il quartiere che l’ha adottato. Una visione, ecco, quella che lo rende speciale, che gli consente di concentrarsi sia sul dettaglio che sull’insieme. Senza mai perdere di vista l’obiettivo.

Non è facile. Non lo è perché devi saperlo fare. Non è facile perché devi essere capace di guardare in più direzioni contemporaneamente. Essere attrattivo ma vivere nel mondo reale. Avere dunque il senso della misura senza perdere il genio dell’eccesso o lo stupore di chi guarda in maniera incantata. Tutto, appunto, con la giusta dose. E lui la ricetta, da chef stellato, sembra proprio averla trovata.

Lo dicono i fatti, non noi. Lo raccontano i numeri. Lo dice il palinsesto. Lo dicono anche gli investimenti fatti dall’amministrazione che ha scelto di puntare su GAMeC esattamente nella stessa misura con cui l’ha fatto lui. Lo dicono i tanti partners che hanno deciso, convintamente, di sostenete GAMeC e di consentirle, in questo modo, di raddoppiare le entrate.

Con l’obiettivo, nobile e ambizioso, di trasformare la sua galleria in un’Agorà, una piazza della cultura a tutto tondo, dove la gente possa avvicinarsi, guardare, scoprire, amare e, perché no, socializzare. Esattamente con la stessa naturalezza con la quale ci si ritrova, per piacere, a bere un caffè con gli amici.

Perché del resto, la cultura, e quindi anche l’arte, ha questa mission, quella di avvicinare, unire, condividere, allargare gli orizzonti, aiutare a capire e spalancare gli occhi verso il “diverso”. In ogni modo, con ogni sua forma. E lui, non solo porta con sé un’esperienza che la dice lunga rispetto alla sua giovane età, ma parla, si muove e fa delle cose animato proprio da questo intento. E a chi si aspetta un direttorone ingessato, impolverito e anche un po’ vecchiotto, sia per forma mentis che per stile, si arrenda. E’ esattamente il contrario.

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