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8 marzo

Mirella, Francesca, Gabriella: le storie di tre donne arrivate ai vertici della Polizia di Bergamo

Nel giorno della Festa della Donna i racconti di chi con determinazione ha superato anche gli uomini in ruoli fino a pochi anni fa più maschili: "La sensibilità è uno dei nostri punti di forza, come quando andiamo dai genitori di chi ha perso un figlio"

Bergamo. La loro determinazione le ha spinte a superare anche gli uomini in ruoli che fino a pochi anni fa vedevano il sesso femminile in inferiorità. Nel giorno a loro dedicato, l’otto marzo, ecco tre storie di donne che hanno raggiunto i vertici della Polizia bergamasca. Questura, Stradale e Locale sono nelle mani di Francesca Ferraro, di Mirella Pontiggia e di Gabriella Messina. Sogni, segreti e rimpianti nei racconti della loro vita, professionale e non:

Francesca Ferraro, Capo di Gabinetto della Questura di Bergamo

Francesca Ferraro nasce a Bergamo il 30 novembre di 56 anni fa. Fin da piccola, a differenza delle sue coetanee che giocano con le bambole, è “attratta dalla divisa, dall’ordine e dalla disciplina”. Anche grazie al papà, brigadiere della questura cittadina, scomparso quando lei aveva solo nove anni: “Da lì ho iniziato a sognare la carriera da poliziotta, anche se ai tempi non era nemmeno possibile”, racconta. La riforma che permette alle donne di far carriera in Polizia è datata infatti 1981.

Così, prima ancora di raggiungere il diploma al liceo classico Sarpi di Città Alta, vince il concorso per vice commissario e terminati gli studi parte per Roma dove frequenta l’istituto superiore di Polizia. Quattro anni intensi, durante i quali apprende le nozioni teoriche e pratiche del mestiere: “Era il quarto corso misto uomini e donne, quindi uno dei primi. Eravamo in 90, di cui 30 ragazze. Svolgevamo le stesse esperienze, senza alcuna discriminazione”.

Uno scenario diverso rispetto a quello che la giovane agente Ferraro incontra quando entra in servizio, nel 1992, a Bergamo: “All’inizio noi donne eravamo guardate con sospetto dai nostri superiori, anche perchè eravamo le prime e non erano ancora abituati. Poi col tempo la situazione si è normalizzata. Ho diretto molti uomini e abbiamo sempre fatto un ottimo lavoro di quadra. Ecco, gli unici problemi li ho riscontrati quando mi sono trovata a contatto con culture diverse dalla nostra, abituate a trattare con diffidenza la figura femminile”.

Ferraro, Messina Pontiggia

Nella sua trentennale avventura in via Noli, tocca quasi tutti i reparti, dall’Immigrazione all’Anticrimine, passando per le Volanti e la Digos, fino alla nomina a Capo di Gabinetto: “Difficoltà nel lavoro ci sono sempre state, ma come in tutti posti e non certo perchè sono donna. Personalmente non sono mai stata una femminista e nemmeno una sostenitrice delle quote rosa, perchè penso che certi ruoli debbano essere assegnati per merito e non per imposizione”.

“Credo che uomini e donne abbiano peculiarità diverse – aggiunge – . Per esempio noi siamo più portate in situazioni delicate in cui ci si rapporta con i parenti delle vittime. Mi è capitato diverse volte. Una su tutte, con la famiglia della povera Yara. Ma preferisco non raccontare dettagli”.

Alla domanda su possibili situazioni compromettenti risponde con un sorridente “no comment”, mentre non nasconde qualche rimpianto per le molte ore dedicate al lavoro, a scapito della vita personale: “L’ho fatto con passione e magari mi sono autolimitata, ma credo di essere fortunata nel poter svolgere una professione così coinvolgente”.

 

Mirella Pontiggia, dirigente della Polizia stradale di Bergamo

Anche Mirella Pontiggia è nata a Bergamo. Ha da poco, l’otto febbraio, festeggiato i 50 anni. Pure lei, fin da bambina, ha coltivato il sogno della divisa “per la profonda volontà di essere al servizio prossimo e per perseguire comportamenti illeciti”. L’esempio è suo fratello, di 9 anni più grande, che entra nell’Arma dei Carabinieri. Lei preferisce l’altra “squadra” e appena terminato l’istituto tecnico commerciale Belotti di Colognola vince il concorso e frequenta il corso di Roma.

Dopo i 5 anni, la sua prima sede è Milano, dove rimane un quadriennio per poi fare ritorno “a casa” nel 2001. In via Noli passa dall’Immigrazione alle Volanti, dalle Scorte al Gabinetto. Nel 2009 la nomina a dirigente della Stradale della provincia di Bergamo “che comprende tre reparti e la gestione dell’autostrada da Brescia verso Milano”. Fin dall’inizio ha in testa una missione, quella di “promuovere, soprattutto tra i giovani, la cultura della sicurezza al volante, attraverso iniziative nei vari paesi”.

Ferraro, Messina Pontiggia

Un ruolo “che regala parecchie soddisfazioni” ma anche impegnativo e che spesso ha portato Pontiggia a trascurare la famiglia: “Non sempre è stato facile conciliare gli impegni lavorativi con quelli personali, soprattutto dei miei figli. Ma per fortuna loro hanno sempre compreso l’importanza di quello che faccio. Un esempio: nel 2017 ho dovuto rinunciare alla cresima di mio figlio perchè impegnata per un mese a comandare la polizia stradale del Giro d’Italia di ciclismo. Un onore che tra l’altro avrò anche quest’anno, oltre alla Milano-Sanremo”.

In un settore a stampo prettamente maschile (a Bergamo gli uomini sono circa il 90 %) “in 14 anni non ho mai riscontrato criticità nel coordinare 120 agenti” e quando le si chiede se ha mai ricevuto avances, spiega che “nella normalità della vita ci possono essere, ma c’è sempre stato il massimo rispetto”.

La sua sensibilità femminile è stata preziosa in situazioni delicate: “Come quando bisogna comunicare ai genitori che un figlio non ce l’ha fatta dopo un incidente. Quello è un momento critico perchè si tratta del dolore più grande. Ricordo un’occasione in particolare, di una giovane ragazza (di cui per riservatezza non riportiamo le generalità) deceduta la notte di Natale di qualche anno fa. Sono andata a casa dei suoi all’alba e avevano l’albero pronto con i regali per lei. Abbiamo pranzato insieme e sono stata da loro tutto il giorno”.

 

Gabriella Messina, comandante della Polizia locale di Bergamo

È nativa della città pure Gabriella Messina, che il prossimo 28 agosto spegnerà 55 candeline. Dopo il diploma all’istituto tecnico commerciale Maironi da Ponte, inizia il suo rapporto con la legge nel 1988 come segretaria in uno studio di avvocati. Un posto che però le va stretto, tanto che tre anni più tardi partecipa e supera un concorso per entrare in polizia locale a Bergamo.

Esordisce con l’incarico di viabilista, poi nel 2000 sfata il primo tabù rosa del corpo cittadino: “Io e la mia collega Eugenia Bolis abbiamo formato la prima pattuglia composta esclusivamente da donne. Fino ad allora erano solo maschili, o al massimo miste”.

Ma quella giovane vigilessa arrivata con un pizzico di timidezza ora è cresciuta e punta in alto: “Nel 2003 ho preso parte e superato anche il concorso da ufficiale, ma per ambire a ruoli di comando serviva la laurea. Così mentre lavoravo e crescevo due figli, anche grazie al mio splendido marito, mi sono laureata in giurisprudenza”.

Ferraro, Messina Pontiggia

Nel 2012 l’ingresso nello staff di comando e quattro anni dopo la nomina a comandante: “Sono stata la prima donna chiamata a dirigere i 160 agenti della polizia locale del Comune di Bergamo. Non è stato semplice arrivare qui, anche perchè il mondo che ci circonda è maschilista”.

“Perché diciamoci la verità, una persona si aspetta che al comando ci sia un uomo e rimane sorpresa nel vedere invece una donna. Poi l’esperienza e i risultati dimostrano che anche noi possiamo ricoprire certi ruoli, a volte anche in modo migliore. Per esempio siamo in grado di gestire meglio situazioni in cui ci vuole un certo tatto”.

In un ambiente formato soprattutto da uomini (attualmente sono circa il 60%), non sono mancati approcci nei suoi confronti: “Certo, è successo, e devo dire che sono sempre lusinghieri, purché fatti con rispetto ed educazione, come è sempre stato”.

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