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La commemorazione

Covid, il Requiem al Donizetti in ricordo delle vittime

Il teatro Donizetti è gremito. Solo alcune poltrone vuote sembrano quasi evocare coloro che non ci sono più, ovvero le vittime del Covid a cui la serata è dedicata

Bergamo. Le prime file sono quelle delle grandi occasioni: le autorità civili, religiose e militari in alta uniforme, alcune fasce tricolori a rappresentare i Comuni coinvolti. Il Teatro Donizetti, nella sera di sabato 18 marzo, non è pieno zeppo, ci sono diversi posti vuoti in platea, ma è comunque gremito e le poltrone vuote sembrano quasi evocare coloro che non ci sono più, ovvero le vittime del Covid a cui la serata è dedicata.

Sul palcoscenico, ad aprire la serata, i discorsi dei rappresentanti della MIA, della Fondazione Teatro Donizetti e l’Assessore Giacomo Angeloni che ricorda: “Tre anni fa a quest’ora mi trovavo nella chiesa del Cimitero di Bergamo davanti a decine e decine di bare e tra circa un’ora e mezza sarebbero partiti i primi camion con i nostri morti alla volta dell’Emilia Romagna… ai tanti parenti e amici delle vittime vorrei dire che quelle bare e quei morti non erano soli; con loro c’erano i sanitari, i militari, i carabinieri, i cappellani che hanno benedetto tutti i feretri uno ad uno, i dipendenti del Cimitero, i dipendenti del Comune”.

Tutti sottolineano l’importanza della memoria, di non dimenticare, di essere testimoni.

Poi le luci in sala si spengono e le parole lasciano spazio alla musica. Entrano in scena i musicisti del Conservatorio Donizetti e il coro della Cappella Musicale della Basilica di Santa Maria Maggiore e dell’Associazione Cori Lombardia diretti dal Maestro Filippo Maria Bressan. I rintocchi di una campana scandiscono l’inizio del Requiem. Soltanto un’ora prima, alle 20 le campane dei 448 comuni delle province di Bergamo e di Brescia hanno suonato tutte insieme, nel più ampio concerto mai eseguito: un rintocco per ogni caro venuto a mancare, in ricordo di chi non c’è più.

Il Requiem composto durante il lockdown dal Maestro della Cappella Musicale della Basilica di Santa Maria Maggiore Cristian Gentilini, si sviluppa in forma di Oratorio ed è composto da dodici sezioni: a metà concerto l’omelia è sostituita da un adattamento de Le Jugement dou Roy de Navarre di Guillaume De Machaut. “Ho scoperto questo testo durante l’isolamento – spiega il Maestro – e l’ho trovato estremamente attuale, nonostante sia stato scritto nel 1349. Così ho chiesto al poeta bergamasco Corrado Benigni di tradurlo dal francese antico in italiano per questa occasione”.

Tutto solo e malinconico nella mia stanza – recita l’attore Michele Marinini sul palco di un Donizetti in religioso silenzio – pensavo: quante superficiali e inutili chiacchiere governano il mondo, mentre un’avidità iniqua ovunque ora regna sovrana offuscando giustizia e verità.

Nella seconda parte del Requiem emerge sempre più forte, dopo la solitudine e la disperazione iniziale, la potenza del coro, della collettività che vince sul singolo e sulla malattia e trova la forza di ripartire, di ricominciare. Alla fine gli applausi sono scroscianti ed il Maestro Bressan invita sulla ribalta l’autore Gentilini, a cui anche il coro tributa un’ovazione, e le diverse componenti di questa monumentale commemorazione.

Dopo circa un’ora di concerto il pubblico lascia il teatro in modo composto e dignitoso, come i bergamaschi sanno essere, e si riversa sul Sentierone mescolandosi ai passanti ed ai clienti dei locali del Centro, cuore pulsante di una città che non dimentica, ma che ha saputo ripartire.

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