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Top e flop

L’Atalanta al Maradona non ribalta il pronostico e gioca solo in difesa

Il match aveva un coefficiente di difficoltà elevatissimo, ma i nerazzurri hanno fatto e soprattutto orchestrato ben poco

Napoli. Che fosse una gara a dir poco proibitiva era abbastanza previsto, e in effetti l’Atalanta non è riuscita a ribaltare il pronostico cedendo al Maradona e confermando contemporaneamente due aspetti: il Napoli merita ampiamente la vittoria dello Scudetto e la Dea merita senza dubbi i punti e la posizione in cui si trova.

Per affrontare la capolista mister Gasperini decide di affidarsi ad un attacco pesante con doppia punta (Højlund-Zapata) sostenuta dal trequartista Pasalic. A condurre la partita e il gioco è ovviamente la squadra di Spalletti con la Dea praticamente schierata con tutti gli effettivi dietro la linea della palla per difendere il fortino.

I nerazzurri nella prima frazione di gara risultano abbastanza attenti a livello difensivo e non concedono occasioni a raffica. Per i partenopei, dopo due conclusioni di Politano e Kvaratskhelia sulle quali Musso si sporca i guantoni e petto, costruiscono la prima vera palla-gol al minuto 41 quando un disimpegno affrettato di Maehle offre a Politano una grossa opportunità, che però viene respinta dal portiere argentino. Proprio in questa azione Djimsiti accusa il colpo ed è costretto ad abbandonare il terreno di gioco.

La faccia della partita cambia nella ripresa quando non solo l’Atalanta non riesce a proporsi nella metà campo avversaria, ma si trova di fronte un Napoli che aumenta i giri del motore, inizia a fare sul serio e dà il via a un vero e proprio assalto condito da pressing corale e giocate ben eseguite.

Osimhen va vicino al gol con una rovesciata bellissima che avrebbe reso omaggio alle mitiche collezioni Panini, ma è al 60^ che la squadra ospite capitola definitivamente: Osimhen recupera palla dopo un rimpallo a centrocampo, serve Kvaratskhelia il quale dribbla mezza Atalanta e spara sotto la traversa facendo esplodere l’impianto di Fuorigrotta.

Per gli orobici se prima era un match difficile, dopo il capolavoro del georgiano diventa una missione impossibile. Gli ingressi di Zappacosta e Muriel provano a dare una minima scossa: il colombiano impegna per la prima volta Gollini che si rifugia in angolo sugli sviluppi del quale Zapata di testa anticipa tutti, ma la sua frustata di testa è purtroppo per lui centrale.

Da situazione di un corner letteralmente regalato da Scalvini arriva allora il raddoppio per gli azzurri: Rrahmani svetta e con la capoccia insacca alla destra di Musso. Nel finale Ruggeri impegna ancora Gollini ma non buca la rete, facendo continuare l’astinenza dal gol per la Dea a secco per la terza gara consecutiva.

L’Atalanta da ormai un anno è questa: è di fatto una rassegnazione ma non si può fare e pensare altrimenti quando ci sono una serie di fattori e risultati che ti mettono davanti a questa evidente realtà di alti e bassi. Ora serve quantomeno difendere questo sesto posto, che potrebbe anche diventare settimo in base a quanto succederà alla Juventus, la quale però dovrà poi spaventarsi per la manovra stipendi.

Per mantenere questa posizione serve evitare il girone di ritorno dello scorso anno. Una magra consolazione è la seguente: con le stesse sette squadre già incontrate al ritorno, la squadra di Gasperini all’andata aveva fatto 8 punti, ora ne ha fatti 7, solo uno in meno. È un piccolo contentino in un momento delicato e poco prolifico, ma ora non c’è tanto da chiacchierare e c’è urgenza di battere l’Empoli, altrimenti si dovrà iniziare a parlare di crisi.

Top e Flop

Il match aveva un coefficiente di difficoltà elevatissimo, ma l’Atalanta ha fatto e soprattutto orchestrato ben poco per impensierire anche solo gli ormai prossimi campioni d’Italia. Purtroppo pare che il canovaccio sia abbastanza scritto. Questa squadra è carente in termini di qualità e ciò comporta i seguenti risultati e prestazioni.

Contro le grandi, aldilà di qualche sana eccezione, si tiene poco palla e si corre molto, finendo per difendersi e facendo molta fatica a imbastire ripartenze efficaci e pulite in quanto la pressione avversaria comporta frenesia. Contro le piccole, la mancanza di qualità si riflette in poca imprevedibilità e nel dover affrontare formazioni molto spesso schierate a protezione dell’area di rigore con la conseguenza di una fatica estrema a trovare giocate tra linee fitte.

Passando all’analisi delle prestazioni singoli la prova più confortante arriva da Zapata che, al rientro dall’ennesimo infortunio, fornisce buonissimi segnali in termini di forma e apporto alla squadra. Sarebbe fondamentale ritrovare un degno Zapata per questo finale di stagione: non ci si attende faville, gol a raffica ma quantomeno questo spirito e questa condizione. Meno in vista invece Højlund, la cui intesa con il colombiano è ancora tutta da affinare.

Poco pervenuto anche Pasalic, il quale viene cercato poco ma quel poco che potrebbe fare lo butta via perdendo spesso palla. Meglio il croato nell’aiuto al raddoppio di marcatura su Kvaratskhelia. Le due fasce Maehle e Ruggeri non avevano compiti facili, con da un lato il georgiano impazzito e i suoi dribbling, dall’altro Politano.

A livello difensivo tutto sommato non sono risultati inguardabili, manca totalmente l’apporto di spinta e soprattutto la capacità di immettere cross di un certo calibro. Risalendo la china della squadra De Roon strappa ampiamente la sufficienza con la sua tenacia e a fine gara tra i nerazzurri è primo per passaggi riusciti, palloni giocatori e recuperi effettuati. Il compagno Ederson deve correre molto, fa cose discrete in fase arretrata, chiaramente manca un apporto efficace nelle transizioni in avanti.

Chiudendo l’analisi non può mancare il giudizio alla difesa: Djimsiti si era ben comportato nel duello con il capocannoniere del campionato Osimhen, il suo sostituto Demiral lo ha sofferto maggiormente, mentre Scalvini non è apparso nella condizione migliore e questo ha comportato un calo drastico nella sua lucidità tattica ma anche tecnica. L’intervento maldestro che regala il corner del 2-0 è il chiaro emblema di una serata no. Musso compie qualche buona parata nel primo tempo, sul secondo gol avrebbe potuto mettere più forza sia nello slancio che nella respinta con la mano.

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