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L'emergenza

Bergamo, carenza medici di base: alla Malpensata se ne vanno in due

Il quartiere, che ospita 4700 abitanti, resta con soli due professionisti perché gli altri si trasferiscono in Borgo Santa Caterina

Bergamo. La Malpensata perde due medici di base. Il quartiere di Bergamo, che conta 4.700 residenti, resta orfano di due professionisti su quattro che hanno scelto di trasferirsi in Borgo Santa Caterina. Si tratta di Livio Marcello Trotti e Flavio Barbieri. Alle difficoltà di Campagnola, che ospita 2.700 abitanti, quartiere peraltro senza medico di base ormai da anni, si sommano ora quelle di Malpensata che riduce la propria offerta in termini di medicina sul territorio. In totale, infatti, un bacino complessivo di 8.000 persone, in gran parte anziane e con un tasso elevato di nuclei famigliari numerosi, di altre nazionalità, rimane con due professionisti e zero pediatri.

Senza dimenticare che, chi desiderasse continuare il rapporto di fiducia con il proprio medico, sarà praticamente obbligato ad attraversare la città per poter essere visitato. E a tutto questo si aggiunge il fatto che uno dei due rimasti, ora, non potrà più condividere ambulatori e anche spese con l’altro.

“Sul piano delle regole è una operazione legittima – racconta Oriana Ruzzini, consigliera comunale in quota ad Ambiente Partecipazione Futuro, che vive e lavora alla Malpensata -, che tuttavia lascia perplessi per le modalità con cui è stata condotta. Buona parte degli assistiti non ha ricevuto comunicazione alcuna riguardo il trasferimento in atto: in alcuni casi una mail, inviata qualche giorno prima, andava ad annunciare il trasferimento. In altri casi, quando l’assistito ha avuto bisogno del medico ha scoperto la novità.
La scelta del non dire nulla “perché altrimenti si arrabbiano”, come ha detto uno dei due medici, denota la consapevolezza della gravità del lasciare sguarniti territori fragili ma anche la distanza dalla vera dimensione della cura, di cui la società oggi ha invece estremo bisogno. Paghiamo sulla nostra pelle l’esito di leggi regionali scadenti, regolamenti miopi come quelli delle nostre Ats, per cui paradossalmente i medici della città potrebbero concentrarsi tutti in un quartiere lasciando sprovvisti interi territori. Nemmeno l’essere stati epicentro mondiale di una pandemia ha insegnato alle nostre classi dirigenti regionali che serve una pianta organica che tuteli i quartieri.
Il servizio del medico di base deve essere capillare e raggiungere le persone vicino alle loro case, soprattutto per quanto riguarda le persone anziane e i malati cronici, che hanno bisogno di un confronto costante con il medico di medicina generale, prescrizioni periodiche, rassicurazioni.
Lo studio medico, anche quando associato, deve essere un presidio di comunità inserito nel territorio di residenza dei pazienti, non un’entità dislocata dall’altra parte della città e inaccessibile. Se a regole scadenti si somma la poca coscienza di medici che nemmeno si prendono la briga di avvertire le persone, di prepararle al cambiamento, di informarle sulle eventuali alternative, il risultato è ciò che osserviamo in questi giorni: persone spaesate che cercano un posto libero negli studi dei medici rimasti nel quartiere, che non si capacitano di come un medico possa trasferirsi senza nemmeno avere il buonsenso (o l’obbligo, perché no) di un preavviso.
Alla Malpensata il rischio è che se ne vada anche un terzo medico, visto che lo studio che era in condivisione ora è totalmente a suo carico. Per questo mi rivolgo a medici e pediatri che vogliano davvero prendersi cura con amore e dedizione di una comunità accogliente come quella della Malpensata, ma anche alle autorità sanitarie, perché si realizzi che lasciare scoperti interi quartieri popolari, privare delle cure necessarie le persone anziane, non fa che alimentare il disagio sociale oltre che la richiesta sanitaria”.
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